Nel suo ultimo romanzo Fabio Mundadori sembra aver dato ragione a chi sostiene che niente è mai come sembra; pubblicato da Ego Edizioni, Occhi viola è una storia dove tanti fili si intrecciano, si disfano e in cui la verità è ben nascosta dietro un complicato gioco di specchi per le allodole.
Il ritrovamento di un corpo carbonizzato, in una chiesa sconsacrata dove si tengono riti satanici, è l'episodio da cui parte la storia e a cui ogni personaggio del romanzo è legato: Ranieri, un ragazzino che vuole sfidare la noia e le sue paure, Vielyth, una sedicente demone satanista parte della misteriosa Decatriade, il commissario Sammarchi e il tenente Musolesi incaricati delle indagini. Se i ruoli di buono e i cattivo sembrano essere ben definiti, con lo svolgersi dei fatti i confini si sfumano, le relazioni profonde vengono a galla e la verità del passato emerge con chiarezza fino all'epilogo, drammatico, che toccherà da vicino anche le convinzioni dello stesso Sammarchi.
In un continuo rapporto temporale con eventi del passato il romanzo di Mundadori è costruito in maniera frammentaria, i capitoli sono descrizioni asciutte dei fatti e dei ricordi riportati attraverso i pensieri di chi vi è coinvolto. Se da un lato questo aiuta a mantenere alto il ritmo della narrazione e la tensione emotiva del lettore, dall'altro la stessa narrazione sembra risentirne perché davvero troppo ridotta all'osso. Personalmente se avessi avuto tra le mani un libro più lungo di cento pagine probabilmente mi sarei divertita di più invece di leggere una storia in cui la soluzione, per quanto ben costruita, arriva davvero troppo in fretta. In un romanzo come questo, in cui alcuni capitoli hanno meno di due pagine, il piacere della speculazione sulla trama e sui personaggi si perde perché per forza di cose i dettagli sono centellinati e tutti in funzione dello svolgimento. Lo stesso Sammarchi, che sembra essere uno simpatico, un po' sconclusionato e con una moglie forse dal carattere pressante, non ha modo di emergere e, se non per un paio di frasi all'inizio e alla fine, risulta essere soltanto il mezzo narrativo per arrivare alla conclusione. Struttura a parte la storia è buona e non ha particolari punti deboli o cali narrativi, del resto se così fosse stato la scelta di uno sviluppo così conciso e ritmato sarebbe stato fatale per la buona riuscita del racconto, per questo motivo Occhi viola è un buon romanzo; ma proprio per questo avrei voluto potermici soffermare ancora un po'.
Recensione a cura di Raffaella Colombi
Cosa c’entra un’antica chiesa sconsacrata con una casa di cura di prossima demolizione? Ed insieme cosa anno a che fare con un dipinto e l’antica famiglia di possidenti terrieri che lo conserva? E perché una setta che si fa chiamare “I Legati di Satana” dovrebbe temere un ragazzino tanto da volerlo uccidere? Queste le domande alle quali è chiamato a dare risposta il commissario Sammarchi. Catapultato dalla grande città in un
piccolo paese di campagna, per risolvere un apparentemente semplice caso di omicidio, il poliziotto si troverà invece a districare una matassa di eventi che si snoda lungo l’arco di molti anni. Affiancato dal tenente Musolesi, ufficiale a capo della locale caserma dei carabinieri, Sammarchi dovrà rimettere a posto i tasselli di una vicenda nella quale niente è davvero come sembra e dove ogni pista porta a Viola, la misteriosa ragazza del dipinto, morta cinque anni prima in circostanze mai chiarite e che sembra tornata dall’oltretomba proprio per vendicare la propria scomparsa. Il tutto sotto l’onnipresente sguardo dei Palmieri: la ricca famiglia che, guidata dal vecchio Emiliano, da decenni esercita il proprio potere su tutto il territorio circostante.
Tra colpi di scena provenienti dal passato e inaspettate alleanze offerte dal presente, Sammarchi giungerà a una doppia soluzione, la quale ribadirà ancora una volta che nella vita ognuno è sempre un po’ colpevole e nessuno è mai completamente innocente.
Il ritrovamento di un corpo carbonizzato, in una chiesa sconsacrata dove si tengono riti satanici, è l'episodio da cui parte la storia e a cui ogni personaggio del romanzo è legato: Ranieri, un ragazzino che vuole sfidare la noia e le sue paure, Vielyth, una sedicente demone satanista parte della misteriosa Decatriade, il commissario Sammarchi e il tenente Musolesi incaricati delle indagini. Se i ruoli di buono e i cattivo sembrano essere ben definiti, con lo svolgersi dei fatti i confini si sfumano, le relazioni profonde vengono a galla e la verità del passato emerge con chiarezza fino all'epilogo, drammatico, che toccherà da vicino anche le convinzioni dello stesso Sammarchi.
In un continuo rapporto temporale con eventi del passato il romanzo di Mundadori è costruito in maniera frammentaria, i capitoli sono descrizioni asciutte dei fatti e dei ricordi riportati attraverso i pensieri di chi vi è coinvolto. Se da un lato questo aiuta a mantenere alto il ritmo della narrazione e la tensione emotiva del lettore, dall'altro la stessa narrazione sembra risentirne perché davvero troppo ridotta all'osso. Personalmente se avessi avuto tra le mani un libro più lungo di cento pagine probabilmente mi sarei divertita di più invece di leggere una storia in cui la soluzione, per quanto ben costruita, arriva davvero troppo in fretta. In un romanzo come questo, in cui alcuni capitoli hanno meno di due pagine, il piacere della speculazione sulla trama e sui personaggi si perde perché per forza di cose i dettagli sono centellinati e tutti in funzione dello svolgimento. Lo stesso Sammarchi, che sembra essere uno simpatico, un po' sconclusionato e con una moglie forse dal carattere pressante, non ha modo di emergere e, se non per un paio di frasi all'inizio e alla fine, risulta essere soltanto il mezzo narrativo per arrivare alla conclusione. Struttura a parte la storia è buona e non ha particolari punti deboli o cali narrativi, del resto se così fosse stato la scelta di uno sviluppo così conciso e ritmato sarebbe stato fatale per la buona riuscita del racconto, per questo motivo Occhi viola è un buon romanzo; ma proprio per questo avrei voluto potermici soffermare ancora un po'.
Recensione a cura di Raffaella Colombi
Cosa c’entra un’antica chiesa sconsacrata con una casa di cura di prossima demolizione? Ed insieme cosa anno a che fare con un dipinto e l’antica famiglia di possidenti terrieri che lo conserva? E perché una setta che si fa chiamare “I Legati di Satana” dovrebbe temere un ragazzino tanto da volerlo uccidere? Queste le domande alle quali è chiamato a dare risposta il commissario Sammarchi. Catapultato dalla grande città in un
piccolo paese di campagna, per risolvere un apparentemente semplice caso di omicidio, il poliziotto si troverà invece a districare una matassa di eventi che si snoda lungo l’arco di molti anni. Affiancato dal tenente Musolesi, ufficiale a capo della locale caserma dei carabinieri, Sammarchi dovrà rimettere a posto i tasselli di una vicenda nella quale niente è davvero come sembra e dove ogni pista porta a Viola, la misteriosa ragazza del dipinto, morta cinque anni prima in circostanze mai chiarite e che sembra tornata dall’oltretomba proprio per vendicare la propria scomparsa. Il tutto sotto l’onnipresente sguardo dei Palmieri: la ricca famiglia che, guidata dal vecchio Emiliano, da decenni esercita il proprio potere su tutto il territorio circostante.
Tra colpi di scena provenienti dal passato e inaspettate alleanze offerte dal presente, Sammarchi giungerà a una doppia soluzione, la quale ribadirà ancora una volta che nella vita ognuno è sempre un po’ colpevole e nessuno è mai completamente innocente.
Colpito dal morbo di Asimov in tenera età, scrive di fantascienza, horror e giallo dando prova più volte di amare la contaminazione tra generi.
Il suo primo racconto "Eroi" viene premiato nel 2006 a Fondi (premio Ieri Oggi Domani) e nello stesso anno inizia la collaborazione con "I narratori di Puerto Eden".
Nel 2008 vince la seconda edizione del premio "Giallolatino" con il racconto "Notti di Luna Iena".
Dal 2009 fa parte del gruppo letterario pontino "I duri della Palude" con il quale ha pubblicato nel 2011 il racconto breve “La Tigre: il ritorno” uscito nell’istant-book celebrativo dedicato a Salgari “I Duri di Mompracem”.
Nel 2010 pubblica "Il faro" nell’antologia "Virtù e Peccato" (Arpanet) mentre il racconto “Bassa marea”, arrivato finalista al premio letterario “Garfagnana in giallo”, viene pubblicato all’interno di “Antologia Criminale 2010”(Prospettiva Editrice).
Con “Vivi da Uomo” ha partecipato all’iniziativa benefica “365 storie cattive” (Il mio libro) a sostegno di A.I.S.E.A. onlus.
A ottobre 2010 ha esordito in libreria con l’antologia personale "Io sono Dorian Dum" (EGO Edizioni) introdotto dalle prefazioni di Biagio Proietti e Andrea Carlo Cappi.
Nel Novembre 2011 con il racconto “FB” vince la terza edizione di “Garfagnana in giallo”.
Sul web magazine www.duridellapalude.com, cura “Ai confini della realtà” e “Zona Negativa”, rubriche dedicate rispettivamente ai fumetto e fantascienza noir l’una e attualità l’altra.
Il suo sito personale è www.fabiomundadori.it.
Il 28 settembre a Giallolatino 2012 presenterà il suo nuovo romanzo “Occhi viola”, un thriller dai risvolti horror ambientato nella campagna emiliana.
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