"Il principio del male" di Stefano Tura (Piemme Edizioni), contenuto esclusivo per ThrillerPages da parte dell'autore.
Il romanzo è ambientato per metà in Italia e per metà in Inghilterra. Un po’ come la tua vita da oltre dieci anni. La letteratura noir anglosassone ha influenzato il tuo modo di scrivere thriller? Anche tu come scrittore ti senti a metà tra i due mondi in cui vivi?
"Io credo di essere stato influenzato dai crime-writers anglosassoni sin dal primo romanzo. Ma ora ambiento anche le mie storie in Gran Bretagna perché, come hai detto giustamente, ci vivo da oltre dieci anni e conosco più la realtà di questo paese di quella italiana. Per ora, come scrittore, mi sento effettivamente a metà tra i due mondi ma la mia metà britannica sta velocemente prendendo il sopravvento tanto da costringermi a full immersion in Italia per non perdere il contatto con le mie radici. E lo stesso dicasi per la lingua. Prima di scrivere devo sottopormi a numerose letture di romanzi italiani, mettendo da parte quelli in inglese".
TRAMA - A volte, la vita vera è molto peggiore degli incubi. E proprio di vivere in un incubo ha l’impressione Marco: il volto martoriato da lividi e ferite, la bocca frantumata, le ossa degli arti barbaramente spezzate. Ma il dolore più acuto non è certo dovuto alle ferite. Quando intravede, ancora semicosciente, il corpo di Anna, la sua compagna, abbandonato accanto a lui sul letto, lo sguardo vitreo e inespressivo che solo la morte sa creare, capisce che nulla potrà più essere come prima. Marco e Anna si erano trasferiti da poche settimane a Ipswich, nel Suffolk, lasciandosi alle spalle Bologna e un paese che non aveva dato loro granché. L’Inghilterra li aveva accolti con un lavoro decente e soprattutto la speranza di un futuro migliore, speranza di cui ora non rimane neppure un frammento. Un anno dopo di Marco e Anna nella cittadina inglese non c’è più neppure un vago ricordo, anche perché l’omicidio di una giovane prostituta croata ha spostato i riflettori sul vecchio caso di un serial killer apparentemente chiuso dieci anni prima.
Alla polizia locale e ai suoi zelanti e burocratici agenti, Scotland Yard affianca Peter McBride, nei registri della polizia noto anche come BigMac, accusato di vari crimini, condannato a qualche anno di reclusione. Un genio nel risolvere i casi più complessi, anche se con metodi decisamente poco ortodossi. Dopo i primi sopralluoghi, McBride si accorge che è un’altra la pista da seguire e chiede aiuto a una vecchia conoscenza, Alvaro Gerace, poliziotto italiano che mai si è accontentato della soluzione più facile. Insieme, pur rimanendo nei propri paesi, scopriranno che la verità, che a tutti, dai media alla polizia, fa comodo tenere nascosta, è atroce e affonda le sue radici negli istinti più bassi e ancestrali dell’animo umano.
L'AUTORE - Stefano Tura, giornalista e scrittore, nato a Bologna, vive a Londra dove lavora come corrispondente per la Rai. Ha iniziato la carriera come cronista di nera nel quotidiano Il Resto del Carlino. È stato poi inviato di guerra per la Rai in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Sudan.
Come autore di gialli e noir, ha scritto Il killer delle ballerine, Non spegnere la luce, Arriveranno i fiori del sangue, finalista nei premi Fedeli e Scerbanenco, e Tu sei il prossimo, con il quale ha vinto i premi Romiti e Serantini e si è classificato al terzo posto nel concorso letterario Azzeccagarbugli.
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