Recensione a cura di Massimo Minimo
"Peste" d Alfredo Colitto è il nuovo thriller storico edito da Piemme Edizioni e sequel del romanzo "La compagnia della morte"
Cecilia di Nola, giovane appartenente a una famiglia di saltimbanchi, assiste per caso a una conversazione che mai avrebbe dovuto ascoltare. A causa di ciò la sua esistenza è destinata a cambiare per sempre e la porta a incrociare la strada di Sebastiano Filieri. Il pittore, già protagonista de “La compagnia della morte”, prende a cuore le sorti della ragazza, a maggior ragione dopo aver udito il suo racconto: è in atto una congiura per riconsegnare Napoli ai francesi e sottrarla al dominio spagnolo. Sebastiano sembra così ritrovare una ragione per vivere, anche se non potrà mai dimenticare la tragedia familiare compiutasi durante la rivolta capeggiata da Masaniello. Sullo sfondo incombe, minacciosa, l’ombra della peste.
Dopo il successo de La porta del Paradiso Alfredo Colitto dà vita a un altro, appassionante romanzo storico ambientato nel capoluogo campano. A personaggi di fantasia si affiancano quelli realmente esistiti come il medico Giuseppe Bozzuto, il primo a parlare di peste, che non fu creduto e venne persino imprigionato. Fra gli avvenimenti narrati il più drammatico è sicuramente l’esplosione del Chiavicone, un canale usato per gettarvi i cadaveri degli appestati: il 14 agosto 1656 saltò in aria con conseguenze, anche “scenografiche”, facilmente immaginabili. Molto spazio è dedicato alla pittura, in particolare alle tecniche d’affresco in voga all’epoca: l’autore è abile nel descriverne i vari passaggi senza mai annoiare il lettore. Oltre al tema della peste, l'eco manzoniana è rintracciabile nel nome della protagonista, Cecilia, che vediamo crescere rapidamente durante lo svolgimento del romanzo e trasformarsi da apprendista in artista vera e propria.
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