Recensione a cura di Massimo Minimo
Da Case Rosse a Termine, molto è cambiato per il commissario Roberto Serra. In comune c’è il fatto che in un posto come nell’altro venga considerato “diverso”: sull’Appennino emiliano era uno “ed fòra”, nel trevigiano è “lo straniero”. Per ricominciare ha scelto di occuparsi dell’Ufficio immigrazione della questura di Treviso; un compito relativamente tranquillo che gli lascia il tempo di coltivare la passione per la cucina nel piccolo ristorante gestito dal burbero Alvise. La routine del commissario è completata dalle visite sempre più sporadiche di Alice, cui lo lega un rapporto che si muove sul filo di un sottile equilibrio. Tutto viene spazzato via dall’incontro con Francesca, una ragazza tanto determinata quanto disperata, che obbliga Serra ad uscire dal suo torpore ed affrontare un’indagine che gli farà capire sin dove possa arrivare la follia dell’uomo.
“Io sono lo straniero” è un romanzo duro, tosto, di quelli che lasciano il segno. Anche in “Venti corpi nella neve” si avvertiva l’orrore, ma qui il senso di angoscia è decisamente superiore. Questo è uno dei motivi, forse il principale, per cui l’autore è riuscito a spiazzarmi, cambiando totalmente registro narrativo. Diverso è pure lo scenario, rappresentato dall’opulenta Treviso, piena di belle auto ma anche di persone che conducono esistenze invisibili, a causa dell’indifferenza e di un razzismo non troppo latente in certi casi. Non mancano personaggi positivi, come la bella Susana in cerca di riscatto dopo una vita di miserie ed umiliazioni o l’anziana signora che presta servizio alla Caritas. Ma tutta l’attenzione del lettore è catturata dalle vittime e dagli indicibili orrori cui sono sottoposte: sono loro le vere protagoniste del libro, trascinate in uno spirale di pazzia che affonda le radici in un passato non troppo lontano. Eppure, in alcune pagine, affiorano sentimenti quali amore e solidarietà, che permettono di guardare avanti con un pizzico di speranza in più.
Prova del nove ampiamente superata, dunque, da Giuliano Pasini, atteso al varco dopo il successo del primo romanzo. Non gli concediamo, però, tanto tempo per adagiarsi sugli allori, perché ci sono delle questioni rimaste in sospeso: fra queste, l’identità degli assassini dei genitori di Serra, che resta ancora un mistero.
TRAMA: Dopo il terribile inverno di Case Rosse, il commissario Roberto Serra ha lasciato l'Appennino emiliano per Termine, nel profondo Nord Est, sulle colline del Prosecco: quattro case, tre strade, una chiesa, un cimitero, e intorno solo vigneti, a perdita d'occhio.
Da Case Rosse a Termine, molto è cambiato per il commissario Roberto Serra. In comune c’è il fatto che in un posto come nell’altro venga considerato “diverso”: sull’Appennino emiliano era uno “ed fòra”, nel trevigiano è “lo straniero”. Per ricominciare ha scelto di occuparsi dell’Ufficio immigrazione della questura di Treviso; un compito relativamente tranquillo che gli lascia il tempo di coltivare la passione per la cucina nel piccolo ristorante gestito dal burbero Alvise. La routine del commissario è completata dalle visite sempre più sporadiche di Alice, cui lo lega un rapporto che si muove sul filo di un sottile equilibrio. Tutto viene spazzato via dall’incontro con Francesca, una ragazza tanto determinata quanto disperata, che obbliga Serra ad uscire dal suo torpore ed affrontare un’indagine che gli farà capire sin dove possa arrivare la follia dell’uomo.
“Io sono lo straniero” è un romanzo duro, tosto, di quelli che lasciano il segno. Anche in “Venti corpi nella neve” si avvertiva l’orrore, ma qui il senso di angoscia è decisamente superiore. Questo è uno dei motivi, forse il principale, per cui l’autore è riuscito a spiazzarmi, cambiando totalmente registro narrativo. Diverso è pure lo scenario, rappresentato dall’opulenta Treviso, piena di belle auto ma anche di persone che conducono esistenze invisibili, a causa dell’indifferenza e di un razzismo non troppo latente in certi casi. Non mancano personaggi positivi, come la bella Susana in cerca di riscatto dopo una vita di miserie ed umiliazioni o l’anziana signora che presta servizio alla Caritas. Ma tutta l’attenzione del lettore è catturata dalle vittime e dagli indicibili orrori cui sono sottoposte: sono loro le vere protagoniste del libro, trascinate in uno spirale di pazzia che affonda le radici in un passato non troppo lontano. Eppure, in alcune pagine, affiorano sentimenti quali amore e solidarietà, che permettono di guardare avanti con un pizzico di speranza in più.
Prova del nove ampiamente superata, dunque, da Giuliano Pasini, atteso al varco dopo il successo del primo romanzo. Non gli concediamo, però, tanto tempo per adagiarsi sugli allori, perché ci sono delle questioni rimaste in sospeso: fra queste, l’identità degli assassini dei genitori di Serra, che resta ancora un mistero.
TRAMA: Dopo il terribile inverno di Case Rosse, il commissario Roberto Serra ha lasciato l'Appennino emiliano per Termine, nel profondo Nord Est, sulle colline del Prosecco: quattro case, tre strade, una chiesa, un cimitero, e intorno solo vigneti, a perdita d'occhio.
Lì, di sera, Roberto sfoga in incognito la sua passione per la cucina e per i vini nel piccolo ristorante ricavato nel chiostro di un antico monastero. Di giorno, invece, lavora nella questura della scintillante e perbenista Treviso.
Una vita che scorre lenta, tra le sempre più rade visite della sua Alice e le sempre più frequenti chiacchierate con Susana, una bella sudamericana andata come lui a voltare pagina in quell'angolo di mondo.
Sino a quando, un giorno d'inverno, il commissario non incontra Francesca, una ragazza eccentrica e disperata che cerca di convincerlo a occuparsi del caso di una giovane sparita nel nulla. Per quanto Roberto punti i piedi in nome della serenità ritrovata tra i vigneti di Termine - anche grazie ai farmaci che assume per non sprofondare nelle visioni angosciose che lo tormentano - davanti a lui si delinea una scia di scomparse misteriose: tutte donne, tutte giovanissime, tutte straniere. Invisibili per la procura, per la polizia, per la gente.
Roberto non può più scappare. è costretto ad affrontare un'indagine che lo porterà a scrutare le acque nere dei laghi nascosti tra i vigneti, a scoprire che un passato irrisolto può allungare le sue dita fatali fino al nostro presente, a sondare gli abissi più oscuri della mente umana.
Roberto non può più scappare. è costretto ad affrontare un'indagine che lo porterà a scrutare le acque nere dei laghi nascosti tra i vigneti, a scoprire che un passato irrisolto può allungare le sue dita fatali fino al nostro presente, a sondare gli abissi più oscuri della mente umana.
Dormienza, pianto, allegagione, invaiatura... le fasi della vita delle vigne scandiscono la nuova indagine del commissario Serra, i cui occhi hanno la luce speciale di chi si sente, in ogni luogo, straniero - e proprio per questo vicino alla sofferenza delle vittime, alla disumanità dei carnefici. Con scrittura mobile, asciutta, a tratti intensamente poetica, Giuliano Pasini dà vita a un romanzo sull'amore e sull'odio, sul dolore e sulla redenzione. Un thriller -spumante, torbido e profumato- come un calice di Prosecco sur lie.
Giuliano Pasini è nato nel 1974 a Zocca, nel cuore dell'Appennino emiliano.
Sposato con Sara, vive in Veneto ed è un professionista della comunicazione d'impresa. Si interessa di musica ed enogastronomia. Il suo romanzo d'esordio Venti corpi nella neve, uscito nel 2012 per Fanucci-TimeCrime, dopo essere stato un caso sul web ha ottenuto un grande successo di pubblico, si è aggiudicato il Premio Massarosa ed è in corso di traduzione in Germania. Insieme ad altri autori emiliani Pasini ha contribuito, con il racconto intitolato La storia di Primo e di Terzo, all'antologia Alzando da terra il sole (Mondadori) il cui ricavato verrà devoluto alla ricostruzione della biblioteca di Mirandola, uno dei centri più colpiti dal sisma del maggio 2012.
Titolo Io sono lo straniero
Autore Pasini Giuliano
Prezzo di copertina € 15,90
Dati 2013, 392 p., brossura
Editore Mondadori (collana Omnibus)
Disponibile anche in eBook a € 6,99
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Da Case Rosse a Termine, molto è cambiato per il commissario Roberto Serra. In comune c’è il fatto che in un posto come nell’altro venga considerato “diverso”: sull’Appennino emiliano era uno “ed fòra”, nel trevigiano è “lo straniero”. Per ricominciare ha scelto di occuparsi dell’Ufficio immigrazione della questura di Treviso; un compito relativamente tranquillo che gli lascia il tempo di coltivare la passione per la cucina nel piccolo ristorante gestito dal burbero Alvise. La routine del commissario è completata dalle visite sempre più sporadiche di Alice, cui lo lega un rapporto che si muove sul filo di un sottile equilibrio. Tutto viene spazzato via dall’incontro con Francesca, una ragazza tanto determinata quanto disperata, che obbliga Serra ad uscire dal suo torpore ed affrontare un’indagine che gli farà capire sin dove possa arrivare la follia dell’uomo.
“Io sono lo straniero” è un romanzo duro, tosto, di quelli che lasciano il segno. Anche in “Venti corpi nella neve” si avvertiva l’orrore, ma qui il senso di angoscia è decisamente superiore. Questo è uno dei motivi, forse il principale, per cui l’autore è riuscito a spiazzarmi, cambiando totalmente registro narrativo. Diverso è pure lo scenario, rappresentato dall’opulenta Treviso, piena di belle auto ma anche di persone che conducono esistenze invisibili, a causa dell’indifferenza e di un razzismo non troppo latente in certi casi. Non mancano personaggi positivi, come la bella Susana in cerca di riscatto dopo una vita di miserie ed umiliazioni o l’anziana signora che presta servizio alla Caritas. Ma tutta l’attenzione del lettore è catturata dalle vittime e dagli indicibili orrori cui sono sottoposte: sono loro le vere protagoniste del libro, trascinate in uno spirale di pazzia che affonda le radici in un passato non troppo lontano. Eppure, in alcune pagine, affiorano sentimenti quali amore e solidarietà, che permettono di guardare avanti con un pizzico di speranza in più.
Prova del nove ampiamente superata, dunque, da Giuliano Pasini, atteso al varco dopo il successo del primo romanzo. Non gli concediamo, però, tanto tempo per adagiarsi sugli allori, perché ci sono delle questioni rimaste in sospeso: fra queste, l’identità degli assassini dei genitori di Serra, che resta ancora un mistero.
Il commissario Serra ha lasciato Case Rosse e l'Appennino, si è ritirato in un paesino della provincia di Treviso dove cucina in un ristorante e si occupa di Immigrazione. Tiene sotto controllo la Danza. Sopravvive avvolto nel torpore della provincia. L'incontro con Francesca, una ragazza fin troppo sconvolta dalla vita, lo porta a tornare ad investigare. Perché il commissario Serra sa come si investiga e, soprattutto, sa riconoscere quanto un omicida possa essere pericoloso. Ma pagherà caro il suo ritorno alla vita. Il secondo libro di Giuliano Pasini è veramente emozionante: l'ambientazione nella sonnolenta provincia veneta stride con la crudeltà dei crimini commessi. Perché il male si nasconde ovunque, anche dietro le belle facciate dei palazzi del centro città.
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