Voto
"Perché io, vede, ho comunque un immenso vantaggio su di lei: ho ucciso."
La cosa che mi ha colpita di più, di questo "Lettera al mio giudice" è come la storia sia totalmente folle, ma, allo stesso tempo, comprensibile, addirittura condivisibile in certi aspetti eccessivi. Sicuramente, Simenon tratteggia un carattere simile a quello suo reale: psicotico, morboso, preda di un istinto distruttivo difficile da gestire.
Charles Alavoine ha origini contadine molto umili e povere, ma la laurea in medicina e la costante, silenziosa, ma opprimente presenza della madre gli consente di aprire uno studio in una cittadina della provincia francese.
La prima moglie di Charles, sottomessa sia a lui che alla suocera, morirà di parto e Armande subentrerà, seconda e molto differente moglie, nel ménage familiare del dottore. Armande è impositiva, dirige la casa e la vita familiare con piglio incredibile e Charles cercherà in mille avventure extra coniugali uno sfogo alle costrizioni domestiche.
La lettera del titolo è il lungo racconto che Alavoine farà al giudice del processo che lo vede imputato di omicidio. Nello scritto, il medico spiega, lucidamente, l'altrettanto lucida follia che lo ha portato a sopprimere il grande amore della sua vita, Martine. Non si è trattato di un omicidio passionale, nello stretto senso dell'espressione, perché Charles è accecato, non dalla gelosia "normale", ma dal tarlo di una gelosia retroattiva spaventosa. Martine ha avuto una vita discutibile, ha avuto molti uomini, ha sofferto, ha subito e Charles cercherà di cancellare ogni traccia della vita precedente della donna con la quale vuole ricostruirsi una vita. Ma non è il passato di Martine, che riaffiora, è la mente malata e disturbata di Charles che gli impedisce di guardare avanti, di godere del cambiamento radicale avvenuto nella donna, di essere libero da ossessioni. Inizialmente i cambiamenti saranno indolori, ma, piano piano, arriveranno le violenze fisiche, le percosse, subite da Martine come un martirio, quasi volute, invocate. Fino al tragico e liberatorio epilogo.
Fino ad oggi ho letto sempre con grande soddisfazione la produzione di questo autore. Questo libro, perfetto nella struttura e nella descrizione del tormento del protagonista, mi ha disturbata moltissimo. Non so se la bravura di Simenon sia il riuscire a rendere comprensibile quanto accade nella mente di Charles o se sia io ad avere un briciolo di deviazione mentale, che mi fa quasi condividere certi stati d'animo. In ogni caso, un libro che toglie la serenità.
Recensione di Elisabetta Caramitti
Titolo Lettera al mio giudice
Autore Simenon Georges
Prezzo di copertina € 10,00
Su Amazon €8,50
Dati 2003, 206 p., 4 ed.
Traduttore Mazzone D.
Editore Adelphi (collana Gli Adelphi)
Condividi su Facebook
Fonte: Thrillerpages.blogspot.com
"Perché io, vede, ho comunque un immenso vantaggio su di lei: ho ucciso."
La cosa che mi ha colpita di più, di questo "Lettera al mio giudice" è come la storia sia totalmente folle, ma, allo stesso tempo, comprensibile, addirittura condivisibile in certi aspetti eccessivi. Sicuramente, Simenon tratteggia un carattere simile a quello suo reale: psicotico, morboso, preda di un istinto distruttivo difficile da gestire.
Charles Alavoine ha origini contadine molto umili e povere, ma la laurea in medicina e la costante, silenziosa, ma opprimente presenza della madre gli consente di aprire uno studio in una cittadina della provincia francese.
La prima moglie di Charles, sottomessa sia a lui che alla suocera, morirà di parto e Armande subentrerà, seconda e molto differente moglie, nel ménage familiare del dottore. Armande è impositiva, dirige la casa e la vita familiare con piglio incredibile e Charles cercherà in mille avventure extra coniugali uno sfogo alle costrizioni domestiche.
La lettera del titolo è il lungo racconto che Alavoine farà al giudice del processo che lo vede imputato di omicidio. Nello scritto, il medico spiega, lucidamente, l'altrettanto lucida follia che lo ha portato a sopprimere il grande amore della sua vita, Martine. Non si è trattato di un omicidio passionale, nello stretto senso dell'espressione, perché Charles è accecato, non dalla gelosia "normale", ma dal tarlo di una gelosia retroattiva spaventosa. Martine ha avuto una vita discutibile, ha avuto molti uomini, ha sofferto, ha subito e Charles cercherà di cancellare ogni traccia della vita precedente della donna con la quale vuole ricostruirsi una vita. Ma non è il passato di Martine, che riaffiora, è la mente malata e disturbata di Charles che gli impedisce di guardare avanti, di godere del cambiamento radicale avvenuto nella donna, di essere libero da ossessioni. Inizialmente i cambiamenti saranno indolori, ma, piano piano, arriveranno le violenze fisiche, le percosse, subite da Martine come un martirio, quasi volute, invocate. Fino al tragico e liberatorio epilogo.
Fino ad oggi ho letto sempre con grande soddisfazione la produzione di questo autore. Questo libro, perfetto nella struttura e nella descrizione del tormento del protagonista, mi ha disturbata moltissimo. Non so se la bravura di Simenon sia il riuscire a rendere comprensibile quanto accade nella mente di Charles o se sia io ad avere un briciolo di deviazione mentale, che mi fa quasi condividere certi stati d'animo. In ogni caso, un libro che toglie la serenità.
Recensione di Elisabetta Caramitti
Titolo Lettera al mio giudice
Autore Simenon Georges
Prezzo di copertina € 10,00
Su Amazon €8,50
Dati 2003, 206 p., 4 ed.
Traduttore Mazzone D.
Editore Adelphi (collana Gli Adelphi)
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Fonte: Thrillerpages.blogspot.com
2 Lascia un commento:
Da lettrice appassionata,mi è venuta voglia di leggere lettera al mio giudice grazie al rimando fatto da Al mio giudice, che lo omaggia nelle prime pagine. Quest'ultimo è un libro fantastico, ha un'ambientazione davvero molto particolare e ci si immedesima talmente nella storia che, perlomeno io, non sono riuscita a smettere di leggere fino alla fine.
Forse qualcuno dovrebbe leggere il racconto Il discepolo del demonio di Hamao Shiro, considerato il maestro del thriller poliziesco giapponese, che ha una struttura molto simile a Lettera al mio giudice di Simenon, considerando che il giapponese l'ha scritto vent'anni prima. Che sia stato d'ispirazione a Simenon?
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