Voto
391 pagine, che partono lente, ma presto decollano, avvolgendo il lettore in una storia avvincente, la cui trama principale ne sottende altre, in tempi e spazi diversi, ma in cui tutto (quasi) si tiene.
Non conoscevo Stefano Santarsiere: ho scoperto un narratore molto abile, ricercato nei contenuti e nel linguaggio, capace di sovrapporre – o meglio giustapporre – piani narrativi diversi, che coinvolgono personaggi apparentemente autonomi, usando anche qualche espediente raffinato per sviare il lettore che volesse condurre l’indagine (ma non è un giallo, questo libro), e non disdegnando di concedersi anche qualche digressione quasi horror, in un’opera che invece vuole essere, riuscendoci, un thriller.
La trama non può essere riassunta in poche righe, e mi sembrerebbe un torto all’autore tentare di farlo: qui basta dire che l’azione si svolge in pochi giorni, quasi tutta sullo sfondo di tre paesi lucani e delle campagne circostanti (nelle quali la realtà effettiva trasfigura spesso in magia, salvo talvolta deflagrare in eventi così reali da divenire clamorosi), e che in questo breve frangente vengono al pettine i nodi di incomprensioni familiari recenti e di lunga data, di una carriera poliziesca compromessa da ostacoli politici, di legami filiali lungamente incompresi e addirittura ignoti, di coltissime ricerche documentaristiche e di riti e credenze millenarie, che hanno origine in continenti lontani e si sono irradiate per ogni dove, per convergere proprio in quei giorni e in quei luoghi.
L’evento scatenante, quello che dà il via al libro, è un delitto efferato, e altri ne seguiranno, talvolta, come dicevo, con dettagli particolarmente sanguinari: ma i delitti non sono il cuore del romanzo, ché quello è nell’evoluzione delle vicende dei tanti protagonisti, che devono scavare senza pietà, e senza alcun rispetto per nulla e nessuno, nel proprio vissuto per dare un senso a quello cheprovano nell’animo e a ciò che stanno vivendo e su cui, in via autonoma, stanno indagando. Perché tutti, a loro modo, devono e vogliono capire cosa accade, a loro stessi e al proprio mondo.
Fino al finale, che un po’ delude, perché, fatto salvo il richiamo (manzoniano?) alla catarsi procurata da un prossimo cambiamento meteorologico, finale non è, situazione insolita in questo genere di romanzi, e rammenta al lettore che, pur nella complessità di ciò che ha vissuto – perché, e questo è un altro merito dell’autore, questo romanzo induce alla partecipazione, anche quando gli accadimenti sono più improbabili -, molto è rimasto ancora lontano da quel pettine, come se lo scrittore a un certo punto avesse perso di vista qualche personaggio e qualche storia (almeno tre), che rimangono incompiuti. Ecco perché prima ho scritto che “quasi” tutto si tiene, e questo è il solo difetto di quest’opera.
P.S. per chi ha dimestichezza con quei fumetti (per consigliarlo loro, e magari invece anche avvertire chi non ama quel genere di storie), a me gli “Ultimi quaranta secondi della storia del mondo” – il titolo è spiegato molto suggestivamente nel corpo del racconto, e secondo me l’autore in fondo al suo animo non concorda con la teoria che lo origina, e ciò è tra le cause del finale aperto – ha ricordato, su un piano infinitamente più complesso, l’abituale architettura delle sceneggiature di “Martin Mystère”.
Uno o più delitti contemporanei, che l’investigatore, facendo forza alla propria razionalità positivista, riesce a spiegare solo in riferimento a fatti ignoti e, appunto, “misteriosi”, di epoche e civiltà remote, che per motivi casuali scatenano i propri effetti a distanza di secoli o millenni, intrecciandosi alla storia, e magari alla politica, dell’oggi. E un gruppo di antagonisti, che invece conosce bene quelle storie passate e vuole intercettare e neutralizzare i loro effetti sul presente, per evitare che l’improbabile e l’incomprensibile diventino possibili, rischiando di sovvertire usanze, e strutture di potere o di controllo, ormai consolidate.
TRAMA: E’ una mattina di un torrido agosto quando il paesino lucano di Santerio viene sconvolto dall’omicidio dell’amato parroco, don Pietro Miraglia. A indagare è il commissario Antonio Sparagno, che intravede l’opportunità di ottenere un incarico più prestigioso e sfuggire a un ambiente che avverte estraneo; ma l’episodio si dimostra ben presto un crogiuolo di misteri che svelano al poliziotto il lato irrazionale della comunità. Diversi personaggi dimostrano legami insospettabili con la vita (e la morte) della vittima. Giovanni Belisario, insegnante di italiano vedovo, vittima di un duplice e problematico rapporto con il figlio Carlo e l’enigmatica cognata Elena. Roberto Bradadich, un giovane in crisi esistenziale che ha appena abbandonato Parma per tornare al passato e al ricordo del padre morto. Mimmo Coppola, spregiudicato giornalista che vuole sfruttare la tragedia per far decollare la sua emittente privata.
Titolo Ultimi quaranta secondo della storia del mondo
Autore Stefano Santarsiere
Su Amazon € 4,99
Dati 2011, 391 p., brossura
Editore Abel Books
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Fonte: Thrillerpages.blogspot.com
391 pagine, che partono lente, ma presto decollano, avvolgendo il lettore in una storia avvincente, la cui trama principale ne sottende altre, in tempi e spazi diversi, ma in cui tutto (quasi) si tiene.
Non conoscevo Stefano Santarsiere: ho scoperto un narratore molto abile, ricercato nei contenuti e nel linguaggio, capace di sovrapporre – o meglio giustapporre – piani narrativi diversi, che coinvolgono personaggi apparentemente autonomi, usando anche qualche espediente raffinato per sviare il lettore che volesse condurre l’indagine (ma non è un giallo, questo libro), e non disdegnando di concedersi anche qualche digressione quasi horror, in un’opera che invece vuole essere, riuscendoci, un thriller.
La trama non può essere riassunta in poche righe, e mi sembrerebbe un torto all’autore tentare di farlo: qui basta dire che l’azione si svolge in pochi giorni, quasi tutta sullo sfondo di tre paesi lucani e delle campagne circostanti (nelle quali la realtà effettiva trasfigura spesso in magia, salvo talvolta deflagrare in eventi così reali da divenire clamorosi), e che in questo breve frangente vengono al pettine i nodi di incomprensioni familiari recenti e di lunga data, di una carriera poliziesca compromessa da ostacoli politici, di legami filiali lungamente incompresi e addirittura ignoti, di coltissime ricerche documentaristiche e di riti e credenze millenarie, che hanno origine in continenti lontani e si sono irradiate per ogni dove, per convergere proprio in quei giorni e in quei luoghi.
L’evento scatenante, quello che dà il via al libro, è un delitto efferato, e altri ne seguiranno, talvolta, come dicevo, con dettagli particolarmente sanguinari: ma i delitti non sono il cuore del romanzo, ché quello è nell’evoluzione delle vicende dei tanti protagonisti, che devono scavare senza pietà, e senza alcun rispetto per nulla e nessuno, nel proprio vissuto per dare un senso a quello cheprovano nell’animo e a ciò che stanno vivendo e su cui, in via autonoma, stanno indagando. Perché tutti, a loro modo, devono e vogliono capire cosa accade, a loro stessi e al proprio mondo.
Fino al finale, che un po’ delude, perché, fatto salvo il richiamo (manzoniano?) alla catarsi procurata da un prossimo cambiamento meteorologico, finale non è, situazione insolita in questo genere di romanzi, e rammenta al lettore che, pur nella complessità di ciò che ha vissuto – perché, e questo è un altro merito dell’autore, questo romanzo induce alla partecipazione, anche quando gli accadimenti sono più improbabili -, molto è rimasto ancora lontano da quel pettine, come se lo scrittore a un certo punto avesse perso di vista qualche personaggio e qualche storia (almeno tre), che rimangono incompiuti. Ecco perché prima ho scritto che “quasi” tutto si tiene, e questo è il solo difetto di quest’opera.
P.S. per chi ha dimestichezza con quei fumetti (per consigliarlo loro, e magari invece anche avvertire chi non ama quel genere di storie), a me gli “Ultimi quaranta secondi della storia del mondo” – il titolo è spiegato molto suggestivamente nel corpo del racconto, e secondo me l’autore in fondo al suo animo non concorda con la teoria che lo origina, e ciò è tra le cause del finale aperto – ha ricordato, su un piano infinitamente più complesso, l’abituale architettura delle sceneggiature di “Martin Mystère”.
Uno o più delitti contemporanei, che l’investigatore, facendo forza alla propria razionalità positivista, riesce a spiegare solo in riferimento a fatti ignoti e, appunto, “misteriosi”, di epoche e civiltà remote, che per motivi casuali scatenano i propri effetti a distanza di secoli o millenni, intrecciandosi alla storia, e magari alla politica, dell’oggi. E un gruppo di antagonisti, che invece conosce bene quelle storie passate e vuole intercettare e neutralizzare i loro effetti sul presente, per evitare che l’improbabile e l’incomprensibile diventino possibili, rischiando di sovvertire usanze, e strutture di potere o di controllo, ormai consolidate.
TRAMA: E’ una mattina di un torrido agosto quando il paesino lucano di Santerio viene sconvolto dall’omicidio dell’amato parroco, don Pietro Miraglia. A indagare è il commissario Antonio Sparagno, che intravede l’opportunità di ottenere un incarico più prestigioso e sfuggire a un ambiente che avverte estraneo; ma l’episodio si dimostra ben presto un crogiuolo di misteri che svelano al poliziotto il lato irrazionale della comunità. Diversi personaggi dimostrano legami insospettabili con la vita (e la morte) della vittima. Giovanni Belisario, insegnante di italiano vedovo, vittima di un duplice e problematico rapporto con il figlio Carlo e l’enigmatica cognata Elena. Roberto Bradadich, un giovane in crisi esistenziale che ha appena abbandonato Parma per tornare al passato e al ricordo del padre morto. Mimmo Coppola, spregiudicato giornalista che vuole sfruttare la tragedia per far decollare la sua emittente privata.
Titolo Ultimi quaranta secondo della storia del mondo
Autore Stefano Santarsiere
Su Amazon € 4,99
Dati 2011, 391 p., brossura
Editore Abel Books
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Fonte: Thrillerpages.blogspot.com
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