Recensione a cura di Massimo Minimo
Dopo una vita passata sotto copertura il tenente dei carabinieri Rocco Liguori è ora in servizio alla Territoriale presso la compagnia di Alba. Un evento inatteso lo porta, però, all’Aia, sede del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia. Qui deve indagare sul “tentato suicidio” del colonnello Dragojevic, uno dei “macellai” della guerra in Bosnia, che lo stesso Liguori aveva contribuito ad arrestare nel 1995. Inizia così per il carabiniere un viaggio nei ricordi, spesso dolorosi, dell’esperienza in quella terra martoriata da un insensato conflitto. Convinto che Dragojevic sia stato vittima di una possibile vendetta, Liguori si mette alla ricerca dei responsabili. Una delle tante tracce lo conduce proprio a Sarajevo, città che ancora si sta riprendendo dalla tragica guerra ed in cui aveva conosciuto Jacqueline, una funzionaria della Croce Rossa mai dimenticata.
In un alternarsi di passato e presente si sviluppa il secondo, convincente romanzo di Riccardi con protagonista Rocco Liguori, degno servitore dello Stato, ligio al dovere ed estraneo alle trame politiche che spesso perseguono interessi incomprensibili, a scapito della verità e della giustizia. Il libro è anche un omaggio alla Bosnia, che l’autore conosce bene per aver fatto parte di un contingente di stabilizzazione proprio lì. In conclusione mi permetto di aggiungere le parole finali del romanzo, che ho trovato molto significative: “Il tempo scorre come in una clessidra. Forse si fa beffe di noi. Forse si limita a osservarci, indifferente”.
TRAMA: A Rocco Liguori, tenente dei carabinieri impegnato a risolvere semplici casi nella sonnacchiosa Alba, nel cuore delle Langhe, arriva inatteso un ordine dal Comando Generale: dovrà recarsi a L’Aja e mettersi a disposizione del Tribunale internazionale per la ex-Jugoslavia. Non ci vorrà molto a scoprirne il perché: il colonnello Dragojevic, condannato per la strage di Srebrenica e altri delitti, è in coma per aver ingerito farmaci pericolosi. Il procuratore Silvia Loconte non crede all’ipotesi del tentato suicidio e ha chiamato a indagare proprio lui, Liguori, che sette anni prima in Bosnia aveva arrestato Dragojevic. Per il tenente è una valanga di ricordi: l’indagine costretta al segreto, il disinteresse della politica, il silenzio degli ufficiali, la bella Jacqueline, avvenente funzionaria della Croce Rossa. Ma non c’è tempo per i ricordi, il tempo stringe e i responsabili del delitto devono essere assicurati alla giustizia: mentre sullo sfondo la politica porta avanti il suo teatrino fra vecchi compromessi e nuove alleanze, Rocco Liguori rischia di nuovo la propria vita, ancora una volta in prima linea, ancora una volta da solo.
Dopo una vita passata sotto copertura il tenente dei carabinieri Rocco Liguori è ora in servizio alla Territoriale presso la compagnia di Alba. Un evento inatteso lo porta, però, all’Aia, sede del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia. Qui deve indagare sul “tentato suicidio” del colonnello Dragojevic, uno dei “macellai” della guerra in Bosnia, che lo stesso Liguori aveva contribuito ad arrestare nel 1995. Inizia così per il carabiniere un viaggio nei ricordi, spesso dolorosi, dell’esperienza in quella terra martoriata da un insensato conflitto. Convinto che Dragojevic sia stato vittima di una possibile vendetta, Liguori si mette alla ricerca dei responsabili. Una delle tante tracce lo conduce proprio a Sarajevo, città che ancora si sta riprendendo dalla tragica guerra ed in cui aveva conosciuto Jacqueline, una funzionaria della Croce Rossa mai dimenticata.
In un alternarsi di passato e presente si sviluppa il secondo, convincente romanzo di Riccardi con protagonista Rocco Liguori, degno servitore dello Stato, ligio al dovere ed estraneo alle trame politiche che spesso perseguono interessi incomprensibili, a scapito della verità e della giustizia. Il libro è anche un omaggio alla Bosnia, che l’autore conosce bene per aver fatto parte di un contingente di stabilizzazione proprio lì. In conclusione mi permetto di aggiungere le parole finali del romanzo, che ho trovato molto significative: “Il tempo scorre come in una clessidra. Forse si fa beffe di noi. Forse si limita a osservarci, indifferente”.
TRAMA: A Rocco Liguori, tenente dei carabinieri impegnato a risolvere semplici casi nella sonnacchiosa Alba, nel cuore delle Langhe, arriva inatteso un ordine dal Comando Generale: dovrà recarsi a L’Aja e mettersi a disposizione del Tribunale internazionale per la ex-Jugoslavia. Non ci vorrà molto a scoprirne il perché: il colonnello Dragojevic, condannato per la strage di Srebrenica e altri delitti, è in coma per aver ingerito farmaci pericolosi. Il procuratore Silvia Loconte non crede all’ipotesi del tentato suicidio e ha chiamato a indagare proprio lui, Liguori, che sette anni prima in Bosnia aveva arrestato Dragojevic. Per il tenente è una valanga di ricordi: l’indagine costretta al segreto, il disinteresse della politica, il silenzio degli ufficiali, la bella Jacqueline, avvenente funzionaria della Croce Rossa. Ma non c’è tempo per i ricordi, il tempo stringe e i responsabili del delitto devono essere assicurati alla giustizia: mentre sullo sfondo la politica porta avanti il suo teatrino fra vecchi compromessi e nuove alleanze, Rocco Liguori rischia di nuovo la propria vita, ancora una volta in prima linea, ancora una volta da solo.
L’autore Roberto Riccardi è colonnello dell’Arma e direttore della rivista Il Carabiniere. Ha lavorato per
anni in Sicilia e Calabria e ha comandato la Sezione antidroga del Nucleo investigativo di Roma
svolgendo indagini in campo internazionale. Ha esordito nel 2009 con Sono stato un numero
(Giuntina) a cui è seguito il thriller Legame di sangue (Mondadori, 2009), il romanzo storico
La foto sulla spiaggia (Giuntina, 2012) e il giallo I condannati (Giallo Mondadori, 2012). Per le
Edizioni E/O è uscito nel 2012 Undercover.
Titolo Venga pure la fine
Autore Roberto Riccardi
Prezzo di copertina € 16,50
Dati 2013, 224 p.,
E/O Casa editrice (collana SABOT/age)
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