Recensione a cura di Federica Belleri
Questo romanzo mi è stato regalato. Grazie a chi lo ha fatto. Lui sa.
Trecentoquindici pagine fitte, una storia che salta in continuazione dal 1989 al 2013 e viceversa. Una famiglia, una mamma, un padre, una nonna, due nipoti. Tutti legati ad un terribile fatto di sangue, una terribile tragedia. Un crimine orrendo del quale si può e si deve parlare.
Lo si fa, in questo libro, in un modo sgrammaticato, senza maiuscole, con periodi lunghi e con un linguaggio decisamente particolare. Lo si fa perché le mani sono sporche di sangue. Lo si fa perché si vuole capire, si vuole arrivare alla fine, perché ci si crede. Cattiverìa è così.
Ho letto, pagina dopo pagina, con un'ansia crescente, con il respiro corto e il cuore a mille. Ho odiato dal profondo alcuni personaggi, chiedendomi: ma com'è possibile???????
Ho amato con tutta me stessa la fragilità, l'ingenuità e la purezza di altri.
Sono stata travolta dalle parole di Palazzolo e ne sono uscita stremata. Ho anche sorriso, amaramente.
Una storia agghiacciante, ricca di ossessioni e di allucinazioni, costruito con precisione e passione. Con le viscere. E con le viscere si deve leggere. L'autore ha saputo creare mostri malati capaci di tutto, anche di ingannare. Soprattutto se stessi.
Trecentoquindici pagine in una corsa a perdifiato nella mente distorta, nella malattia. Trecentoquindici pagine che mi hanno lasciata incerta e incredula, con le emozioni sottosopra.
Complimenti a Rosario Palazzolo che mi ha stordita, non riesco ad aggiungere altro, se non che l'idea di fondo di questo libro è semplicemente geniale.
Leggetelo! Assolutamente.
Guarda il booktrailer
Questo romanzo mi è stato regalato. Grazie a chi lo ha fatto. Lui sa.
Trecentoquindici pagine fitte, una storia che salta in continuazione dal 1989 al 2013 e viceversa. Una famiglia, una mamma, un padre, una nonna, due nipoti. Tutti legati ad un terribile fatto di sangue, una terribile tragedia. Un crimine orrendo del quale si può e si deve parlare.
Lo si fa, in questo libro, in un modo sgrammaticato, senza maiuscole, con periodi lunghi e con un linguaggio decisamente particolare. Lo si fa perché le mani sono sporche di sangue. Lo si fa perché si vuole capire, si vuole arrivare alla fine, perché ci si crede. Cattiverìa è così.
Ho letto, pagina dopo pagina, con un'ansia crescente, con il respiro corto e il cuore a mille. Ho odiato dal profondo alcuni personaggi, chiedendomi: ma com'è possibile???????
Ho amato con tutta me stessa la fragilità, l'ingenuità e la purezza di altri.
Sono stata travolta dalle parole di Palazzolo e ne sono uscita stremata. Ho anche sorriso, amaramente.
Una storia agghiacciante, ricca di ossessioni e di allucinazioni, costruito con precisione e passione. Con le viscere. E con le viscere si deve leggere. L'autore ha saputo creare mostri malati capaci di tutto, anche di ingannare. Soprattutto se stessi.
Trecentoquindici pagine in una corsa a perdifiato nella mente distorta, nella malattia. Trecentoquindici pagine che mi hanno lasciata incerta e incredula, con le emozioni sottosopra.
Complimenti a Rosario Palazzolo che mi ha stordita, non riesco ad aggiungere altro, se non che l'idea di fondo di questo libro è semplicemente geniale.
Leggetelo! Assolutamente.
P.s.: Carla, sei troppo distratta, stai attenta!
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TRAMA:"Perché io mi sono fatta tutto il quadro della questione come a un piero angelo stampato, e perciò, tu, ora, per farti il favore, ascolta il consiglio mio: immaginati la migliore storia in cui non si fa altro che morire, sforzati, fai un respiro lungo lungo e riempiti la bocca di tutta l’acquolina che puoi, riempitela sulla fiducia, perché io ti prometto che sarà una storia per come la vuoi tu, la mia, una di quelle con tutto il bene che finisce male e la sofferenza del cane e la speranza del cacio e la faccia bianca di sticchio e il cuore tutto sanguinato e niente, proprio nisba, che ti sembrerà fuori posto. "
Una donna racconta il proprio passato con voce sgrammaticata e molesta. Un uomo rinchiuso in un ospedale psichiatrico impasta episodi colmi di dislivelli di senso, di fantasmi televisivi, di esilaranti peripezie lessicali che dettano i tempi di una follia inquietante. Chi sono costoro? Qual è la loro storia? E perché Cattiverìa ha l’accento sulla i? Se leggerete questo libro viaggerete in un labirinto di specchi, riderete, avrete paura, vi confonderete e quando infine incontrerete la verità sarà del tutto inattesa. Perché è la «nuova tragedia greca», quella che Palazzolo ci presenta, in un romanzo intriso di umorismo ma nel contempo violento e spietato, che esprime «l’impossibilità di essere» mettendo in discussione anche le vostre certezze di lettori.
Rosario Palazzolo è nato a Palermo nel 1972. Drammaturgo, scrittore, regista e attore, per il teatro ha scritto e diretto: Ciò che accadde all’improvviso, I tempi stanno per cambiare (con Luigi Bernardi), i tre spettacoli che compongono la Trilugia dell’impossibilità: Ouminicch’, ’A Cirimonia, Manichìni e il Dittico Del Disincanto (Visita guidata e Tauromachia). Vincitore del Fringe al 18° Festival Internazionale del Teatro di Lugano, i suoi spettacoli sono stati rappresentati nei maggiori teatri di ricerca nazionali e di recente al suo lavoro sono stati dedicati studi monografici e tesi di laurea. Per la narrativa ha scritto: L'ammazzatore (Perdisa Pop, 2007) e Concetto al buio (Perdisa Pop, 2010).
Titolo Cattiverìa
Autore Palazzolo Rosario
Prezzo di copertina € 16,00
Dati 2013, 320 p.
Editore Perdisa Pop (collana Corsari)
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