Voto
Un libro fantastico, che è più di un' autobiografia, è un inno al genere noir.
Lo terrò sempre a portata di mano, come una sorta di libro di consultazione, tant'è che è il primo libro che ho sentito il bisogno di scarabocchiare, per segnarmi alcuni passaggi e alcune frasi citate dall'autore e che sicuramente mi hanno insegnato ad analizzare meglio le mie prossime letture.
Inizialmente ho pensato che di autobiografico ci fosse ben poco, perché nella maggior parte delle pagine si leggono regole e consigli da seguire per essere un buon scrittore noir, lasciando poco spazio alle sue avventure, ma alla fine ho capito che Raymond ci parla di scrittura perché è la sua vita, lui ha dato tutto ed è andato contro tutti per scrivere del suo lato oscuro e del lato oscuro che c'è in ognuno di noi.
La vita di Derek Raymond è in tutti i suoi libri, non cercatela solo in questa autobiografia.
Un grazie speciale va a Michele Fiano, che me lo ha regalato.
TRAMA: Robin Cook, più noto come Derek Raymond, era nato, come un piccolo principe, tra le lusinghe e i privilegi delle classi alte, il 12 giugno 1931, a Baker Street, a qualche passo dalla casa di Sherlock Holmes. Cresciuto tra Eton e il castello di famiglia nel Kent, avrebbe potuto vedere esaudito ogni suo capriccio. Ma la Seconda guerra mondiale portò via la possibilità di essere al contempo innocenti e fortunati. Sotto le bombe la morte era troppo vicina, l'iniquità del classismo troppo nuda. Raymond decise di abbandonare la comodità e di cercare una nuova casa tra i bordelli, i quartieri maledetti, i bar malfamati e le prigioni dell'Europa. Della Spagna di Franco, dell'Italia liberata, della Francia dei piccoli borghi, abitò i marciapiedi sporchi di sangue e di malavita, e la terra fertile dei contadini, godendo il piacere del vino e della stanchezza nelle braccia. Ha fatto ogni lavoro possibile, ha lasciato che la fatica e il bere solcassero il suo viso in un reticolo di rughe aspre come ferite, è ritornato a Londra per immergersi nel sottobosco della criminalità degli anni '60; la sua stessa vita è stata un noir. Non ha mai avuto un soldo in tasca, nemmeno quando per strada veniva riconosciuto come il grande autore de Il mio nome era Dora Suarez, e ha sempre saputo che la sua essenza era nella scrittura, il noir era il suo modo di tenere la vita nel palmo, come un cuore pulsante, sofferente, disperato.
Un libro fantastico, che è più di un' autobiografia, è un inno al genere noir.
Lo terrò sempre a portata di mano, come una sorta di libro di consultazione, tant'è che è il primo libro che ho sentito il bisogno di scarabocchiare, per segnarmi alcuni passaggi e alcune frasi citate dall'autore e che sicuramente mi hanno insegnato ad analizzare meglio le mie prossime letture.
Inizialmente ho pensato che di autobiografico ci fosse ben poco, perché nella maggior parte delle pagine si leggono regole e consigli da seguire per essere un buon scrittore noir, lasciando poco spazio alle sue avventure, ma alla fine ho capito che Raymond ci parla di scrittura perché è la sua vita, lui ha dato tutto ed è andato contro tutti per scrivere del suo lato oscuro e del lato oscuro che c'è in ognuno di noi.
Pag.178; Si potrebbe dire che lo scopo del noir sia mostrare tutta la merda che lo Stato, come una vecchia domestica isterica, cerca costantemente di nascondere sotto il tappeto. Il noir solleva il tappeto davanti al maggior numero di gente possibile, dicendo: " Non pensate anche voi che qua sotto ci sia una gran puzza di merda?".Nato in Inghilterra in una famiglia molto agiata, ha preferito lasciare tutto, compresi i soldi, per vivere la strada dove prenderà tutti gli spunti per scrivere i suoi libri basandosi sulle esperienze vissute.
Pag.179; La vita nelle grandi città è fatta di ghetti per poveri. La gente dei ghetti ricchi può degnarsi di far visita ai poveri nei bassifondi, e la gente dei quartieri degradati può far visit ai ricchi per derubarli, ma né gli uni né gli altri saranno mai davvero in grado di comprendere un mondo diverso da quello in cui sono nati. Ricco o povero, in un ghetto hai solo due opzioni: sprofondarci dentro oppure uscirne al più presto, prima che abbia la possibilità di assimilarti.La strada di Raymond è una strada difficile e tortuosa, dove si guadagnerà da vivere anche poco legalmente e dove conoscerà il male, dove conoscerà gente malvagia, i sentimenti veri dei criminali, che lo aiuteranno a scrivere i suoi libri che indubbiamente hanno il pregio di essere molto realistici oltre che crudi, rendendo il testo veramente spaventoso. Se leggete "Il mio nome era Dora Suarez" capirete meglio quello che intendo.
Pag.139; Ho attinto a manuali, esami, libri teorici solo come punto di partenza per lo studio. E' meglio montare su una moto, anche se non sai come fare e continui a cadere, piuttosto che leggere semplicemente come si guida.Un libro che non deve mancare nelle librerie di scrittori, lettori e amanti del genere noir. Sono completamente d'accordo con ciò che scrive anche se non disdegno come lui la letteratura d'intrattenimento.
La vita di Derek Raymond è in tutti i suoi libri, non cercatela solo in questa autobiografia.
Un grazie speciale va a Michele Fiano, che me lo ha regalato.
Recensione di Diego Thriller
TRAMA: Robin Cook, più noto come Derek Raymond, era nato, come un piccolo principe, tra le lusinghe e i privilegi delle classi alte, il 12 giugno 1931, a Baker Street, a qualche passo dalla casa di Sherlock Holmes. Cresciuto tra Eton e il castello di famiglia nel Kent, avrebbe potuto vedere esaudito ogni suo capriccio. Ma la Seconda guerra mondiale portò via la possibilità di essere al contempo innocenti e fortunati. Sotto le bombe la morte era troppo vicina, l'iniquità del classismo troppo nuda. Raymond decise di abbandonare la comodità e di cercare una nuova casa tra i bordelli, i quartieri maledetti, i bar malfamati e le prigioni dell'Europa. Della Spagna di Franco, dell'Italia liberata, della Francia dei piccoli borghi, abitò i marciapiedi sporchi di sangue e di malavita, e la terra fertile dei contadini, godendo il piacere del vino e della stanchezza nelle braccia. Ha fatto ogni lavoro possibile, ha lasciato che la fatica e il bere solcassero il suo viso in un reticolo di rughe aspre come ferite, è ritornato a Londra per immergersi nel sottobosco della criminalità degli anni '60; la sua stessa vita è stata un noir. Non ha mai avuto un soldo in tasca, nemmeno quando per strada veniva riconosciuto come il grande autore de Il mio nome era Dora Suarez, e ha sempre saputo che la sua essenza era nella scrittura, il noir era il suo modo di tenere la vita nel palmo, come un cuore pulsante, sofferente, disperato.
Titolo Stanze nascoste
Autore Raymond DerekPrezzo di copertina € 16,00
Su Amazon €13,60
Dati 2011, 335 p., brossura
Traduttore Alba F.; Cologna P.
Editore Meridiano Zero (collana Meridianonero)
Sottrattosi ben presto all’educazione borghese impartitagli dalla famiglia, ha iniziato a viaggiare vivendo, tra gli altri posti, in Marocco, in Turchia, in Italia, improvvisandosi nei lavori più improbabili: dal riciclaggio di auto in Spagna all’insegnamento dell’inglese a New York, dall’impiego come tassista alla carriera di trafficante di materiale pornografico.
I suoi esordi nella carriera letteraria risalgono agli anni Sessanta, con opere chiaramente influenzate dall’esistenzialismo di Sartre. Un’influenza che riemergerà a partire dagli anni Ottanta nella sua serie noir della Factory a cui questo romanzo appartiene e culminata con Il mio nome era Dora Suarez. L’opera di Raymond vive di assoluta originalità nel panorama dell’hard boiled internazionale.
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