Voto
Questa recensione non vuole essere un oggettivo e distaccato giudizio sull’opera in questione, esprime solo il mio personale punto di vista sulla stessa.
Come sempre, i “critici”, quelli ufficiali, non capiscono un cazzo.
Questo è il mio primo Simenon.Perché non ne ho mai letto uno? Semplice, amo la letteratura anglosassone e non mi fido molto dei cugini francesi. Lessi un Vargas, tempo fa. Roba buona per ragazzini delle elementari. La mia esperienza francese morì con Fred. Poi un giorno lessi una recensione di questo romanzo firmata dallo scrittore Marco Proietti Mancini. Uomo di grande sensibilità. In realtà mi fermai al primo paragrafo. Fu sufficiente per decidere di leggere “La neve era sporca” e non volevo farmi influenzare dalla recensione.
Così, andai in biblioteca. Sembrava mi stesse aspettando. Lo avevano letto solo in tre. Era praticamente nuovo.Lessi la quarta di copertina. Mi puzzò. Non mi piacciono i romanzi di guerra, figuriamoci l’occupazione nazista. L’autore della quarta, ci aveva infilato pure un bel “una città dove tutto è tradimento e doppiogioco”. Se fossi il signor Adelphi gli avrei dato un calcio nelle palle. Peccato che non si sappia chi sia questo idiota. Sì, perché in questo romanzo l’occupazione nazista e il doppiogioco non centrano un beneamato cazzo.
Questo però, si sa solo alla fine. Dopo averlo letto.
La prima pagina del romanzo è scritta da schifo. L’ho dovuta leggere almeno tre volte per capirci qualcosa. Tre nomi che si intrecciano tra loro confondendo le idee. Ok, sono i protagonisti, ma posso assicurarvi che si poteva fare di meglio. Malgrado la quarta di copertina e l’incipit, vado avanti.
La storia comincia a delinearsi.
Dentro c’è Dostoevskij, “Delitto e castigo” e “Memorie dal sottosuolo”, per l’esattezza.
E poi c’è Orwell con il suo capolavoro “1984”.
C’è la colpa, il peccato, l’assassinio, la discesa negli inferi del protagonista, i suoi pensieri, l’essere carnefice e vittima, succube del suo malessere marcescente, c’è il rifiuto dell’amore, un rifiuto violento, spregevole. C’è il grande occhio, colui che tutto conosce e sa. Ci sono uomini senza volto pronti a prelevarci dal letto per segregarci in anonime e disperate celle. E cosa è tutto questo se non la nostra coscienza che si ribella alle nostre azioni? Tutto è simbolico in “La neve era sporca”. I nazisti, di cui parla l’idiota in quarta di copertina non esistono. L’occupazione, la guerra, tutte baggianate inventate dalla povera mente di un inetto.
C’è invece il terrore di essere presi in qualsiasi momento da qualcuno che ci osserva, che conosce ogni nostra azione e forse anche i nostri pensieri.
Non vi parlerò della storia.
Vi dirò solo che si tratta della disperata ricerca di se stessi. Una ricerca che a volte può assumere toni drammatici e tragici. Lacerazione pura della propria coscienza e della morale.
Simenon ha fatto uno straordinario lavoro. Ha permeato di sensibilità francese il mio amato Raskol nikov inserendolo in un contesto dove i ruoli di ognuno vengono alla fine completamente ribaltati, la primegenea e nera versione di Truman Show.
Si può parlare di capolavoro. Ma non è un Noir, e nemmeno un giallo, tanto meno una spy story oppure un thriller.
È un dramma introspettivo. Dei migliori.
Per chi scrive: una lezione su come rendere il flusso di coscienza e su come costruire un personaggio attraverso le sue azioni e le sue parole. Senza raccontare nulla, lasciando parlare la sua vita.
Da leggere. Assolutamente.
Recensione di Sam Stoner - http://www.samstonerblog.com/
TRAMA: Frank ha diciannove anni ed è figlio dell'attraente tenutaria di una casa di appuntamenti in una città del Nord durante l'occupazione nazista. Freddo, scostante, insolente, solitario, Frank vuole in segreto una cosa sola: iniziarsi alla vita. E crede che il modo migliore per farlo sia uccidere qualcuno senza ragione. Con sbalorditiva sicurezza, Simenon entra nella testa di questo personaggio al limite fra l'abiezione e una paradossale innocenza e intorno a lui fa vivere, fino a dargli una presenza allucinatoria, il mondo della neve sporca, la sordida scena di una città dove tutto è tradimento, rancore, doppio gioco.
Titolo La neve era sporca
Autore Simenon Georges
Prezzo di copertina € 18,00
Dati 1991, 266 p., 10 ed.
Traduttore Visetti M.
Editore Adelphi (collana Biblioteca Adelphi)
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Fonte: Thrillerpages.blogspot.com
Questa recensione non vuole essere un oggettivo e distaccato giudizio sull’opera in questione, esprime solo il mio personale punto di vista sulla stessa.
Come sempre, i “critici”, quelli ufficiali, non capiscono un cazzo.
Questo è il mio primo Simenon.Perché non ne ho mai letto uno? Semplice, amo la letteratura anglosassone e non mi fido molto dei cugini francesi. Lessi un Vargas, tempo fa. Roba buona per ragazzini delle elementari. La mia esperienza francese morì con Fred. Poi un giorno lessi una recensione di questo romanzo firmata dallo scrittore Marco Proietti Mancini. Uomo di grande sensibilità. In realtà mi fermai al primo paragrafo. Fu sufficiente per decidere di leggere “La neve era sporca” e non volevo farmi influenzare dalla recensione.
Così, andai in biblioteca. Sembrava mi stesse aspettando. Lo avevano letto solo in tre. Era praticamente nuovo.Lessi la quarta di copertina. Mi puzzò. Non mi piacciono i romanzi di guerra, figuriamoci l’occupazione nazista. L’autore della quarta, ci aveva infilato pure un bel “una città dove tutto è tradimento e doppiogioco”. Se fossi il signor Adelphi gli avrei dato un calcio nelle palle. Peccato che non si sappia chi sia questo idiota. Sì, perché in questo romanzo l’occupazione nazista e il doppiogioco non centrano un beneamato cazzo.
Questo però, si sa solo alla fine. Dopo averlo letto.
La prima pagina del romanzo è scritta da schifo. L’ho dovuta leggere almeno tre volte per capirci qualcosa. Tre nomi che si intrecciano tra loro confondendo le idee. Ok, sono i protagonisti, ma posso assicurarvi che si poteva fare di meglio. Malgrado la quarta di copertina e l’incipit, vado avanti.
La storia comincia a delinearsi.
Dentro c’è Dostoevskij, “Delitto e castigo” e “Memorie dal sottosuolo”, per l’esattezza.
E poi c’è Orwell con il suo capolavoro “1984”.
C’è la colpa, il peccato, l’assassinio, la discesa negli inferi del protagonista, i suoi pensieri, l’essere carnefice e vittima, succube del suo malessere marcescente, c’è il rifiuto dell’amore, un rifiuto violento, spregevole. C’è il grande occhio, colui che tutto conosce e sa. Ci sono uomini senza volto pronti a prelevarci dal letto per segregarci in anonime e disperate celle. E cosa è tutto questo se non la nostra coscienza che si ribella alle nostre azioni? Tutto è simbolico in “La neve era sporca”. I nazisti, di cui parla l’idiota in quarta di copertina non esistono. L’occupazione, la guerra, tutte baggianate inventate dalla povera mente di un inetto.
C’è invece il terrore di essere presi in qualsiasi momento da qualcuno che ci osserva, che conosce ogni nostra azione e forse anche i nostri pensieri.
Non vi parlerò della storia.
Vi dirò solo che si tratta della disperata ricerca di se stessi. Una ricerca che a volte può assumere toni drammatici e tragici. Lacerazione pura della propria coscienza e della morale.
Simenon ha fatto uno straordinario lavoro. Ha permeato di sensibilità francese il mio amato Raskol nikov inserendolo in un contesto dove i ruoli di ognuno vengono alla fine completamente ribaltati, la primegenea e nera versione di Truman Show.
Si può parlare di capolavoro. Ma non è un Noir, e nemmeno un giallo, tanto meno una spy story oppure un thriller.
È un dramma introspettivo. Dei migliori.
Per chi scrive: una lezione su come rendere il flusso di coscienza e su come costruire un personaggio attraverso le sue azioni e le sue parole. Senza raccontare nulla, lasciando parlare la sua vita.
Da leggere. Assolutamente.
Recensione di Sam Stoner - http://www.samstonerblog.com/
TRAMA: Frank ha diciannove anni ed è figlio dell'attraente tenutaria di una casa di appuntamenti in una città del Nord durante l'occupazione nazista. Freddo, scostante, insolente, solitario, Frank vuole in segreto una cosa sola: iniziarsi alla vita. E crede che il modo migliore per farlo sia uccidere qualcuno senza ragione. Con sbalorditiva sicurezza, Simenon entra nella testa di questo personaggio al limite fra l'abiezione e una paradossale innocenza e intorno a lui fa vivere, fino a dargli una presenza allucinatoria, il mondo della neve sporca, la sordida scena di una città dove tutto è tradimento, rancore, doppio gioco.
Titolo La neve era sporca
Autore Simenon Georges
Prezzo di copertina € 18,00
Dati 1991, 266 p., 10 ed.
Traduttore Visetti M.
Editore Adelphi (collana Biblioteca Adelphi)
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Fonte: Thrillerpages.blogspot.com
1 Lascia un commento:
Perfetta, a parte la definizione "uomo di grande sensibilità" per Marco Proietti Mancini.
Lo conosco bene, lo vedo ogni giorno. E' un insensibile testa di cazzo cosmico, garantisco.
Firmato; Marco Proietti Mancini.
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