Recensione di Oreste Patrone
"Ho conosciuto Gianni Solla - intendo la sua produzione letteraria, poiché personalmente non ho ancora avuto questo piacere - attraverso un suo racconto pubblicato sul blog di Vicolo Cannery (www.vicolocannery.it). Da lì, sono passato al suo sito (www.hotelmessico.net) e da questo al suo ultimo romanzo “Il Fiuto dello Squalo” (ed. Marsilio) il passo è stato breve.
Solla è uno di quegli autori che dopo averlo letto una volta, non puoi più farne a meno. Uno di quelli che ti spinge a controllare il suo sito almeno una volta al giorno per controllare se c’è qualcosa di nuovo da leggere. Uno di quegli autori che coi suoi testi ti sa restituire il perduto “piacere della lettura”.
Ammesso che qualcuno se ne ricordi ancora in un momento storico come il nostro in cui le librerie (non tutte, per carità) sono vetrine per autori del calibro di Lapo Elkann, Alba Parietti e Barbara D’Urso, il piacere della lettura sarebbe quella sensazione di gradimento che si associa al leggere, cioè al fatto proprio del leggere. Riuscire a farti apprezzare la qualità di un dialogo, di una frase o il modo in cui viene descritta una particolare situazione, prima ancora che la trama stessa di un narrato (che pure deve esserci, non dico di no) è una cosa nella quale riescono pochi autori.
Gianni Solla, a mio avviso, è uno di loro.
Tutto questo ha in minima parte a che vedere con Napoli e col mio difficile rapporto con questa città, in parte maggiore con Solla e la sua prosa eccezionale. Le sue storie sono pugni nello stomaco, alcune sono talmente forti che saresti tentato di non andare nemmeno avanti. Non c’è contraddizione, tuttavia, tra questo e quanto ho detto in merito al piacere della lettura. Ci sono libri difficili, storie dure da mandare giù, eppure leggerle è praticamente una necessità. Ti fanno male, ma hai la sensazione che sia un male necessario perché è la tua anima che chiede di essere sbattuta contro il muro e messa di fronte a certe verità. Te lo chiede perché ne ha bisogno, per non essere annientata dalla banalità di immagini patinate e zuccherose.
Il libro di Solla è uno di quelli che costringono a spegnere la televisione, a mettere il cellulare in silenzioso per non essere assillato dalle notifiche di facebook, per immergerti nello squallore esistenziale della vita - se così si può chiamare - di Sergio Scozzacane, also know as Lo Squalo.
Mi sono spesso chiesto, mentre leggevo, se graduando il successo personale da 0 a 10 il fondo scala bastasse a descrivere la condizione di Scozzacane. Alla fine mi sono risolto per l’estensione della scala ai numeri relativi (quelli col segno meno davanti, per intenderci).
Lo Squalo vive un esistenza fatta di negativi. Quello che sorprende è proprio il fatto che la vive e che tra tutti i negativi che lo circondano: aspiranti cantanti senza talento e senza prospettive, camorristi spietati, puttane e poveracci d'ogni sorta, lui sia un interprete per certi versi romantico e indimenticabile. È un fallito, talmente fallito da essere un personaggio perfetto. È l’agente di un numero di disperati e narcisisti disposti a spendere per essere presi per il culo e lui li accontenta tutti. È un venditore di sogni impossibili. È il regista di un patetico teatrino in cui recita in modo mediocre e al tempo stesso eccellente la parte di sé stesso.
Credo che la migliore definizione dello Squalo l’abbia data il criminale Santamaria quando afferma che lui è la sfaccimma dei manager. Vi rimando a Google se volete sapere il significato della parola.
La storia è bella, ti tira dentro della prima pagina. Fino alla fine ho sperato che potesse essere anche una storia di riscatto, anche se sapevo che per uno come lo Squalo il riscatto è impossibile: non si può andare contro l'anatomia.
Leggetelo per il piacere di leggere, quella sensazione in via d’estinzione che merita di essere salvata. Per fortuna, ci sono autori come Solla che si dedicano con passione a questa missione (oserei dire, umanitaria).
TRAMA:Sergio Scozzacane è un impresario musicale. Lo chiamano "lo Squalo" per la forma a pinna del suo naso. Un soprannome, ma anche un destino da carnivoro: è il proprietario della casa discografica Musica Blue Records, che produce dischi a pagamento, vendendo illusioni a cantanti privi di talento che lui chiama "pazienti". Alloggiato in una pensione d'infimo ordine e sommerso dai debiti contratti anche con la camorra (costatigli il mignolo del piede sinistro), lo Squalo progetta una improbabile uscita di scena. Ma quando tutto sembra perduto, una speranza si riaccende: Mattia, un giovane cantante che ha ancora sotto contratto per due mesi, vince un talent show televisivo, e portarlo al festival di Sanremo sembra l'occasione di riscatto della sua vita da discografico fallito e per salvare la pelle. Con passo incalzante e capacità dissacratoria, Gianni Solla mette in scena un romanzo sull'impossibilità di sottrarsi alla propria natura, la storia di un antieroe che lotta per la sopravvivenza in una Napoli divisa tra mediocri cantanti neomelodici e clan della camorra, una commedia amara sui fallimenti umani.
Titolo Il fiuto dello squalo
Autore Solla Gianni
Prezzo di copertina € 16,50
Dati 2012, 300 p., brossura
Editore Marsilio (collana Marsilio X)
Disponibile anche in ebook a € 9,99
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