Nel 1637 Napoli è una città il cui popolo vive nell’indigenza più profonda per le tasse imposte dagli Spagnoli. Solo i nobili conducono un’esistenza agiata: fra essi la famiglia Baiamonte, originaria della Sicilia, che, però, sta per andare incontro alla rovina. A causa di una vendetta covata da tempo, i Baiamonte perdono tutto e Leone, il primogenito, è costretto a fuggire in Messico per sottrarsi alla giustizia. Arrivato a destinazione dopo un lungo viaggio per mare in cui ha rischiato spesso la vita, il giovane va incontro a nuove vicende, mentre a Napoli il malcontento del popolo cresce, gettando le basi della rivolta che sarà capeggiata da Masaniello.
“La porta del Paradiso” è un romanzo d’avventura raro nel panorama letterario italiano dei nostri tempi. Ma è anche un grande affresco storico, che dà pienamente l’idea di un’Europa devastata dalla Guerra dei Trent’anni e di un’America centrale in cui l’influenza della Chiesa è molto forte e spesso reca più danni che aiuti. Se è vero che il protagonista principale è Leone, sono forse le figure femminili ad emergere maggiormente.
Da Concetta Baiamonte che, in un modo o nell’altro, tiene in piedi la sua famiglia in attesa del ritorno del fratello, alla ricca e crudele Socorro che cerca di ostacolare ad ogni costo i progetti di Leone solo per un personale capriccio. Senza dimenticare Lisa ed Estrella, le due donne amate dal giovane Baiamonte. In tutto questo, l’autore conferma la sua bravura e la ricercatezza nel ricostruisce il panorama storico del momento. Doti già emerse nei thriller con protagonista Mondino de’ Liuzzi, a significare che, pur cambiando genere, i libri di Alfredo Colitto restano una garanzia.
Recensione a cura di Massimo Minimo
Dal 1300 al 1600, dalle calli e dai canali dell’oscura Venezia medievale de Il libro dell’angelo, a una Napoli splendida e sordida a cui fa da contraltare tutta la suggestione del Messico coloniale nel periodo in cui in Europa infuria la guerra dei Trent’anni. Lasciato indietro il medico bolognese Mondino de’ Liuzzi e la sua serie (prima de Il libro dell’angelo 2011, Cuore di ferro 2008 e I discepoli del fuoco), Alfredo Colitto torna con La porta del paradiso. Non un thriller questa volta – se già il genere thriller stava stretto al precedente, come scrisse l’Unità, “un libro al crocevia tra avventura, religione, amore, politica, spionaggio” secondo Il Giornale -, ma un romanzo storico che strizza l’occhio all’avventura nella migliore tradizione dei grandi romanzieri francesi, incalzato com’è da appassionanti vicende tra Europa e Sudamerica, l’incontro tra culture diverse e rocamboleschi viaggi per mare.
Un intreccio – anzi due, quello napoletano e quello messicano – che abbraccia un decennio di storia e di emozioni, positive e negative: l’amore, l’affetto, l’amicizia, la vendetta, l’avidità, il rancore. E se il thriller medievale ha fatto di Colitto uno scrittore sempre più amato dalla critica e dai lettori, oltre che un autore internazionale tradotto in sette lingue e pubblicato in ben ventuno paesi (dall’Inghilterra all’Irlanda alla Francia alla Germania alla Spagna, arrivando fino in Brasile, Serbia e Turchia, più Messico, Argentina, Cile, Perù e Canada, e poi ancora Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, India, Indie Occidentali, Giamaica, Hong Kong e Singapore), La porta del paradiso – romanzo autonomo rispetto ai precedenti-, nasce proprio dal desiderio di raccontare una storia di più ampio respiro per scrivere la quale Colitto si è trasferito a Napoli, città che più di altre ha vissuto il peso della dominazione coloniale. “Mi affascinava la possibilità – racconta lo scrittore -, di far vivere i miei personaggi nella cornice di splendore e miseria della Napoli del XVII secolo, dove i nobili vivevano al di sopra delle loro possibilità e il popolo era schiacciato dalle tasse imposte dagli spagnoli per finanziare la cosiddetta Guerra dei Trent’Anni”. Condizione che Leone Baiamonte, il giovane nobile protagonista, così come altri personaggi, vive sulla sua pelle trovandosi a interagire anche con personaggi storici reali, come Masaniello e don Giulio Genoino. Baiamonte attraverserà poi l’oceano a bordo di un galeone spagnolo della Flota de Indias approdando in Messico con l’intenzione di sfruttare una miniera d’argento scoperta da uno zio missionario. È la genesi delle due storie parallele, quella messicana e quella napoletana, che per un certo tempo si svolgeranno in parallelo per poi riunificarsi nei capitoli finali…
Mentre in Europa infuria la guerra dei Trent’anni, a Napoli il giovane nobile Leone Baiamonte scopre che la sua famiglia è stata rovinata da un perfido usuraio, Giorgio Terrasecca. Leone si assume il compito di risollevarne le sorti, ma macchiatosi di una grave colpa è costretto a lasciare la futura sposa Lisa e imbarcarsi su un galeone spagnolo diretto in Messico con una condanna a morte per omicidio che pende sulla sua testa. Laggiù, uno zio missionario ha scoperto una preziosa miniera d’argento e, pur inesperto, Leone ha accettato il suo invito a gestirla, confidando così di poter dare sostegno alla sua famiglia e serbando in cuore la segreta speranza di riabbracciare Lisa. Ma nel Nuovo Mondo l’odio della bella e potente Socorro, l’amore per un’indigena dagli occhi profondi e gli intrighi della Chiesa interferiranno con i suoi progetti, rendendo l’impresa molto ardua.
Alfredo Colitto è nato a Campobasso e vive a Bologna. È noto al grande pubblico soprattutto per i thriller storici pubblicati con Piemme che hanno come protagonista il medico Mondino de’ Liuzzi: Cuore di ferro, I discepoli del fuoco (vincitore del Premio Mediterraneo del Giallo e del Noir e del Premio di letteratura poliziesca Franco Fedeli) e Il libro dell’angelo (vincitore del premio Azzeccagarbugli 2011).
“La porta del Paradiso” è un romanzo d’avventura raro nel panorama letterario italiano dei nostri tempi. Ma è anche un grande affresco storico, che dà pienamente l’idea di un’Europa devastata dalla Guerra dei Trent’anni e di un’America centrale in cui l’influenza della Chiesa è molto forte e spesso reca più danni che aiuti. Se è vero che il protagonista principale è Leone, sono forse le figure femminili ad emergere maggiormente.
Da Concetta Baiamonte che, in un modo o nell’altro, tiene in piedi la sua famiglia in attesa del ritorno del fratello, alla ricca e crudele Socorro che cerca di ostacolare ad ogni costo i progetti di Leone solo per un personale capriccio. Senza dimenticare Lisa ed Estrella, le due donne amate dal giovane Baiamonte. In tutto questo, l’autore conferma la sua bravura e la ricercatezza nel ricostruisce il panorama storico del momento. Doti già emerse nei thriller con protagonista Mondino de’ Liuzzi, a significare che, pur cambiando genere, i libri di Alfredo Colitto restano una garanzia.
Recensione a cura di Massimo Minimo
Dal 1300 al 1600, dalle calli e dai canali dell’oscura Venezia medievale de Il libro dell’angelo, a una Napoli splendida e sordida a cui fa da contraltare tutta la suggestione del Messico coloniale nel periodo in cui in Europa infuria la guerra dei Trent’anni. Lasciato indietro il medico bolognese Mondino de’ Liuzzi e la sua serie (prima de Il libro dell’angelo 2011, Cuore di ferro 2008 e I discepoli del fuoco), Alfredo Colitto torna con La porta del paradiso. Non un thriller questa volta – se già il genere thriller stava stretto al precedente, come scrisse l’Unità, “un libro al crocevia tra avventura, religione, amore, politica, spionaggio” secondo Il Giornale -, ma un romanzo storico che strizza l’occhio all’avventura nella migliore tradizione dei grandi romanzieri francesi, incalzato com’è da appassionanti vicende tra Europa e Sudamerica, l’incontro tra culture diverse e rocamboleschi viaggi per mare.
Un intreccio – anzi due, quello napoletano e quello messicano – che abbraccia un decennio di storia e di emozioni, positive e negative: l’amore, l’affetto, l’amicizia, la vendetta, l’avidità, il rancore. E se il thriller medievale ha fatto di Colitto uno scrittore sempre più amato dalla critica e dai lettori, oltre che un autore internazionale tradotto in sette lingue e pubblicato in ben ventuno paesi (dall’Inghilterra all’Irlanda alla Francia alla Germania alla Spagna, arrivando fino in Brasile, Serbia e Turchia, più Messico, Argentina, Cile, Perù e Canada, e poi ancora Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, India, Indie Occidentali, Giamaica, Hong Kong e Singapore), La porta del paradiso – romanzo autonomo rispetto ai precedenti-, nasce proprio dal desiderio di raccontare una storia di più ampio respiro per scrivere la quale Colitto si è trasferito a Napoli, città che più di altre ha vissuto il peso della dominazione coloniale. “Mi affascinava la possibilità – racconta lo scrittore -, di far vivere i miei personaggi nella cornice di splendore e miseria della Napoli del XVII secolo, dove i nobili vivevano al di sopra delle loro possibilità e il popolo era schiacciato dalle tasse imposte dagli spagnoli per finanziare la cosiddetta Guerra dei Trent’Anni”. Condizione che Leone Baiamonte, il giovane nobile protagonista, così come altri personaggi, vive sulla sua pelle trovandosi a interagire anche con personaggi storici reali, come Masaniello e don Giulio Genoino. Baiamonte attraverserà poi l’oceano a bordo di un galeone spagnolo della Flota de Indias approdando in Messico con l’intenzione di sfruttare una miniera d’argento scoperta da uno zio missionario. È la genesi delle due storie parallele, quella messicana e quella napoletana, che per un certo tempo si svolgeranno in parallelo per poi riunificarsi nei capitoli finali…
Mentre in Europa infuria la guerra dei Trent’anni, a Napoli il giovane nobile Leone Baiamonte scopre che la sua famiglia è stata rovinata da un perfido usuraio, Giorgio Terrasecca. Leone si assume il compito di risollevarne le sorti, ma macchiatosi di una grave colpa è costretto a lasciare la futura sposa Lisa e imbarcarsi su un galeone spagnolo diretto in Messico con una condanna a morte per omicidio che pende sulla sua testa. Laggiù, uno zio missionario ha scoperto una preziosa miniera d’argento e, pur inesperto, Leone ha accettato il suo invito a gestirla, confidando così di poter dare sostegno alla sua famiglia e serbando in cuore la segreta speranza di riabbracciare Lisa. Ma nel Nuovo Mondo l’odio della bella e potente Socorro, l’amore per un’indigena dagli occhi profondi e gli intrighi della Chiesa interferiranno con i suoi progetti, rendendo l’impresa molto ardua.
Alfredo Colitto è nato a Campobasso e vive a Bologna. È noto al grande pubblico soprattutto per i thriller storici pubblicati con Piemme che hanno come protagonista il medico Mondino de’ Liuzzi: Cuore di ferro, I discepoli del fuoco (vincitore del Premio Mediterraneo del Giallo e del Noir e del Premio di letteratura poliziesca Franco Fedeli) e Il libro dell’angelo (vincitore del premio Azzeccagarbugli 2011).
Titolo La porta del Paradiso
Autore Alfredo Colitto
Editore Piemme
Formato Rilegato
Pubblicato 15/01/2013
Pagine 490
Lingua Italiano
ISBN-13 9788856625462
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L'ho appena finito. È il secondo libro di Colitto che leggo ed'è la seconda volta che m'intrattengo piacevolmente e imparo anche qualcosa. L'intreccio è incalzante sin dall'inizio, il lettore dovrà dimenticare le bollette da pagare (altrettanto incalzanti) e cercare di staccarsi, senza successo, dal libro. La ricostruzione storica è accurata, le pagine dedicate alla rivolta napoletana del 1647 sono a dir poco avvincenti. Ho sempre apprezzato Alfredo Colitto come traduttore ma lo considero soprattutto uno scrittore. I personaggi di fantasia che decorano il suo romanzo conferiscono un respiro dickensiano al tutto. E ti fanno dimenticare per qualche ora delle bollette da pagare.
ed'è :)
Aspettando il ritorno di Mondino ci immergiamo in uno splendido affresco storico, nella Napoli di Masaniello e in un Messico affascinante e crudele.
I personaggi sono caratterizzati in maniera perfetta, con la loro umanità e cattiveria, le figure femminili sono affascinanti e forti, i paesaggi e i vari modi di vivere ti sembra di vederli dal vero, con i loro colori, i loro sapori.
Un romanzo che ti strega, ti permette di vivere avventure in paesi lontani e immergerti in un turbine di emozioni, buone e cattive.
Colitto ha fatto di nuovo centro, e che centro!
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