Dati 2011, 480 p., rilegato
TRAMA: Grazie all'interessamento di due importanti e spregiudicati studi legali di Washington e di Londra, un tribunale americano concede la liberazione di due famigerati terroristi arabi catturati nel corso di una brillante operazione condotta dalle truppe americane sulle vette dell'Hindu Kush, tra il Pakistan e l'Afghanistan e rinchiusi da cinque anni a Guantànamo. Dietro l'operazione c'è un potente fondamentalista islamico, Shakir Khan, che vive in Pakistan e che intende riorganizzare le fila di Al Quaeda per compiere un nuovo, memorabile attentato che si imponga all'attenzione del mondo dopo l'11 settembre... Il piano prevede che vengano coinvolti anche due terroristi palestinesi, da tempo nel mirino del Mossad. Anch'essi vengono liberati dal carcere con lo stesso sistema e anche di loro si perdono le tracce in Pakistan. I servizi segreti inglesi e americani sono in massima allerta, soprattutto quando viene intercettata una brevissima conversazione telefonica tra Khan e l'imam di Bradford, in Inghilterra. L'uomo giusto per intervenire, dopo che tre agenti segreti americani inviati in Pakistan sono stati uccisi, è l'ex SEAL Mack Bedford, il solo che può fermare - forse - questa terribile e organizzatissima macchina di morte...
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Questa è la seconda avventura che vede protagonista il Comandante Mackenzie Bedford, dopo L’attentatore, sua avventura d’esordio. Due titoli abbastanza diversi tra loro. Tanto il primo era lineare nel suo sviluppo riuscendo ad essere lo stesso avvincente, quanto questo è più strutturato e paradossalmente meno accattivante. Tanto il primo disegnava la personalità complessa e verosimile di Mack – rubando parecchie pagine all’azione per raccontare del suo ritorno a casa e soprattutto dei suoi travagli di fronte ad un importante dilemma morale alla base della missione precedente – quanto Interceptor da molto per scontato colpe e meriti, sorvolando su dubbi e dettagli psicologici. Questo secondo approccio è evidente anche nel modo, un pò “a grana grossa”, con cui affronta il tema del terrorismo islamico e la risposta statunitense. O nero, o bianco, non c’è spazio per i gradi di grigio. E alla fine rimane un buon libro di azione appesantito dalle prime cinquanta pagine e da un finale stile “montagna che partorisce un topolino”. Mack meritava una seconda avventura sicuramente migliore. Quindi, buona la prima.
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