Un gruppo di ragazzi inglesi, di non più di 12 anni, di ceto sociale elevato, sono gli unici sopravvissuti a un incidente aereo occorsogli mentre erano in volo di evacuazione durante un imminente conflitto planetario. Naufraghi su un'isola del Pacifico, i ragazzi si mettono subito all'opera per organizzarsi, ma, tentando di imitare le regole del mondo degli adulti, finiranno per trasformare quello che poteva essere definito come un paradiso terrestre in un vero inferno, dove emergono paure irrazionali e comportamenti selvaggi.
Un gruppo di ragazzi, tutti sotto i 12 anni, si trovano a vivere in un'isola deserta. Un conflitto mondiale imperversa, almeno, questo è quello che si intuisce, e loro finiscono esuli, nel Pacifico. Cercano di creare una società civile: delle leggi, un Capo, assemblee in cui affrontare i problemi, la costruzione di rifugi sicuri e un fuoco con cui attirare l'attenzione di eventuali navi, per poter essere tratti in salvo.
La base per poter convivere in modo equilibrato c'è, l'entusiasmo iniziale è quello di ogni ragazzino, che si rende poco conto della realtà e gestisce tutto come un gioco: Giochiamo a cacciare, giochiamo a fare i selvaggi, giochiamo a fare la guerra.
Ma il fuoco si spegne, le priorità di ognuno si fanno subito differenti, il confine tra comportamento civile e follia selvaggia, è sottile quanto un volto dipinto con la cenere. Nelle condizioni al limite, si fanno vivi gli atteggiamenti più inquietanti, come dire: se si da la possibilità, ad una persona disturbata, di emergere, quello che può creare è grottesco e sanguinario.
E' uno specchio della società, con delle personalità forti che si scontrano, i soggetti più deboli che subiscono. Nel leggerlo mi è tornata alla mente una citazione di Daniel Defoe che dice:"Tutti gli uomini sarebbero tiranni se potessero".
L'essere umano non ci fa una grande figura, non ne esce particolarmente bene. Golding mostra in modo evidente il predominio del selvaggio, della forza bruta sul dialogo. Probabilmente a rendere il tutto ancora più inquietante è proprio il fatto che, determinati atteggiamenti provengono da creature giovani, non corrotte dalla vita, i protagonisti di questo romanzo, devono scegliere come comportarsi in un ambiente in cui sono soli, non sottoposti al giudizio degli adulti, liberi di potersi gestire, senza una linea guida altrui, possono scegliere di comportarsi come vogliono, e come spesso accade, tra gli uomini, quando li si lascia liberi di decidere con la propria testa, le scelte che vengono prese sono le più raccapriccianti.
Dopo "Il Signore delle Mosche" che gli consentì di abbandonare il lavoro e di ritirarsia vivere ed a lavorare in campagna, Golding scrisse numerosi romanzi, fra cui "Gli eredi" (The inheritors, 1955), "Le due morti di Christopher Martin" (The two deaths of Christopher Martin, 1956), "Caduta libera" (Free fall, 1959), "La piramide" (The pyramid, 1967). "Oscuro visibile" (1979), e la trilogia costituita da "Riti di passaggio"(1980), "Calma di vento" (1987), "Fuoco sotto coperta" (1989) e il dramma teatrale "Farfalla d’ottone" (1958).
I romanzi di William Golding sono favole morali i cui protagonisti, in situazioni di estremo isolamento fisico o spirituale, si trovano faccia a faccia con i propri istinti più oscuri, con le leggi primordiali dell'esistenza e della convivenza. Il minuzioso esame dei comportamenti di personaggi spogli delle convenzioni della civiltà diventa un conflitto, quasi mitico, tra potenze del bene e del male. Esso fa affiorare, violenta e torbida, l'inquietudine metafisica.
Nel 1983 ottenne il premio Nobel per la letteratura, nel 1988 fu nominato baronetto. Nel dicembre del 1992 gli venne asportato un melanoma maligno sul volto, la mattina del 19 giugno 1993, morì, sempre in Cornovaglia, a Falmouth ,a causa di un attacco cardiaco.
Titolo Il signore delle mosche Autore Golding William Prezzo di copertina € 9,00 Dati 2001, 250 p., brossura, 14 ed. Traduttore Donini F. Editore Mondadori (collana Oscar classici moderni) |
Un gruppo di ragazzi inglesi, di non più di 12 anni, di ceto sociale elevato, sono gli unici sopravvissuti a un incidente aereo occorsogli mentre erano in volo di evacuazione durante un imminente conflitto planetario. Naufraghi su un'isola del Pacifico, i ragazzi si mettono subito all'opera per organizzarsi, ma, tentando di imitare le regole del mondo degli adulti, finiranno per trasformare quello che poteva essere definito come un paradiso terrestre in un vero inferno, dove emergono paure irrazionali e comportamenti selvaggi.
Protagonisti iniziali della vicenda sono Ralph, ragazzo biondo di circa 12 anni, Piggy, altro ragazzo sopravvissuto all'impatto, grasso e con gli occhiali, e Jack, capo di un gruppo corale scolastico.
Ralph e Piggy riescono a recuperare una conchiglia che, da quel momento, se utilizzata per soffiarvi all'interno, farà riecheggiare per tutta l'isola il richiamo di adunata dei sopravvissuti e offrirà il diritto di parola al suo possessore. Questo richiamo attira subito numerosi ragazzi tra cui Sam ed Eric, due gemelli e il gruppo del coro, a capo del quale c'è Jack, adolescente patito della caccia fino all'esasperazione. Tra i coristi c'è anche Simone, che diventa amico e aiutante di Ralph. Inizialmente viene eletto capo Ralph, il cui tipo di organizzazione simboleggia un ideale di democrazia, in cui ognuno lavora per il benessere collettivo. Sono quindi costretti ad adattarsi alla vita sull'isola: devono costruire rifugi, andare a caccia, tenere vivo un fuoco che serva da segnale (naturalmente dovranno fare tutto da soli, perché non c’è nessun adulto). Jack e i coristi si armano di lance e cacciano i maiali selvatici provvedendo così al cibo. Tuttavia in un secondo momento sembra che ai suoi compagni non importi nulla, preferendo giocare. Il tempo passa e i ragazzi si abituano sempre più a quel modo di vivere fatto di giochi e divertimento, dimenticando anche di tenere il fuoco acceso, perdendo così l’occasione di essere salvati da una nave di passaggio. La coesione del gruppo viene meno, si tralascia la costruzione delle capanne, e l'organizzazione di Ralph viene lentamente distrutta dal predominio di Jack con i suoi coristi-guerrieri, ormai ridotti a superstizione e crudeltà. Emergono inoltre paure irrazionali: la convinzione che l’isola sia abitata da una bestia dalla quale bisogna stare lontano rinunciando anche alle regole (secondo lo scrittore rappresenta il Demonio che terrorizza l’uomo). In verità è il cadavere di un paracadutista che viene mosso dal vento. Jack e i cacciatori si staccano dunque da Ralph e formano un clan indipendente. Una testa di maiale ucciso da Jack, il “Signore delle Mosche”, infilzata su un palo e attorniata dagli insetti, diventa il simbolo della decadenza. A Simone, sofferente di allucinazioni, il Signore delle Mosche rivela che non sarebbero mai riusciti a fermarlo. Il Male parla a Simone e contagia i ragazzi. Diviene così inevitabile lo scontro, e nella lotta muoiono Simone, massacrato a calci e pugni dagli altri bambini sulla spiaggia mentre tenta di rivelare la verità sulla bestia, e Piggy, colpito a morte da un masso gettato giù da un dirupo da Ruggero preso da un momento di follia. Intanto i due gemelli che erano con Ralph sono tenuti prigionieri: a Ralph non resta che scappare nella foresta. Jack ordina subito di cominciare a cercarlo ma, non trovandolo, come se fosse indemoniato, e appoggiato dagli altri, decide di dare fuoco a tutta l'isola per poterlo scovare. Ralph si dirige così verso la spiaggia, attendendo la morte, ma qui trova un ufficiale della marina, che con il suo equipaggio si offre di salvare i naufraghi.
Marta Zelioli ha detto:
"Il mucchio delle budella era un grumo nero di mosche che ronzavano come una sega. Dopo un po' le mosche scoprirono Simone e, ormai sazie, si posarono lungo i suoi rivoletti di sudore, a bere. Gli fecero il solletico sotto le narici, gli saltellarono sulle cosce. Erano innumerevoli, nere e d'un verde iridescente; e di fronte a Simone il Signore delle Mosche ghignava, infilzato sul bastone." - Pag. 162 -
Un gruppo di ragazzi, tutti sotto i 12 anni, si trovano a vivere in un'isola deserta. Un conflitto mondiale imperversa, almeno, questo è quello che si intuisce, e loro finiscono esuli, nel Pacifico. Cercano di creare una società civile: delle leggi, un Capo, assemblee in cui affrontare i problemi, la costruzione di rifugi sicuri e un fuoco con cui attirare l'attenzione di eventuali navi, per poter essere tratti in salvo.
La base per poter convivere in modo equilibrato c'è, l'entusiasmo iniziale è quello di ogni ragazzino, che si rende poco conto della realtà e gestisce tutto come un gioco: Giochiamo a cacciare, giochiamo a fare i selvaggi, giochiamo a fare la guerra.
"Io parlavo del fumo! Non vuoi che ti salvino anche te? Non sai parlar d'altro che di maiali e maiali."
"Ma abbiamo bisogno di carne!"
"E io lavoro tutto il giorno senz'altro aiuto che Simone, e quando tu torni non ti accorgi nemmeno delle capanne!" - Pag. 59 -
Ma il fuoco si spegne, le priorità di ognuno si fanno subito differenti, il confine tra comportamento civile e follia selvaggia, è sottile quanto un volto dipinto con la cenere. Nelle condizioni al limite, si fanno vivi gli atteggiamenti più inquietanti, come dire: se si da la possibilità, ad una persona disturbata, di emergere, quello che può creare è grottesco e sanguinario.
"Ci vuole un maiale vero" disse Roberto, strofinandosi ancora il didietro, "perché bisogna ammazzarlo."
"Prendiamo uno dei bambini" disse Jack, e tutti risero. - Pag. 134 -
E' uno specchio della società, con delle personalità forti che si scontrano, i soggetti più deboli che subiscono. Nel leggerlo mi è tornata alla mente una citazione di Daniel Defoe che dice:"Tutti gli uomini sarebbero tiranni se potessero".
L'essere umano non ci fa una grande figura, non ne esce particolarmente bene. Golding mostra in modo evidente il predominio del selvaggio, della forza bruta sul dialogo. Probabilmente a rendere il tutto ancora più inquietante è proprio il fatto che, determinati atteggiamenti provengono da creature giovani, non corrotte dalla vita, i protagonisti di questo romanzo, devono scegliere come comportarsi in un ambiente in cui sono soli, non sottoposti al giudizio degli adulti, liberi di potersi gestire, senza una linea guida altrui, possono scegliere di comportarsi come vogliono, e come spesso accade, tra gli uomini, quando li si lascia liberi di decidere con la propria testa, le scelte che vengono prese sono le più raccapriccianti.
Il Signore delle Mosche è stato pubblicato nel 1954, nei paesi di lingua inglese ha venduto 14 milioni di copie. E' il romanzo più famoso di William Golding, Premio Nobel per la Letteratura nel 1983.
William Golding nacque a St. Colomb Minor, in Cornovaglia il 19 Settembre 1911, frequentò le scuole a Marlborough dove suo padre era insegnante di scienze, proseguì gli studi a Oxford (Brasenose College), dove studiò dapprima scienze naturali, seguendo più le aspirazioni paterne che le proprie e, dopo due anni, passò allo studio della letteratura e della filosofia. Nell'autunno del 1934 Golding pubblicò la sua prima raccolta di poesie dal titolo "Poems". Maestro elementare di simpatie steineriane, condusse una vita piuttosto sregolata fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, che combatté in qualità di ufficiale della Marina britannica dove prese parte al supporto navale durante lo sbarco in Normandia e all'invasione di Walcheren. La partecipazione alla guerra influenzò tutta la sua produzione pervadendola di una visione tragica della realtà umana e dalla convinzione che il male trionfi sempre sul bene e sull'innocenza:William Golding, amò riconoscersi e riassumersi in questa frase: "L'uomo produce il male come le api producono il miele". Nel 1952 cominciò a scrivere un romanzo intitolato "Strangers from Within" che spedì a diversi editori ottenendo solo risposte negative, ma finalmente, due anni dopo, il romanzo venne pubblicato con il titolo "Lord of the flies" (Il signore delle mosche) ottenendo un grande successo che fu amplificato dall'edizione economica pubblicata negli Stati Uniti nel 1959, che divenne un vero e proprio oggetto di culto soprattutto tra i giovani della Beat Generation.
I romanzi di William Golding sono favole morali i cui protagonisti, in situazioni di estremo isolamento fisico o spirituale, si trovano faccia a faccia con i propri istinti più oscuri, con le leggi primordiali dell'esistenza e della convivenza. Il minuzioso esame dei comportamenti di personaggi spogli delle convenzioni della civiltà diventa un conflitto, quasi mitico, tra potenze del bene e del male. Esso fa affiorare, violenta e torbida, l'inquietudine metafisica.
Nel 1983 ottenne il premio Nobel per la letteratura, nel 1988 fu nominato baronetto. Nel dicembre del 1992 gli venne asportato un melanoma maligno sul volto, la mattina del 19 giugno 1993, morì, sempre in Cornovaglia, a Falmouth ,a causa di un attacco cardiaco.
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Frastornata da questa lettura, tenterò di commentarla.
I motivi che fanno precipitare su di un'isola deserta un aereo pieno di bambini e ragazzi inglesi è ininfluente: ogni lettore vedrà nell'accaduto una diversa spiegazione. Io ho scelto di pensare al tentativo di mettere in salvo i figli, da parte di genitori che stanno subendo o combattendo in un conflitto mondiale.
Sono tanti, i naufraghi, spaziano dai 5-6 anni di età fino all'adolescenza. Immediatamente si stabiliscono tentativi di gerarchie, come in un mondo adulto. E, inevitabilmente, si creeranno conflitti, spaccature, rivalità, divisioni fra bene e male, fra buon senso e ferocia. Ralph è il ragazzo inizialmente eletto a capo della comunità. In lui predomina il buon senso e lo affianca un timido consigliere; Jack è il cacciatore e darà inizio alla guerra contro Ralph. Come nella società adulta, il male trova facile appiglio, seguaci ottusi, personalità deboli alla ricerca di rivalsa violenta e non ragionante.
E' lo specchio della vita, il libro di Golding, nel quale si ritrovano tutti i meccanismi che conosciamo per esperienza: il tradimento, il branco, la sopraffazione da parte della violenza nei confronti della mitezza e dell'intelligenza.
Agghiacciante fino alla fine, ma, a mio avviso, non deludente nell'epilogo, come è stato giudicato da altri.
Una pessima traduzione ha penalizzato un po' la lettura, ma l'opera è indiscutibilmente straordinaria.
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