Cristina Aicardi ha detto: Un giallo classico, fatto di osservazioni ed interrogatori, che allo stesso tempo descrive con occhio sagace e salace la società dell'italia dell'800 subito dopo l'Unità......
Titolo Odore di chiuso Autore Malvaldi Marco Prezzo di copertina € 13,00 Dati 2011, 198 p., brossura Editore Sellerio Editore Palermo (collana La memoria) |
In un castello della Maremma toscana vicino alla Bolgheri di Giosue Carducci, arriva un venerdì di giugno del 1895 l’ingombrante e baffuto Pellegrino Artusi. Lo precede la fama del suo celebre La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, il brioso e colto manuale di cucina, primo del genere, con cui ha inventato la tradizione gastronomica italiana. Ma quella di gran cuoco è una notorietà che non gli giova del tutto al castello, dove dimora la famiglia del barone Romualdo Bonaiuti, gruppo tenacemente dedito al nulla. La formano i due figli maschi, Gaddo, dilettante poeta che spera sempre di incontrare Carducci, e Lapo, cacciatore di servette e contadine; la figlia Cecilia, di talento ma piegata a occupazioni donnesche; la vecchia baronessa Speranza che vigila su tutto dalla sua sedia a rotelle; la dama di compagnia che vorrebbe solo essere invisibile, e le due cugine zitelle. In più, la numerosa servitù, su cui spiccano la geniale cuoca, il maggiordomo Teodoro, e l’altera e procace cameriera Agatina. Contemporaneamente al cuoco letterato è giunto al castello il signor Ciceri, un fotografo: cosa sia venuto a fare al castello non è ben chiaro, come in verità anche l’Artusi. In questo umano e un po’ sospetto entourage, piomba gelido il delitto. Teodoro è trovato avvelenato e poco dopo una schioppettata ferisce gravemente il barone Romualdo. I sospetti seguono la strada più semplice, verso la povera Agatina. Sarà Pellegrino Artusi, grazie alla sua saggezza e alle sue originali letture, a dare al delegato di polizia le dritte per ritrovare la pista giusta.
Cristina Aicardi ha detto: Un giallo classico, fatto di osservazioni ed interrogatori, che allo stesso tempo descrive con occhio sagace e salace la società dell'italia dell'800 subito dopo l'Unità.
Libro di rara piacevolezza, caratterizzato da una leggerezza ed ironia di scrittura difficili tra trovare. Si legge in un soffio ed è un dispiacere arrivare alla fine.
Un giallo classico, fatto di osservazioni ed interrogatori, che allo stesso tempo descrive con occhio sagace e salace la società dell'italia dell'800 subito dopo l'Unità.
Spassosi anche gli interventi dell'autore che ogni tanto, abbandonando per qualche riga la narrazione, si inserisce nel racconto per fare ironici parallelismi con la società di oggi.
Malvaldi stesso alla fine sottolinea che nomi e riferimenti (ah Lapo ,Lapo) non sono casuali, ma questo risultava chiaro nella lettura.
Adoro la sua scrittura,così scorrevole e pungente, a volte basta un solo aggettivo messo nel posto giusto per rendere la frase estremamente spassosa.
Sorriderete e riderete molto leggendo questo libro,che sicuramente non fa rimpiangere gli spassosi vecchietti del BarLume.
Altro consiglio: se ne avrete l'occasione ,non perdetevi le presentazioni con l'autore che non solo scrive bene ma è anche estremamente simpatico .
Un giallo classico, fatto di osservazioni ed interrogatori, che allo stesso tempo descrive con occhio sagace e salace la società dell'italia dell'800 subito dopo l'Unità.
Spassosi anche gli interventi dell'autore che ogni tanto, abbandonando per qualche riga la narrazione, si inserisce nel racconto per fare ironici parallelismi con la società di oggi.
Malvaldi stesso alla fine sottolinea che nomi e riferimenti (ah Lapo ,Lapo) non sono casuali, ma questo risultava chiaro nella lettura.
Adoro la sua scrittura,così scorrevole e pungente, a volte basta un solo aggettivo messo nel posto giusto per rendere la frase estremamente spassosa.
Sorriderete e riderete molto leggendo questo libro,che sicuramente non fa rimpiangere gli spassosi vecchietti del BarLume.
Altro consiglio: se ne avrete l'occasione ,non perdetevi le presentazioni con l'autore che non solo scrive bene ma è anche estremamente simpatico .
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Tutte queste persone che girano nel castello di Roccapendente, per certi versi, arricchiscono il romanzo ma anche la trama narrativa fila discretamente, certo il lettore non ha dei sobbalzi per la genialità di alcuni passaggi ma va bene comunque. Interessante il personaggio di Pellegrino Artusi e la sua fama (anche se non è apprezzato da tutti) di scrittore del libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” così come lo sono le sue riflessioni riportate nel diario che per certi versi mescolano sapientemente nozioni culinarie e supposizioni sherlockiane. I riferimenti alla cucina mi sono piaciuti parecchio, perché “spezzano” solo apparentemente la trama ma in realtà si inseriscono molto bene nel contesto letterario. Credo proprio che valga la pena di provare la ricetta del polpettone all’uso zingaro!! Non conoscevo quest’autore ma ho letto che in precedenti romanzi ha creato una squadra investigativa dei vecchietti del BarLuce, la cosa mi incuriosisce e credo che approfondirò la sua conoscenza. Mi sarebbe piaciuto dargli 3 stelle e mezzo, ma non è possibile!
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