Recensione a cura del lettore Piergiorgio Vigliani
“Il ritorno del colonnello Arcieri” di Leonardo Gori è il giallo TEA Libri recensito da ThrilelrPages per la rubrica Le recensioni dei Lettori
Confesso che la mia frequentazione del Colonnello Arcieri è piuttosto recente. Ho fatto la sua conoscenza lo scorso anno, leggendo un romanzo di Marco Vichi, “I fantasmi del passato”, in cui era co-protagonista insieme al Commissario Bordelli.
Da quel momento in avanti, ho deciso di ripercorrere la sua storia, partendo dal primo episodio della serie intitolato “Nero di maggio”, ambientato in piena epoca fascista, in cui il giovane Bruno Arcieri (all’epoca ancora Capitano) condusse la sua prima indagine nella Firenze del 1939, in fibrillazione per l’incontro ufficiale tra Hitler e Mussolini.
Ma veniamo al presente…
Questo ultimo romanzo si apre con un Arcieri inquieto, quasi timoroso, che si sta nascondendo a Parigi: dopo una precipitosa fuga dall’Italia, lavora come cuoco in un bistrot e sta cercando di sfuggire ai sicari che lo stanno braccando.
Il tempo e le esperienze vissute, però, lo hanno profondamente cambiato. Scopre ben presto di non aver più voglia di scappare al suo destino: quando gli amici gli consigliano di lasciare la capitale francese per trovare rifugio in Spagna, lui non accetta. Opta invece per la scelta più difficile: quella di tornare a Firenze, per saldare i conti col passato ed ottenere quella giustizia che, fino a quel momento, appare ancora un concetto astratto e difficile da realizzare.
Il romanzo è davvero godibile. Partiamo dall’ambientazione, del tutto particolare: siamo in pieno ’68, con rivolte, cortei e manifestazioni di malcontento che rendono l’aria satura di rabbia e spirito di ribellione. Arcieri trova rifugio in una sorta di “comune”, bizzarra ed autogestita, in cui personaggi ambigui ed altri un poco strampalati si dividono pochi metri quadri vivendo alla giornata. L’atmosfera del thriller, pertanto, arriva spesso a mescolarsi con uno spirito da commedia che rende estremamente gradevole lo svolgimento della trama.
La trama è ben congegnata. I colpi di scena non sono mai artificiosi, ma vengono inseriti con abilità e sapienza nell’incastro. Gori sa prendere per mano il lettore e lo aiuta a calarsi nell’ordito della trama: al fianco del Colonnello Arcieri, un moderno antieroe, così lontano dalle luci fragorose ma false del protagonismo.
Ma a colpire l’animo del lettore sono soprattutto la profondità e l’intensità della vicenda, che contribuiscono a rendere il personaggio di Arcieri complesso, concreto e credibile, quasi si trattasse di un uomo reale, in carne ed ossa.
La scrittura è rapida ma sempre sobria ed elegante, adeguata ad esprimere alla perfezione l’evoluzione di un personaggio che è, a suo modo, un reduce: un sopravvissuto di un’Italia che non c’è più e che si trova invischiato nelle trame oscure di una nazione che ha perso l’innocenza. O che, forse, non l’ha mai conosciuta.
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