Recensione a cura di Antonia Dettori:
Voto
Il libro si legge in poco tempo, sia per la scrittura scorrevole ma anche per la terribile ( e comunque interessante) vicenda di Rosalia Quartararo che nel 1993 ha ucciso la figlia minore, Maria Concetta. Questo libro non si può certo definire un romanzo, ma piuttosto il resoconto di una tormentata vicenda giudiziaria e in certi passaggi si potrebbe considerare un manuale. L’autore essendo un avvocato penalista tratta bene la sua materia, e riferisce diverse citazioni appartenenti al settore giuridico/penale. Il figlicidio è nella lista dei peggiori crimini, fa paura pensare a una madre che compie un gesto così terribile. Il crimine è stato commesso con l’intenzione di uccidere e infatti Rosalia Quartararo è stata condannata al massimo della pena. La donna dopo tanti anni di carcere spera di poter tornare libera e vivere una vita normale, ma sarà mai possibile? Sicuramente non è stato semplice trattare un caso di questo tipo, né per i giudici, avvocati e tantomeno per gli operatori penitenziari. Indubbiamente sono stati fatti molti errori, ma il più grosso lo ha commesso questa donna che appare comunque molto ermetica. Con le istituzioni parla poco della sua storia di vita ma non credo che la motivazione sia da ricercare nel fatto che nel suo percorso detentivo non ha trovato persone “disposte ad ascoltarla”, sono sicura invece che le ragioni siano altre, molto più profonde. Concludo scrivendo che in questo libro non ho trovato lo spirito emozionale, ma questo non inficia la validità del testo e quello che l’autore ha voluto esternare ai lettori è sicuramente apprezzabile. Gianluca Arrighi ha comunque voluto dare risalto alla reale motivazione per cui questa madre ha commesso un crimine così efferato, raccontando una verità che invece gli articoli giornalistici, di quel periodo, non hanno detto.
TRAMA: Nel 1993 l'Italia fu sconvolta da un caso di omicidio familiare senza precedenti: Rosalia Quartararo uccise la figlia diciottenne e ne occultò il cadavere in una roggia della Bassa lodigiana. Per gli inquirenti il movente fu passionale: la donna si sarebbe innamorata del fidanzato della giovane e, in preda a un furioso attacco di gelosia, avrebbe eliminato la "rivale" con ferocia inaudita. Rosalia fu condannata all'ergastolo e inserita nei trattati di criminologia tra le assassine più spietate.
Per cancellare l'etichetta di mostro attribuitale dai media, Gianluca Arrighi ne ha ricostruito la complessa vicenda processuale cercando di rispondere a una domanda cruciale: cosa scatta nella mente di una madre che uccide la figlia? Con una prosa secca e incisiva Arrighi accompagna il lettore nella difficile esistenza di Rosalia, tra Palermo e Milano, costellata di drammi e violenze, fornendoci uno spaccato della vita carceraria femminile, segnata dai soprusi e dall'indelebile marchio d'infamia che bolla le detenute figlicide. Questo doloroso viaggio ci obbliga a fare i conti con la sofferenza di una donna che in vent'anni di reclusione è morta giorno dopo giorno schiacciata da strazianti sensi di colpa, ma che è tuttavia riuscita a trovare una speranza e una possibilità di redenzione in un luogo dove vige una legge primordiale e inviolabile: quella del vincolo di sangue.
Titolo Vincolo di sangue
Autore Arrighi Gianluca
Prezzo di copertina € 16,00
Su Amazon € 13,60
Dati 2012, 157 p., brossura
Editore Dalai Editore (collana Pepe nero)
Voto
Il libro si legge in poco tempo, sia per la scrittura scorrevole ma anche per la terribile ( e comunque interessante) vicenda di Rosalia Quartararo che nel 1993 ha ucciso la figlia minore, Maria Concetta. Questo libro non si può certo definire un romanzo, ma piuttosto il resoconto di una tormentata vicenda giudiziaria e in certi passaggi si potrebbe considerare un manuale. L’autore essendo un avvocato penalista tratta bene la sua materia, e riferisce diverse citazioni appartenenti al settore giuridico/penale. Il figlicidio è nella lista dei peggiori crimini, fa paura pensare a una madre che compie un gesto così terribile. Il crimine è stato commesso con l’intenzione di uccidere e infatti Rosalia Quartararo è stata condannata al massimo della pena. La donna dopo tanti anni di carcere spera di poter tornare libera e vivere una vita normale, ma sarà mai possibile? Sicuramente non è stato semplice trattare un caso di questo tipo, né per i giudici, avvocati e tantomeno per gli operatori penitenziari. Indubbiamente sono stati fatti molti errori, ma il più grosso lo ha commesso questa donna che appare comunque molto ermetica. Con le istituzioni parla poco della sua storia di vita ma non credo che la motivazione sia da ricercare nel fatto che nel suo percorso detentivo non ha trovato persone “disposte ad ascoltarla”, sono sicura invece che le ragioni siano altre, molto più profonde. Concludo scrivendo che in questo libro non ho trovato lo spirito emozionale, ma questo non inficia la validità del testo e quello che l’autore ha voluto esternare ai lettori è sicuramente apprezzabile. Gianluca Arrighi ha comunque voluto dare risalto alla reale motivazione per cui questa madre ha commesso un crimine così efferato, raccontando una verità che invece gli articoli giornalistici, di quel periodo, non hanno detto.
TRAMA: Nel 1993 l'Italia fu sconvolta da un caso di omicidio familiare senza precedenti: Rosalia Quartararo uccise la figlia diciottenne e ne occultò il cadavere in una roggia della Bassa lodigiana. Per gli inquirenti il movente fu passionale: la donna si sarebbe innamorata del fidanzato della giovane e, in preda a un furioso attacco di gelosia, avrebbe eliminato la "rivale" con ferocia inaudita. Rosalia fu condannata all'ergastolo e inserita nei trattati di criminologia tra le assassine più spietate.
Per cancellare l'etichetta di mostro attribuitale dai media, Gianluca Arrighi ne ha ricostruito la complessa vicenda processuale cercando di rispondere a una domanda cruciale: cosa scatta nella mente di una madre che uccide la figlia? Con una prosa secca e incisiva Arrighi accompagna il lettore nella difficile esistenza di Rosalia, tra Palermo e Milano, costellata di drammi e violenze, fornendoci uno spaccato della vita carceraria femminile, segnata dai soprusi e dall'indelebile marchio d'infamia che bolla le detenute figlicide. Questo doloroso viaggio ci obbliga a fare i conti con la sofferenza di una donna che in vent'anni di reclusione è morta giorno dopo giorno schiacciata da strazianti sensi di colpa, ma che è tuttavia riuscita a trovare una speranza e una possibilità di redenzione in un luogo dove vige una legge primordiale e inviolabile: quella del vincolo di sangue.
Titolo Vincolo di sangue
Autore Arrighi Gianluca
Prezzo di copertina € 16,00
Su Amazon € 13,60
Dati 2012, 157 p., brossura
Editore Dalai Editore (collana Pepe nero)
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Romanzo a tinte molto forti e, devo dire, davvero molto bello. La storia di un figlicidio tremendo e realmente accaduto, ma raccontata da Arrighi in modo sorprendentemente "umano" e con uno stile che porta a divorare ogni singola pagina.
Un libro, inoltre che induce a profonde riflessioni.
Da leggere.
Gaia Conversi
Un mio commento a Vincolo di sangue di Gianluca Arrighi:
Questo è un libro di poche pagine,ma pieno di spunti di riflessione.
Un avvocato penalista racconta il fatto di cronaca efferata di qualche anno fa,in cui una madre ha ucciso la figlia diciottenne.
Premesso che di questo fatto non ero per niente a conoscenza,purtroppo oggi ne succedono troppi,leggere queste pagine mi ha sconvolto,ma mi ha anche costretta a pensare che il detenuto,per quanto abbia commesso un crimine imperdonabile rimane comunque un essere umano e parecchie volte noi,io in primis, giudichiamo e colpevolizziamo immediatamente.
Con questo non perdono nè giustifico questa mamma,ma forse il libro mi ha aiutato a vedere diversamente, a capire che chi ha commesso un crimine deve rendere conto a qualcuno e qualcosa di superiore a noi,e comunque pagherà per tutta la vita,ricordando in ogni momento ciò che ha fatto
L’autore ha scritto il libro dopo vari incontri con la detenuta e ha raccontato molto bene le sue “confessioni”,mettendo in risalto la donna,i suoi pensieri e soprattutto scrivendo la verità dei fatti,cosa che non era avvenuta all’epoca attraverso la stampa giornalistica.
Certo non è una scusante sapere che l’orrendo delitto è avvenuto non per motivi passionali,ma quasi per proteggere la figlia da un amore che la mamma non riteneva giusto per vari motivi.Però aiuta a capire un pochino di più questa persona, ci fa vedere una triste realtà che noi vorremmo sempre tener lontana,ma invece ci è molto vicina.
Ho letto tutto di Arrighi. Da CRIMINA ROMANA a tutte le novelle noir. E infine, qualche settimana fa, VINCOLO DI SANGUE, un romanzo che mi ha conivolta totalmente. La storia di una madre assassina raccontata e analizzata come mei nessuno aveva fatto prima. Tra tutti gli scrittori italiani di noir, a mio avviso, Arrighi si distingue proprio perchè in tutte le sue opere (sia i true crime che le novelle di fantasia) si percepisce chiaramente come lui, a differenza di molti altri, "viva" ogni giorno la realtà criminale. Ed è questo che fa di questo giovane autore una delle più piacevoli novità del panorama italiano del genere noir.
Gaia Cerasoli
C’è una linea sottile che divide l’essere umano dal diventare un potenziale criminale. Questa rottura della linea avviene quando prende il sopravvento la nostra “parte oscura”. Questo è successo in questa “real crime novel”.
E’ il racconto di un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1993 Rosalia Quartararo uccide la figlia Maria Concetta diciottenne e ne occulta il cadavere. Accusata di figlicidio per motivi passionali con il massimo della pena: l’ergastolo.
Un avvocato penalista viene assunto da Rosalia come suo “avvocato fiduciario” per l’ultima fase del processo quella dell’esecuzione. Anche se la pena rimarrà l’ergastolo è un grido disperato alla verità.
Inizia così attraverso i colloqui in carcere il racconto della vita di Rosalia in Sicilia.
Dalla sua infanzia finita troppo presto, agli amori sbagliati, al trasferimento a Milano, come ha dovuto crescere tre figlie da sola, i problemi che puoi trovare in una grande città, il lavoro e il rapporto troppo protettivo nei confronti di Maria Concetta fino all’epilogo finale dell’orrendo omicidio della figlia.
L’avvocato con grande maestria mette in risalto il lato umano della donna e le vere cause di quel gesto folle cercando di riscattare il nome di Rosalia, cercando di togliere l’etichetta del “mostro”, anche un criminale comunque resta ed è un essere umano.
Uno spaccato di come si vive in un carcere, e per l’omicidio che ha commesso Rosalia ne ha dovuti cambiare parecchi finche è arrivata a Rebibbia, e di quando è stata in un “ospedale psichiatrico giudiziario”.
Un libro scorrevole che si legge in poco tempo sono 157 pagine. Scritto benissimo, molto umano percepisci il dolore, la sofferenza, la tenerezza, la malinconia. Ti fa riflettere, ti fa pensare. E’ un romanzo profondo anche se l’argomento è forte.
PaolaB.
Quante emozioni in questo libro! Le emozioni del lettore che si pone di fronte ad un tremendo fatto di cronaca (che personalmente non conoscevo) e le emozioni di una madre che ha tolto la vita ad una figlia, morendo dentro a sua volta. Il più orribile degli omicidi, togliere la vita alla carne della tua carne, alla parte più bella di sè stessi. Uno splendido libro, scritto in punta di penna, con una dolcezza e una tenerezza affascinanti e commoventi. Un avvocato che ha cercato non di giustificare ma di capire, di andare a fondo nell'anima di questa donna, assassina ma non donna perduta. Splendido
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