Recensione a cura di Diego Thriller:
Mai un titolo è stato più azzeccato. Con questo libro Derek Raymond vi porterà dritti in un museo dell'inferno.
Come sempre Raymond porta il lettore a braccetto nel male più assoluto. Di solito l'assassino viene messo in secondo piano nei libri per dare maggior spazio alla risoluzione del "caso" , ma qui Ronald è il protagonista e l'autore ci svela "Il museo dell'inferno" che si trova nella sua mente. Non do il voto pieno perchè secondo me il suo migliore rimane "Il mio nome era Dora Suarez".
Voto 4/5
TRAMA: Ronald Jidney dà corpo alle sue visioni estetiche martoriando e uccidendo con dedizione totale le sue vittime, scomponendo e ricomponendo la loro carne come un artista fa con la materia, per affermarsi contro quella vita che l'ha maltrattato, con la certezza che "l'unico modo di scampare all'inferno è diventare l'inferno". Il Sergente della A14, sezione Delitti Irrisolti, si trova proiettato nell'indagine quasi per caso: un ex collega insospettito dal comportamento di un vicino di poche parole, una serie di donne scomparse, un'identità celata sotto nomi differenti. Esistenze avvolte da una patina di normalità così densa da poter offrire all'orrore il miglior nascondiglio. Emergono a poco a poco i particolari di un quadro terribile e angosciante, nitido eppure indecifrabile fino all'ultimo. Raymond, nel quinto romanzo della Factory, ci accompagna nei corridoi di questo museo dell'inferno per mostrarci gli insondabili abissi della natura umana, dove si nasconde la gelida tenebra di una mente omicida. Postfazione di Alberto Pezzotta.
Titolo Il museo dell'inferno
Mai un titolo è stato più azzeccato. Con questo libro Derek Raymond vi porterà dritti in un museo dell'inferno.
La trama e l'assassino sono evidenti sin dalle prime pagine, sono messi in secondo piano, ma il suo realismo e la scrupolosa analisi della complicata personalità di Ronald ne fanno un ottimo libro.
Un vicino di casa un po' strano che forse tutti abbiamo avuto, di quelli che a volte si sentono nei tg, "un uomo apparentemente normale"ma che ha massacrato e ucciso più persone. Ronald Jidney fa parte di questi killer, all'apparenza un donnaiolo che cambia spesso partner , però non è uno di quelli che lascia le sue amanti, no, lui le uccide, e in modo atroce. "La mia esperienza delle donne, della bellezza, è troppo intensa per essere fatta direttamente; devo dissezionare e assorbire. Per fare quello che devo, la bellezza deve essere inerte".Come sempre Raymond porta il lettore a braccetto nel male più assoluto. Di solito l'assassino viene messo in secondo piano nei libri per dare maggior spazio alla risoluzione del "caso" , ma qui Ronald è il protagonista e l'autore ci svela "Il museo dell'inferno" che si trova nella sua mente. Non do il voto pieno perchè secondo me il suo migliore rimane "Il mio nome era Dora Suarez".
Voto 4/5
TRAMA: Ronald Jidney dà corpo alle sue visioni estetiche martoriando e uccidendo con dedizione totale le sue vittime, scomponendo e ricomponendo la loro carne come un artista fa con la materia, per affermarsi contro quella vita che l'ha maltrattato, con la certezza che "l'unico modo di scampare all'inferno è diventare l'inferno". Il Sergente della A14, sezione Delitti Irrisolti, si trova proiettato nell'indagine quasi per caso: un ex collega insospettito dal comportamento di un vicino di poche parole, una serie di donne scomparse, un'identità celata sotto nomi differenti. Esistenze avvolte da una patina di normalità così densa da poter offrire all'orrore il miglior nascondiglio. Emergono a poco a poco i particolari di un quadro terribile e angosciante, nitido eppure indecifrabile fino all'ultimo. Raymond, nel quinto romanzo della Factory, ci accompagna nei corridoi di questo museo dell'inferno per mostrarci gli insondabili abissi della natura umana, dove si nasconde la gelida tenebra di una mente omicida. Postfazione di Alberto Pezzotta.
Titolo Il museo dell'inferno
Autore Derek Raymond
Prezzo € 14,00, brossura
Anno 2011 Pagine 224
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