L'autore di TU SEI IL MALE è arrivato anche tra grinfie di Thrillerpage.
Grazie a Roberto Costantini, che ha concesso questa intervista curata da Massimo Minimo
per gli amici del blog.
La prima domanda è quasi obbligata: ti aspettavi un tale successo? Risposta quasi obbligata: no. Risposta vera, tanto ormai ho abbastanza anni per rischiare di passare per immodesto: sì.
Il protagonista del libro, Balistreri, è nato in Libia come te. Oltre a questo, c’è altro di autobiografico nel suo personaggio?
Anche per prudenza ho inserito il fratello Alberto, come me ingegnere, dirigente d’azienda, felicemente sposato con due figli. Per il resto mi appello al quinto emendamento.
Nella prima parte del romanzo il commissario, più che svolgere il suo mestiere, si preoccupa di bere, giocare a carte e divertirsi con le donne (quest’ultima cosa gli riesce benissimo, con mia somma invidia …. ). Non proprio l’esempio del bravo poliziotto, insomma. Ti sei ispirato a qualche modello letterario per creare la sua figura?
All’opposto, non ho trovato nessun investigatore come volevo io. Nel senso che nei noir l’investigatore per il lettore è sempre il Bene ( anche quelli un po’ violenti, stropicciati, malinconici ecc ecc) e il killer è il Male. Ma in TSM , chi è il Bene e chi è il Male?
Uno dei tanti temi affrontati nel romanzo è quello della presenza dei campi rom e della difficile convivenza con buona parte degli Italiani. Quale è la tua idea in proposito?
Il protagonista del libro, Balistreri, è nato in Libia come te. Oltre a questo, c’è altro di autobiografico nel suo personaggio?
Anche per prudenza ho inserito il fratello Alberto, come me ingegnere, dirigente d’azienda, felicemente sposato con due figli. Per il resto mi appello al quinto emendamento.
Nella prima parte del romanzo il commissario, più che svolgere il suo mestiere, si preoccupa di bere, giocare a carte e divertirsi con le donne (quest’ultima cosa gli riesce benissimo, con mia somma invidia …. ). Non proprio l’esempio del bravo poliziotto, insomma. Ti sei ispirato a qualche modello letterario per creare la sua figura?
All’opposto, non ho trovato nessun investigatore come volevo io. Nel senso che nei noir l’investigatore per il lettore è sempre il Bene ( anche quelli un po’ violenti, stropicciati, malinconici ecc ecc) e il killer è il Male. Ma in TSM , chi è il Bene e chi è il Male?
Uno dei tanti temi affrontati nel romanzo è quello della presenza dei campi rom e della difficile convivenza con buona parte degli Italiani. Quale è la tua idea in proposito?
Che l’unico paese dove l’integrazione multirazziale è perfettamente riuscita, nel senso della reale parità di opportunità , sono gli Stati Uniti, cioè un paese con pochissima storia e poca cultura da difendere. Evidente la cultura ( ciò che so già) e la storia ( ciò che è accaduto) non sono la via migliore per l’integrazione.
Altro argomento è l’ “ingombrante” presenza del Vaticano. Ritieni sia giusto che abbia un tale peso ed una tale influenza nella vita del nostro Paese?
Il Bene che predicava Cristo è per esseri perfetti, così il cristianesimo sarebbe stato cosa di pochi eletti. La Chiesa ha avuto ben presto degli uomini una visione più realistica e li ha legati a sé con i misteri e i miracoli, assolvendoli dalle loro bassezze e promettendo loro la vita eterna in cambio della fede. Come avviene in TSM. Non era questo che voleva Gesù, per Lui la fede nasceva dalla libertà di scelta, non dal baratto. E’ questa mentalità, che in Italia si estende a tutti i settori della società, ad essere ingombrante.
Cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera di scrittore?
Parlare ai miei figli e ai giovani. Mi illudo che , oltre che un bel noir, Tu sei il Male sia quasi un romanzo di formazione. Ma forse mi illudo e basta. Vorrei dir loro che esiste una terza via tra l’assuefazione e l’isolamento, ed è quella che Balistreri intraprende nel finale: avere l’umiltà di combattere col male , in un ring dove scorre anche il proprio sangue ma si è vivi, non morti viventi.
Hai scelto di scrivere una trilogia sul commissario . Pensi sia la “formula” adatta, quella della trilogia, per sviluppare completamente un personaggio?
Non necessariamente, ma lo è nella mia impostazione. Il male è un virus che in piccola parte si annida in tutti noi. Nel 99%dei casi resta sopito e innocuo. Ma per l’1% no, e le condizioni di partenza si formano nell’adolescenza, nei danni veri o presunti subiti durante quell’età. Per questo bisognerà tornare indietro nel tempo, al Michele Balistreri adolescente, quando il danno crea la sua impronta nell’anima.
E’ già prevista una versione cinematografica di “Tu sei il male”. Chi vedresti bene nei panni di Balistreri?
Chiedere al gentil sesso.
Sei finalista al Premio Scerbanenco. Ci racconti i tuoi pensieri e le tue emozioni in proposito?
In sintesi : è un onore essere insieme ad autori ben più conosciuti di me. Ma è un onore ancora maggiore per il nome a cui si ispira il premio. Ho letto Scerbanenco da giovane e ultimamente, mentre scrivevo tu sei il male, ho riletto quello che è forse il suo libro più agghiacciante sul male, I ragazzi del massacro. Sembra scritto oggi.
Ultima domanda, che credo siano in molti a rivolgerti: quanto dovremo attendere per il secondo capitolo delle avventure di Balistreri, che tratterà della sua gioventù in Libia?
Siamo a metà dell’opera, deciderà poi l’editore i giusti tempi. Io sono ancora un apprendista in questo settore.
Intervista a cura di Massimo Minimo
Per la recensione al libro Tu sei il male
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Altro argomento è l’ “ingombrante” presenza del Vaticano. Ritieni sia giusto che abbia un tale peso ed una tale influenza nella vita del nostro Paese?
Il Bene che predicava Cristo è per esseri perfetti, così il cristianesimo sarebbe stato cosa di pochi eletti. La Chiesa ha avuto ben presto degli uomini una visione più realistica e li ha legati a sé con i misteri e i miracoli, assolvendoli dalle loro bassezze e promettendo loro la vita eterna in cambio della fede. Come avviene in TSM. Non era questo che voleva Gesù, per Lui la fede nasceva dalla libertà di scelta, non dal baratto. E’ questa mentalità, che in Italia si estende a tutti i settori della società, ad essere ingombrante.
Cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera di scrittore?
Parlare ai miei figli e ai giovani. Mi illudo che , oltre che un bel noir, Tu sei il Male sia quasi un romanzo di formazione. Ma forse mi illudo e basta. Vorrei dir loro che esiste una terza via tra l’assuefazione e l’isolamento, ed è quella che Balistreri intraprende nel finale: avere l’umiltà di combattere col male , in un ring dove scorre anche il proprio sangue ma si è vivi, non morti viventi.
Hai scelto di scrivere una trilogia sul commissario . Pensi sia la “formula” adatta, quella della trilogia, per sviluppare completamente un personaggio?
Non necessariamente, ma lo è nella mia impostazione. Il male è un virus che in piccola parte si annida in tutti noi. Nel 99%dei casi resta sopito e innocuo. Ma per l’1% no, e le condizioni di partenza si formano nell’adolescenza, nei danni veri o presunti subiti durante quell’età. Per questo bisognerà tornare indietro nel tempo, al Michele Balistreri adolescente, quando il danno crea la sua impronta nell’anima.
E’ già prevista una versione cinematografica di “Tu sei il male”. Chi vedresti bene nei panni di Balistreri?
Chiedere al gentil sesso.
Sei finalista al Premio Scerbanenco. Ci racconti i tuoi pensieri e le tue emozioni in proposito?
In sintesi : è un onore essere insieme ad autori ben più conosciuti di me. Ma è un onore ancora maggiore per il nome a cui si ispira il premio. Ho letto Scerbanenco da giovane e ultimamente, mentre scrivevo tu sei il male, ho riletto quello che è forse il suo libro più agghiacciante sul male, I ragazzi del massacro. Sembra scritto oggi.
Ultima domanda, che credo siano in molti a rivolgerti: quanto dovremo attendere per il secondo capitolo delle avventure di Balistreri, che tratterà della sua gioventù in Libia?
Siamo a metà dell’opera, deciderà poi l’editore i giusti tempi. Io sono ancora un apprendista in questo settore.
Intervista a cura di Massimo Minimo
Per la recensione al libro Tu sei il male
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