L'intervista incrociata
di
Alfredo Colitto
autore de "I Discepoli del fuoco"
VS
Giancarlo Narciso
autore del nuovo libro " Solo fango"
Bene amici di Thriller, si parte! Cominciamo col presentarvi Alfredo Colitto :
...Scrivo e traduco, soprattutto thriller, per alcune delle maggiori case editrici italiane. I miei thriller storici Cuore di Ferro e I Discepoli del Fuoco (Piemme 2009 e 2010) primo e secondo volume di una trilogia ambientata nel XIV secolo, sono stati venduti anche in Spagna, in Germania, in Brasile e in Gran Bretagna.
A febbraio 2011 uscirà il terzo volume.
Ho pubblicato anche Il candidato (Verdenero - Edizioni Ambiente), Aritmia Letale(incluso nel Giallo Mondadori n. 2977 con il titolo Medicina Oscura), Duri di Cuore(Perdisa), Café Nopal (alacrán) e Bodhi Tree (Crisalide).
Ho partecipato a numerose antologie di racconti, tra cui: Killers & Co. (Sonzogno),Fez, struzzi e manganelli (Sonzogno), Il ritorno del Duca (Garzanti), History & Mystery (Piemme), Anime Nere Reloaded (Mondadori).
Insegno scrittura creativa presso la scuola “Zanna Bianca” di Bologna, della quale sono tra i fondatori. I miei interessi sono rappresentati dall’agenzia letteraria Natoli Stefan & Oliva, di Roberta Oliva.
Ho partecipato a numerose antologie di racconti, tra cui: Killers & Co. (Sonzogno),Fez, struzzi e manganelli (Sonzogno), Il ritorno del Duca (Garzanti), History & Mystery (Piemme), Anime Nere Reloaded (Mondadori).
Insegno scrittura creativa presso la scuola “Zanna Bianca” di Bologna, della quale sono tra i fondatori. I miei interessi sono rappresentati dall’agenzia letteraria Natoli Stefan & Oliva, di Roberta Oliva.
E vi presento anche Giancarlo Narciso, milanese appassionato di viaggi avventurosi che ha compiuto più volte il giro del mondo stabilendosi di volta in volta a Tokyio, Kuwait, Città del Messico, San Francisco, e Singapore, svolgendo i lavori più disparati.
Rientrato in Italia nel 1993 ha subito pubblicato I guardiani di Wirikuta e Le zanzare di Zanzibar, seguiti poi da Singapore Sling, Sankhara, Incontro a Daunanda, Un'ombra anche tu come me e Solo fango. Il suo prossimo romanzo, Otherside, sarà in libreria il 9 marzo prossimo. Nel 2006 ha vinto il premio Scerbanenco con Incontro a Daunanda, terza puntata della trilogia che include Singapore Sling, a sua volta vincitore del premio Tedeschi nel 1998, e Le zanzare di Zanzibar.
Attualmente vive fra Riva del Garda e l'isola di Lombok, in Indonesia.
I suoi romanzi: (1994) I guardiani di Wirikuta, (2002) Sankhara.Un indagine di Butch Moroni P.I, (2002) Singapore Sling, (2004) Le zanzare di Zanzibar, (2006) Incontro a Daunanda, (2008) Un'ombra anche tu come me, (2010) Solo Fango.
Diego
Come al solito, Alfredo e Giancarlo, parto io, chiedendovi dove vi siete conosciuti, poi date il via al vostro fuoco incrociato!
Alfredo
Era il 1992, forse giugno, al crepuscolo, in una ghost town sperduta nella Sierra de Catorce, a 2700 metri d’altitudine ed ero appena partito per salire sul Quemado, la montagna che domina la valle. Sono da poco uscito dal paese quando, sulla pista che scende dal monte, vedo uno che ne scende, in groppa a un cavallo.
Giancarlo
Mi fermo e attacco discorso con il tipo che va a piedi verso il monte. Scopro che è italiano e anche lui è un vecchio frequentatore di Real de Catorce. È tardi e non ci diciamo molto ma un paio di giorni dopo ci rincontriamo e scopriamo in breve di avere entrambi un manoscritto nello zaino e che un mio zio, professore di educazione fisica al liceo classico di Campobasso, una volta ha rimandato Alfredo a settembre perchè non portava mai le scarpette da ginnastica.
Alfredo
Così diventiamo amici e ci leggiamo a vicenda i manoscritti, scambiandoci commenti. Quello di Giancarlo aveva un titolo che resta impresso, Le zanzare di Zanzibar e raccontava il tipo di storie che capitavano a gente come noi, che viveva on the road in Messico. Giancarlo era sul punto di tornare in Italia per la prima volta dopo molti anni proprio per cercarsi un editore e pubblicare il romanzo. È stato difficile?
Giancarlo
Per la verità è stato più difficile riambientarmi in Italia, dopo tutto quel tempo passato prima in Asia, poi in America. L’editore tutto sommato l’ho trovato abbastanza in fretta e guarda caso era di Bologna, cosa che ci ha fornito l’occasione di continuare a rivederci anche in Italia con una certa frequenza. Era Luigi Bernardi con la sua Granata Press, in quel momento forse l’editore più interessante sulla piazza. Aveva scoperto e lanciato un sacco di autori importanti come Fois, Lucarelli, Ferrandino e sdoganato il giallo e il noir italiano. Un genere che tu all’epoca dicevi di non bazzicare molto, preferendo cose più letterarie. Invece poi mi hai sorpreso scrivendo Duri di cuore, che è uno dei pochi veri noir italiani.
Alfredo
È vero, avevo un pregiudizio radicato non solo nei confronti di gialli e noir, ma di tutta la letteratura di genere. A mia parziale discolpa posso dire di essermi formato soprattutto sui grandi della letteratura. Tra quelli che mi hanno lasciato un segno profondo, cito Dostoevskij, Balzac, Proust, Joyce, e soprattutto Stendhal, che amavo e amo moltissimo (tanto da dare il suo cognome al protagonista del mio primo romanzo, Cafè Nopal). A paragone di tanto genio, leggere noir mi sembrava poco più di una perdita di tempo. Poi sono stato colpito dalla legge del contrappasso, e adesso non solo li leggo, ma li traduco e li scrivo. E mi capita anche un’altra cosa che non avrei mai detto: apprezzo i personaggi seriali.
Tu ti sei affezionato a Rodolfo, il protagonista di Le zanzare di Zanzibar, al punto da e metterlo in altri due romanzi. A quando il quarto?
Giancarlo
Rodolfo è ovviamente il mio alter ego e le sue storie ricalcano i miei quindici anni trascorsi a girare attorno al mondo. Dopo gli altri due titoli della saga, Singapore Sling e Incontro a Daunanda, ho una gran voglia di scrivere la quarta puntata, ovvero Coconut Airways, ma dovrei trovare il tempo. Per ora sono preso a scrivere romanzi strettamente legati alla realtà italiana, ma prima o poi ritornerò alle ambientazioni esotiche. Ma anche tu, dopo il messicanissimo Café Nopal, ti sei concentrato sull’Italia, anzi, su Bologna, dove hai ambientato i tuoi thriller medievali. Come mai? Non ti manca l’esotico?
Alfredo
Devo dire di no. Mi piace scrivere dei posti in cui mi trovo, e comunque la Bologna del 1300 ha un suo lato “esotico”, dato dalla lontananza nel tempo, se non nello spazio. Sia Cuore di ferro, sia I discepoli del fuoco mi hanno restituito il brivido di esplorare un mondo nuovo, proprio come quando percorrevo a piedi le Sierras messicane.
Tu adesso sei ritornato all’attenzione del grande pubblico con Solo fango, un romanzo di inchiesta a tinte noir. Come ti ci sei trovato? Quale è stata la molla che ti ha spinto a scriverlo?
Giancarlo
Per prima cosa non ne potevo più di vedere il posto meraviglioso dove abito, Riva del Garda, massacrato dalla speculazione edilizia che, con la complicità di politici sciagurati, lo ha trasformato in una squallida distesa di capannoni industriali. Investigando su ciò ho scoperto le trame del malgoverno trentino che si collegano con una grande tragedia del passato, la strage di Stava. A questo punto ho deciso che il modo migliore di portare alla luce queste nefandezze era di usarle come ambientazione per un noir. Chissà che portando alla luce certe magagne del malgoverno trentino non si riesca a fare qualcosa per fermare il malgoverno della provincia di Trento.
Tu hai scritto una trilogia medievale che ha per protagonista il medico bolognese Mondino de’ Liuzzi, ma mentre Cuore di ferro e I discepoli del fuoco sono ambientati a Bologna, nel prossimo ti sposti a Venezia. Come mai?
Alfredo
Sempre la vecchia inquietudine. Dopo due libri, la Bologna del 1300 cominciava ad andarmi stretta e ho deciso di far partire Mondino per nuovi lidi. Girare per Venezia in cerca dei luoghi dove ambientare le scene del romanzo è stato affascinante e mi ha permesso di far muovere Mondino in un posto nuovo, per lui e per me.
In quanto a te, in Solo fango hai riproposto Butch Moroni, il protagonista di Sankhara. Per non parlare di Rodolfo Capitani. Evidentemente sei attratto dalla serialità.
Giancarlo
Be’, sì, io ai personaggi mi ci affeziono e quando finisco un romanzo sono tormentato dalla curiosità di cosa possano avere fatto dopo. Di sicuro non vedo l’ora di scoprire come se la caverà Rodolfo in Coconut airways, anche se so che dovrò aspettare ancora a lungo. Così come brucio dalla voglia di riportare Butch Moroni in Trentino a sbugiardare altri politici corrotti. Ora torniamo a Mondino. E’ molto difficile, se non quasi impossibile, che uno scrittore italiano di thriller sia tradotto in inglese. Tu invece, dopo aver venduto i diritti dei tuoi libri in Germania, Spagna e Brasile, stai per essere pubblicato anche in Gran Bretagna e Canada. Come te lo spieghi?
Alfredo
Mah, per me questo successo all’estero è una grande sorpresa. Soprattutto la traduzione in inglese, da parte di un editore importante come Little-Brown. Penso che abbiano giocato in parti uguali la fortuna (che Cuore di Ferro sia stato letto da un editor famoso come Dan Mallory) e la qualità del libro (visto che gli editori inglesi sono bombardati di offerte di titoli da tutto il mondo, Mallory lo avrebbe rifiutato, se non ci avesse visto qualcosa di particolare.)
Forse non tutti lo sanno, ma tu ti firmi anche Jack Morisco quando scrivi romanzi di spionaggio per Segretissimo. Che differenza c’è fra noir o giallo e spy story? Quali sono le difficoltà? I punti di interesse? Anche come scrittore.
Giancarlo
Alfredo
Era il 1992, forse giugno, al crepuscolo, in una ghost town sperduta nella Sierra de Catorce, a 2700 metri d’altitudine ed ero appena partito per salire sul Quemado, la montagna che domina la valle. Sono da poco uscito dal paese quando, sulla pista che scende dal monte, vedo uno che ne scende, in groppa a un cavallo.
Giancarlo
Mi fermo e attacco discorso con il tipo che va a piedi verso il monte. Scopro che è italiano e anche lui è un vecchio frequentatore di Real de Catorce. È tardi e non ci diciamo molto ma un paio di giorni dopo ci rincontriamo e scopriamo in breve di avere entrambi un manoscritto nello zaino e che un mio zio, professore di educazione fisica al liceo classico di Campobasso, una volta ha rimandato Alfredo a settembre perchè non portava mai le scarpette da ginnastica.
Alfredo
Così diventiamo amici e ci leggiamo a vicenda i manoscritti, scambiandoci commenti. Quello di Giancarlo aveva un titolo che resta impresso, Le zanzare di Zanzibar e raccontava il tipo di storie che capitavano a gente come noi, che viveva on the road in Messico. Giancarlo era sul punto di tornare in Italia per la prima volta dopo molti anni proprio per cercarsi un editore e pubblicare il romanzo. È stato difficile?
Giancarlo
Per la verità è stato più difficile riambientarmi in Italia, dopo tutto quel tempo passato prima in Asia, poi in America. L’editore tutto sommato l’ho trovato abbastanza in fretta e guarda caso era di Bologna, cosa che ci ha fornito l’occasione di continuare a rivederci anche in Italia con una certa frequenza. Era Luigi Bernardi con la sua Granata Press, in quel momento forse l’editore più interessante sulla piazza. Aveva scoperto e lanciato un sacco di autori importanti come Fois, Lucarelli, Ferrandino e sdoganato il giallo e il noir italiano. Un genere che tu all’epoca dicevi di non bazzicare molto, preferendo cose più letterarie. Invece poi mi hai sorpreso scrivendo Duri di cuore, che è uno dei pochi veri noir italiani.
Alfredo
È vero, avevo un pregiudizio radicato non solo nei confronti di gialli e noir, ma di tutta la letteratura di genere. A mia parziale discolpa posso dire di essermi formato soprattutto sui grandi della letteratura. Tra quelli che mi hanno lasciato un segno profondo, cito Dostoevskij, Balzac, Proust, Joyce, e soprattutto Stendhal, che amavo e amo moltissimo (tanto da dare il suo cognome al protagonista del mio primo romanzo, Cafè Nopal). A paragone di tanto genio, leggere noir mi sembrava poco più di una perdita di tempo. Poi sono stato colpito dalla legge del contrappasso, e adesso non solo li leggo, ma li traduco e li scrivo. E mi capita anche un’altra cosa che non avrei mai detto: apprezzo i personaggi seriali.
Tu ti sei affezionato a Rodolfo, il protagonista di Le zanzare di Zanzibar, al punto da e metterlo in altri due romanzi. A quando il quarto?
Giancarlo
Rodolfo è ovviamente il mio alter ego e le sue storie ricalcano i miei quindici anni trascorsi a girare attorno al mondo. Dopo gli altri due titoli della saga, Singapore Sling e Incontro a Daunanda, ho una gran voglia di scrivere la quarta puntata, ovvero Coconut Airways, ma dovrei trovare il tempo. Per ora sono preso a scrivere romanzi strettamente legati alla realtà italiana, ma prima o poi ritornerò alle ambientazioni esotiche. Ma anche tu, dopo il messicanissimo Café Nopal, ti sei concentrato sull’Italia, anzi, su Bologna, dove hai ambientato i tuoi thriller medievali. Come mai? Non ti manca l’esotico?
Alfredo
Devo dire di no. Mi piace scrivere dei posti in cui mi trovo, e comunque la Bologna del 1300 ha un suo lato “esotico”, dato dalla lontananza nel tempo, se non nello spazio. Sia Cuore di ferro, sia I discepoli del fuoco mi hanno restituito il brivido di esplorare un mondo nuovo, proprio come quando percorrevo a piedi le Sierras messicane.
Tu adesso sei ritornato all’attenzione del grande pubblico con Solo fango, un romanzo di inchiesta a tinte noir. Come ti ci sei trovato? Quale è stata la molla che ti ha spinto a scriverlo?
Giancarlo
Per prima cosa non ne potevo più di vedere il posto meraviglioso dove abito, Riva del Garda, massacrato dalla speculazione edilizia che, con la complicità di politici sciagurati, lo ha trasformato in una squallida distesa di capannoni industriali. Investigando su ciò ho scoperto le trame del malgoverno trentino che si collegano con una grande tragedia del passato, la strage di Stava. A questo punto ho deciso che il modo migliore di portare alla luce queste nefandezze era di usarle come ambientazione per un noir. Chissà che portando alla luce certe magagne del malgoverno trentino non si riesca a fare qualcosa per fermare il malgoverno della provincia di Trento.
Tu hai scritto una trilogia medievale che ha per protagonista il medico bolognese Mondino de’ Liuzzi, ma mentre Cuore di ferro e I discepoli del fuoco sono ambientati a Bologna, nel prossimo ti sposti a Venezia. Come mai?
Alfredo
Sempre la vecchia inquietudine. Dopo due libri, la Bologna del 1300 cominciava ad andarmi stretta e ho deciso di far partire Mondino per nuovi lidi. Girare per Venezia in cerca dei luoghi dove ambientare le scene del romanzo è stato affascinante e mi ha permesso di far muovere Mondino in un posto nuovo, per lui e per me.
In quanto a te, in Solo fango hai riproposto Butch Moroni, il protagonista di Sankhara. Per non parlare di Rodolfo Capitani. Evidentemente sei attratto dalla serialità.
Giancarlo
Be’, sì, io ai personaggi mi ci affeziono e quando finisco un romanzo sono tormentato dalla curiosità di cosa possano avere fatto dopo. Di sicuro non vedo l’ora di scoprire come se la caverà Rodolfo in Coconut airways, anche se so che dovrò aspettare ancora a lungo. Così come brucio dalla voglia di riportare Butch Moroni in Trentino a sbugiardare altri politici corrotti. Ora torniamo a Mondino. E’ molto difficile, se non quasi impossibile, che uno scrittore italiano di thriller sia tradotto in inglese. Tu invece, dopo aver venduto i diritti dei tuoi libri in Germania, Spagna e Brasile, stai per essere pubblicato anche in Gran Bretagna e Canada. Come te lo spieghi?
Alfredo
Mah, per me questo successo all’estero è una grande sorpresa. Soprattutto la traduzione in inglese, da parte di un editore importante come Little-Brown. Penso che abbiano giocato in parti uguali la fortuna (che Cuore di Ferro sia stato letto da un editor famoso come Dan Mallory) e la qualità del libro (visto che gli editori inglesi sono bombardati di offerte di titoli da tutto il mondo, Mallory lo avrebbe rifiutato, se non ci avesse visto qualcosa di particolare.)
Forse non tutti lo sanno, ma tu ti firmi anche Jack Morisco quando scrivi romanzi di spionaggio per Segretissimo. Che differenza c’è fra noir o giallo e spy story? Quali sono le difficoltà? I punti di interesse? Anche come scrittore.
Giancarlo
Innanzitutto il lato curioso è che quando mi firmo Jack Morisco cambia tutto. Non cambia solo il genere di storie, cambio io, cambia il modo di scrivere. Per esempio, io sono un progressista, un liberal, Jack Morisco è un conservatore. Io tendo a una scrittura minimalista, frasi secche, pochissimi avverbi e aggettivi, poche o niente subordinate. Jack Morisco tende a un periodare più lungo. Il rapporto medio parole per frase nei miei romanzi è di 5.6, Jack Morisco arriva a 6.2. La spy story richiede spesso l’uso del narratore onnisciente, mentre come Giacnarlo Narciso, ricorro di più allo stream of consciousness. Poi, è impensabile scrivere un romanzo di spionaggio senza prima un grande lavoro di ricerca che ti porta a riversare molte informazioni di carattere geopolitico nel testo, cosa del tutto assente nei romanzi che firmo con il mio vero nome. A parte, ovviamente, Solo fango, che ha richiesto un’enorme mole di ricerche. Be’, direi che è venuto il momento di parlare del futuro. Cosa stai preparando?
Alfredo
Ho appena consegnato il terzo volume della saga di Mondino, che uscirà a febbraio 2011, e sono in un periodo di beato riposo (per modo di dire, visto che per Einaudi sto traducendo Savages, di Don Winslow). Lascio vagare la mente senza fretta su una serie di idee per il prossimo romanzo, ma ancora non c’è nulla di definito.
E tu? Progetti?
Giancarlo
Il 9 marzo, sempre per Luigi Bernardi e Perdisa Pop, uscirà Otherside, una tarantinata che è a metà fra Giancarlo Narciso e Jack Morisco, per il resto, con il mio vero nome, sto cominciando un altro romanzo che, come Solo fango, sarà a metà fra la narrativa e la ricostruzione storica, ovvero una storia di intrighi internazionali proiettata sullo sfondo di una grande strage degli anni ’70 di cui non si parla mai, quella di Fiumicino con tutte le nefandezze che nasconde.
Diego
A nome di Thrillerpage, ringrazio Alfredo e Giancarlo per la piacevolissima intervista e ricordo ai nostri amici che, a data da destinarsi, avranno luogo le loro presentazioni a Piacenza, dirette e organizzate da Thrillerpage.
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Che bella! Piacevole ed interessante scambio di chiacchiere tra due amici! da leggere assolutamente!
Davvero bello questo tiro incrociato. Due scrittori bravi e un botta e risposta piacevole. Complimenti.
belle le interviste incrociate, vengono fuori molte cose interessanti e personali.
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