venerdì, marzo 18

Recensione - “Oro nero” di Dominique Manotti

Recensione a cura di 

“Oro nero” di Dominique Manotti è il nuovo thriller Sellerio Editore recensito da ThrillerPages
Ormai non passa giorno in cui non si sfugge ai notiziari che ti informano sulle incomprensibili oscillazioni dei titoli di borsa, di Dow Jones ecc.... e quindi se e è vero, come è vero, che il noir è uno dei più interessanti e veritieri strumenti per descrivere la realtà, tale genere non poteva sottrarsi dal raccontare l'intreccio che passa tra gli intrighi finanziari e   avvenimenti delittuosi; tra aggressioni speculative e congiure internazionali economico-finanziarie, ovviamente ciò che sottintende il tutto è quanto e cosa si scatena dalla crisi economica che sta investendo in tutto il mondo. Paesi che sfiorano la bancarotta come la Grecia di Markaris e perchè no attraverso aspetti che nonostante assomiglino a pura fantasia, autori italiani che in modo semplice e lineare riescono a scrivere pagine che possono avvicinare ad argomenti altrimenti di non facile comprensione, come Claudio Scardovi conosciuto con lo pseudonimo di John Stitch.

Un ' autrice che si cimenta da sempre con questo genere di argomenti è senz'altro Dominique Manotti ( da “L'onorata società” a “ Vite bruciate” ). Da poco nelle librerie il suo ultimo “ORO NERO”.
L'ambientazione non poteva non essere che Marsiglia, città che si addice al noir con guerre tra bande e mondo degli affari. Una Marsiglia lontana dall' entrare nei piani di riqualificazione urbana dovuti al suo divenire capitale europea della cultura nel 2013, dove in poco tempo si riesce a fuggire da un centrocittà soffocante per dirigersi verso un altro mondo.
Il tema è il mercato del petrolio nei primi anni '70, con il coinvolgimento di tutto il complesso industriale che gira attorno al controllo di  questa preziosissima risorsa energetica in una città dove la commistione con traffici di armi e di eroina, “ banditi “ provenienti dalla malavita corsa e politici che devono influenzare i flussi economici è parte del “ modello marsigliese”. 
Gli attori dello scenario internazionale ci sono tutti, nessuno escluso. Dal Sud Africa all' Iran; dalle “sette sorelle”, le compagni petrolifere  che avevano il controllo sulle decisioni tariffarie del petrolio, dagli USA all'OPEC; al mondo arabo diviso tra politiche di nazionalizzazione e servitù post coloniali, paradisi fiscali....
Senza esclusione di colpi per gestire il monopolio di una ricchezza che avrebbe cominciato ad accentuare la sua corsa verso la sovrapproduzione per arrivare ad oggi che deve restare parcheggiato nei porti in attesa.
Il commercio di una materia prima come in un tavolo da gioco, il traffico ed il controllo dell'eroina come scuola per fare il salto e  gestire traffici ben più redditizi; in un mondo dove esiste una sola legge: far soldi e dove è necessario e d'obbligo adeguarsi alle leggi del lbero mercato con i suoi effetti collaterali come l'abuso di posizione dominante o l'intralcio alla concorrenza o la frode sui pubblici mercati.
Banche, società di comodo, avvocati di diritto societario, massoneria, ispettori del fisco, mercato immobiliare, servizi segreti ( più o meno “deviati” ).... ma fortunatamente il pastis,  una saporitissima bauillabaisse o una aragosta arrostita sul fuoco addolciscono la trama.
In una trama come questa corre l'obbligo a tenere alta l'attenzione per non perdere il filo dell'intrigata trama.
Un aspetto interessante è la descrizione, legata ai codici malavitosi – affaristici della  figura delle donne legate al crimine come donne guida a cui non sfugge niente e che assumono un comportamento ed un ruolo di comando non secondario a nessun altro uomo, e se questo sono le donne, i matrimoni hanno la funzione di garantire i legami d'affari e non certo di relazioni affettive.
Il commissario Daquin, al quarto appuntamento con la Manotti, resta tra i commissari usati nei noir, tra i più interessanti ed a cui non si può non sentirsi vicini per la fatica che fa nel districare una matassa complicata e che invece, alla fine, riesce, intelligentemente, a venirne a capo.
Un finale con tanti colpevoli ma nessun arresto, strano ma vero, ma perchè in definitiva “alla base di tutto  c'è la natura criminale del capitalismo”

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