Dati 2011, 288 p., brossura
Editore Robin
(Collana I libri da scoprire. Black)
(Collana I libri da scoprire. Black)
TRAMA: Un grande crocefisso, capolavoro del barocco siciliano, è stato distrutto a colpi di mazza. Al commissariato di Scrafani arriva la rivendicazione di un gruppo estremista islamico. Il fatto innesca una forte tensione tra gli scrafanesi e i mussulmani che vivono in città. Il nervosismo raggiunge il culmine quando si diffonde la notizia di un nuovo atto blasfemo ai danni di un'opera sacra custodita nella chiesa di Sant'Elena. Stavolta la notizia scatena in città una vera e propria caccia all'extracomunitario. Si innesca così un processo di omicidi, atti vandalici e ritorsioni che getta Scrafani nel caos più totale. Il commissario Falzone, il vice questore Bertolazzi e il medico legale Di Pasquale, già uniti da una lunga e profonda amicizia, si trovano costretti a fare fronte comune per risolvere un caso che sembra mettere a rischio l'integrità dell'intera città.
Recensione di Cristina Aicardi:
Recensione di Cristina Aicardi:
Bella scoperta, un libro decisamente piacevole e ben scritto dove non manca quella dose di ironia che per me è sempre un valore aggiunto.
Una serie di atti violenti e blasfemi contro i simboli del Cristianesimi scatena una serie di ritorsioni contro gli Islamici. In un crescendo di violenza si arriverà sino all'omicidio.
Ad indagare una coppia di poliziotti decisamente ben descritta e simpatica :il commissario Falzone ,specializzato nell'indagare, un po' malinconico e molto rispettato dai colleghi ed il suo amico, il vice questore Bertolazzi, sanguigno, irruente, litigioso e decisamente simpatico, almeno a me.
Un tema originale per un libro che scorre piacevolmente, con ritmo e dialoghi serrati , alcune scene decisamente ironiche e divertenti, ma dove non mancano spunti per una riflessione più profonda .
Nota simpatica è che l'autore ha usato per i nomi dei personaggi e dei luoghi del libro i nomi delle specie di uccelli e dei suoi amici .
Spero davvero di ritrovare Falzone e Bertolazzi presto in un altro libro.
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Luisa Corà ha detto: Bisognerà che tenga d'occhio questo autore Ivo Tiberio Ginevra è al suo esordio con Gli assassini di Cristo giallo investigativo e noir che tocca un tema scottante e attuale il fanatismo religioso. Infatti l'antefatto ci narra un episodio sacrilego:in una chiesa , la chiesa dei frati cappuccini un crocefisso capolavoro dell'arte barocca siciliana è distrutto a colpi di mazza. Il commissario Falzone e il vice questore Bertolazzi sono incaricati delle indagini.Sono tutti e due abbastanza demotivati per un trasferimento in cittadine lontane dai loro affetti e dalle loro abitudini. Falzone è addolorato perchè dopo la separazione dalla moglie già vede poco i due figli e con un trasferimento la cosa sicuramente peggiorerà, ma è soprattutto Bertolazzi che non ha accettato questo che ritiene una punizione. Con questo stato d'animo sono però pressati dagli avvenimenti ad indagare su questo fatto inaudito che scatena una specie di guerra di religione, si formano bande che picchiano extracomunitari e quando in un altro fatto di vandalismo ci scappa il parroco e una fedele uccisi, anche un extracomunitario viene trovato assassinato.Un giallo che affronta un tema delicato e denuncia la crisi del sistema, ma scritto in modo avvincente a volte ironico con ritmo incalzante e parlata siciliana a volte non sempre comprensibile per chi è del nord, ma che l'autore si premura di tradurre.Il finale è inatteso e sorprende il lettore. Ho avuto l'onore di averlo in regalo dall'autore che ringrazio e mi sento sicuramente di consigliarlo a chi ama il giallo investigativo avvolto in un noir siciliano e mi auguro oltre al successo per questo a presto un nuovo romanzo dell'autore.Tifo per te Ivo!
Bertolazzi e Falzone, amici e colleghi, vice-questore uno e commissario l'altro danno vita ad alcuni siparietti decisamente esilaranti. Non è cosa da poco, tenendo conto che stiamo leggendo un giallo dal taglio prettamente investigativo. L'autore è molto bravo ad inserire e mischiare armoniosamente tutta una serie di elementi che sembrano a volte slegati tra di loro.
Libro che scorre davvero molto bene, frasi in dialetto che a volte lasciano un po' perplessi, ma che fanno da sfondo a una trama intrigante e interessante.
Buono il finale e spero davvero di leggere presto altro di questo autore. Consigliato
Ci sono tutti gli ingredienti per farne un ottimo libro. Omicidi, estremismo religioso, indagine, commissario molto caratteristico e una splendida Sicilia. La costruzione è molto buona, non ci sono mai cedimenti, la trama accattivante con argomenti che devono tenere le fila della suspence fino alla fine e ci riesce.L'indagine, cardine portante del libro, è completa poichè si avvale della tecnica scientifica ma soprattutto dell'intuito e dell'occhio clinico del commissario Falzone, che insieme a Bertolazzi e il medico legale Di Pasquale formano, insieme ai non marginali sottoposti, un'ottima, seppur molto litigiosa, squadra.C'e' crudezza quanto basta (descrizioni degli omicidi), un'ironia colorita, a volte piccata, ma fondamentale e una splendida Sicilia di cornice. I personaggi ben descritti, quelli principali e soprattutto, a mio gusto, quelli minori ma necessari; colleghi di Falzone, i suoi genitori, stupende "macchiette". Una delle cose che più, piacevolmente, mi ha colpita è il fascino di questo paese, un paesino siciliano senza tempo. Descritto magnificamente in tutte le vie, i profumi (i piatti cucinati a casa Falzone), le tradizioni. Mi hanno ricordato i panorami siciliani descritti nei libri di Valentina Gebbia, una Sicilia accogliente e unica. Mi auguro che l'autore continui a scrivere di questo commissario, personaggio forte e fragile nello stesso tempo, con vicende personali condivisibili con quelle di chiunque, quindi molto credibile, che tanto consensi ha avuto. Anche i miei.
Mi cimento x la prima volta in una recensione di un libro e spero di esserene all'altezza.In un paese della Sicilia viene distrutto un crocifisso in una chiesa.Dopo quest'atto blasfemo ne seguono altri rivendicati da non precisati fanatici islamici.Nasce cosi l'odio razziale con picchi sempre più elevati finchè non ci scappano i cadaveri.E ad indagare vengono chiamati il commissario Falzone ed il suo collega,il vicequestore Bertolazzi entrambi prossimi al trasferimento x motivi disciplinari.Molto diversi tra di loro ma assolutamente complementari.Tranquillo e pacato Falzone,burbero ed istintivo Bertolacci,riusciranno comunque a venirne a capo.Il libro è stato x me una piacevole scoperta,scritto molto bene con personaggi che interagiscono perfettamente con i due protagonisti principali.Molto realistici poi i dialoghi in dialetto siciliano e mi è anche scappato più di un sorriso nel leggere le sfuriate molto colorite di Bertolacci.I miei più sentiti complimenti ad Ivo e una speranza di poter ritrovare Falzone e Bertolacci anche prossimamente.
Libro promosso a pieni voti :)
Paolino sei un grande!
L'ho appena finito. Mi ha intrattenuto egregiamente, e gli ingredienti sono dosati con sapienza: humor, suspense, mistero. Pare che nella Bibbia da qualche parte ci sia scritto che Dio vieta la sua rappresentazione e quella del suo figlio attraverso le immagini e Ivo Tiberio Ginevra ha imperniato il suo giallo su questo divieto divino del tutto trascurato, anzi la dottrina e l'iconografia nei secoli sono andate in tutt'altra direzione! E lo ha fatto in modo molto originale dimostrando di avere le carte in regola e la stoffa per regalarci altre emozioni.
le mie impressioni sono ottime. ho avuto sempre il campanello della curiosità attivo e avevo voglia di sfilare il segnalibro per continuare. odio bertolazzi con tutto il cuore e spero vivamente che non ci sia uomo in divisa che sia ignorante e rozzo come lui nella realtà ma che sia solo frutto dell' immaginazione dell'autore. non sopporto nemmeno falzone col suo modo defilato di essere primo protagonista relegato all'angolo, posto che lui prediligie tanto. come sono uguali mario e pietro, due uomini frustati dalla vita e dal lavoro solo che uno è sempre incazzato e sta sempre a dire parolacce e bestemmie mentre l'altro mansueto e logorroico che ritrova un pò di coraggio solo quando sta impelagato nelle indagini. amo pensare che se pure incattiviti dalla vita trovano ancora la forza di sostenersi a vicenda in quell'omertoso accordo che c'è tra gli amici di lunga data e cioè di esserci sempre e comunque. adoro questo libro anche per queste antipatie che mi provoca segno che l'autore ha delineato per bene tutti i suoi personaggi e ce li racconta facendoci penetrare e compenetrare dalle loro vite. un eccellente alla storia di per se che non è mai banale nè scontata pur rimanendo semplice. i buoni e i cattivi propositi ronzano riga dopo riga in un susseguirsi di immagini mentali che mi proiettano in quella sicilia che ivo tiberio ginevra, bene mi ha fatto conoscere.
Buongiorno,ho appena finito di leggere il libro di Ivo Tiberio e sono rimasta piacevolmente stipita di vedere che in Italia abbiamo scrittori veramente validi,e noi cerchiamo sempre stranieri....La trama olto interessante tocca temi anche delicati ma i personaggi sono irresistibili,presentati molto bene anche sotto l'aspetto umano e caratteriale.Come si fa a non amare il commissario Falzone con la sua storia familiare così attuale di padre separato con figli?Anche il fatto di mettere qua e là frasi in dialetto siciliano è parecchio intrigante, a differenza di Montalbano che invece secondo me esagera con il dialetto e alla lunga stanca il lettore che magari non ci capisce nulla.Anche la spiegazione alla fine del significato dei nomi dei personaggi mi è piaciuta,non si finisce mai di imparare qualcosa....Quindi spero proprio che Ivo non aspetti molto a scrivere ancora e lo ringrazio di avermi dato la possibilità di leggere questo,oltretutto con dedica personale molto gradita.
P.S. è la mia prima recensione,siate buoni
Antonella
Mi unisco al coro di voci positive riguardo al libro di Ginevra. L'ho letto praticamente in un pomeriggio tutto d'un fiato grazie soprattutto ad una scrittura scorrevole, ricca di dialoghi ironici a tratti surreali.Veramente simpatici i protagonisti dal sanguigno Bertolazzi al malinconico Falzone passando per poliziotti assurdi e macchiette regionali... Valido l'utilizzo non troppo invasivo del dialetto siciliano ( altrimenti ad un bergamasco come me sarebbe risultato decisamente incomprensibile). Complimenti ad Ivo per aver introdotto con semplicità ed onestà morale anche un argomento scottante come l'integrazione razziale e religiosa e aver accennato ( senza approfondire, peccato) alcuni aspetti radicati nella società come il lavoro nero o l'abusivismo edilizio.... Insomma un ottimo libro, una lettura soft adatta a tutti, neofiti e non... Noi resteremo in attesa di notizie di Ivo riguardo la prossima pubblicazione
Credo che non sia facile far ridere il lettore,soprattutto con un romanzo thriller. Ebbene l’Autore,Ivo Tiberio Ginevra ne è capace,e meravigliosamente bene. Gli assassini di Cristo è un giallo siciliano,in cui immedesimarsi nei numerosi protagonisti è naturale,perché sono davvero “umani”: attraverso il linguaggio, a tratti dialettale,attraverso i gesti,i pensieri,le angosce, i sentimentalismi riscopriamo un po’ di noi. La vera forza del romanzo è l’esposizioni in chiave ironica di grandi e importanti temi sociali come l’integrazione degli stranieri, la religione, la famiglia. Un libro divertente,ma riflessivo ,scorrevole e coinvolgente tanto da restare amareggiati perché ha una fine. Non sarà una narrazione “adrenalinica”, ma ha un ritmo incalzante alternato dalla vita dei protagonisti e dal proseguire le indagine per arrivare a scoprire chi sono i veri colpevoli dell’atto blasfemo. … io lo so e voi? Che aspettate a leggerlo?
Grazie Ivo Tiberio Ginevra e Buona lettura.
Quello di Ivo Tiberio Ginevra e il suo "Gli assassini di Cristo" è davvero un buon esordio nel panorama dei libri gialli. Un libro che scorre con piacevolezza tra huomr, ironia, attualità, sacrilegi e morti, e che ti spinge a capire chi possa essere stato ad aver fatto scempio di statue sacre prima e di esseri umani innocenti dopo. Ma tanto è inutile arrovellarsi il cervello, la soluzione arriverà, come nella migliore tradizione, solo alla fine e in maniera inaspettata.
L'autore sembra non rincorre il ritmo incalzante ma la ricerca di creare empatia tra il lettore e i suoi personaggi, e in questo riesce molto bene. Mentre lo leggevo, mi riusciva difficile trattenermi dal fare una bella linguaccia all'antipatia di Bertolazzi e alle sue irritanti e continue trafile di improperi e bestemmie verso tutto ciò che non va a suo favore; dal rivolgere una dolce carezza a Falzone e al suo amore verso i figli piccoli a cui vorrebbe dedicare molto più tempo di quanto, prima l'ex moglie (odiosa per davvero) e poi il lavoro, gli consentano. Due personaggi, Falzone e Bertolazzo, antitetici fra di loro ma così vicini al lettore che, giunto alla fine del libro, non potrà non aspettare di rincontrarli ancora.
Complimenti a Ivo e grazie a Thrillerpages che con "il libro in giro" me lo ha fatto incontrare.
Di questo libro gli aspetti piacevoli sono tanti. Voglio iniziare dal titolo che trovo accattivante e inoltre molto corrispondente alla trama del romanzo. La storia inizia con la distruzione di un crocifisso in una chiesa e a questo atto ne susseguono altri che vengono rivendicati da un gruppo di islamici.
Poi che dire? La trama narrativa ha un buon ritmo e la lettura è molto piacevole. Soprattutto perché l’autore intercala una scrittura ironica e non esagera mai con le frasi in siciliano, anzi sono molto divertenti. E tutto questo mi sembra apprezzabile, devo ammettere che all’inizio sono stata un po’ titubante perché in genere non amo molto leggere delle parti in dialetto, mi sembra che distraggono dalla trama, ma in questo caso sono un valore aggiunto all’opera. I due protagonisti, il commissario Falzone e il vice questore Bertolazzi, sono ben descritti, l’autore riesce ad essere sarcastico (e spassoso insieme) anche quando racconta le azioni della moglie “strega” del povero Falzone. Che altro non desidera dalla vita se non essere un uomo qualunque! E poi mi pare che i due protagonisti si integrino bene con gli altri personaggi che gravitano nell’opera narrativa.
Spero che l’autore prosegua a scrivere perché in questo romanzo d’esordio è stato piacevole leggerlo. Ma soprattutto è stato originale nell’ argomento che ha trattato e poi mi dispiacerebbe lasciare così presto i due personaggi.
Cominciamo col dire che “Gli assassini di Cristo”, grazie ad una trama che incuriosisce e tiene sempre viva l’attenzione del lettore, oltre che alla leggerezza del registro narrativo, si legge rapidamente e finisce quasi troppo presto. Come scrivono altri commentatori, girata l’ultima pagina, ci si chiede subito se, sperando di avere conferma di quanto si intuisce dal finale, Ivo Tiberio Ginevra ci regalerà presto una nuova storia di Scrafani e del commissario Falzone.
Perché, oltre ad un intreccio giallo tutt’altro che scontato, questo romanzo è arricchito, anzi mi piace dire “illustrato”, dal teatro in cui si svolge, suggestivo e vivace (un paese che immagino nell’immediato entroterra siciliano, che si è ingrandito disordinatamente con l’aumento della popolazione inurbata in periferie che stridono rispetto alla sacralità delle chiese e al fascino del centro storico); e dalla presenza di un protagonista che lascia il segno, tanto ostinatamente affezionato alla propria normalità di uomo e di padre, da diventare straordinario nel suo ruolo di anti-eroe, un poliziotto che rifugge dalle azioni spettacolari e preferisce affidarsi, senza clamore, al proprio intuito per sbrogliare un’intricata matassa investigativa, correggendo gli errori e compensando l’impulsività e l’individualismo del suo collega-antagonista, il vice-questore Bertolazzi, che diventa sempre più odioso quanto più cresce l’empatia con Falzone.
Il tutto in un concerto di personaggi minori così ben tratteggiati da ricordare a chi ama quei romanzi la corte dei miracoli della Vigàta di Montalbano (anche la caratterizzazione del medico legale Di Pasquale, il grande amico di Falzone, sembra in parte strizzare l’occhio, non so se volontariamente, al dottor Pasquano di Camilleri), vivacizzato da dialoghi spesso serrati e diretti, talvolta divertenti fino al comico, innervati qua e là da inserti dialettali che li rendono ancora più veri.
Ma l’autore sa anche gestire, all’uopo, un tono meno leggero e più riflessivo: accade nei momenti in cui, sullo sfondo del filo conduttore, appaiono temi più sofferti, più “sociali”, quali il dramma dei padri separati, lo sfruttamento del lavoro minorile, i contrasti sociali e religiosi connessi all’immigrazione: perché Ivo Tiberio Ginevra non si limita a intrattenere chi legge, ma lo spinge anche a pensare a qualche distorsione del mondo che ci circonda. Almeno, a me è capitato: e gli sono grato per ambedue le cose.
Ivo Tiberio Ginevra autore a me sconosciuto fino poco tempo fa, ringrazio gli amici che mi hanno fatto conoscere ed apprezzare questo grande scrittore.
Dico “grande” perché la prima cosa che colpisce nella scrittura di Ivo Tiberio Ginevra è la danza delle parole…ti prende per mano e ti sussurra nell’orecchio “vieni che ti rendo partecipe in una indagine” e ti trascina in questa danza e senza rendertene conto diventi spettatore…..uno spettatore curioso e ficcanaso.
E’ un libro ricco di emozioni intenso, a tratti divertente ed ironico, a tratti malinconico e rabbioso. Una trama complessa ed avvincente, un argomento scomodo scottante dalle tinte forti che con grande maestria ha saputo trattare in maniera impeccabile entrando in punta di piedi e restando in disparte da spettatore rimanendo neutrale e rispettando i due punti di vista.
I personaggi sono fantastici descritti in modo eccelso mentre leggi ti immagini le smorfie, gli sguardi, li vivi dal Commissario Mario Falzone, il Vice Questore Bertolazzi e il Medico Legale Di Pasquale.
Conosci il loro privato difficile da gestire con il lavoro, la loro fragilità, la rabbia, la frustrazione e la bravura nel svolgere le indagini, i dubbi e le perplessità che devono affrontare tutti i giorni.
Consigliato a tutti quei lettori che oltre essere amanti di thriller/noir sono curiosi di scoprire dei libri nuovi.
Grazie Ivo.
“Gli assassini di Cristo” è un libro che non parla di religione, parla dell’uomo; non ci sono cristiani, cattolici o musulmani, ci sono uomini con le loro vite, le loro paure, la loro natura.
La storia che si racconta è talmente plausibile da poterne leggere la cronaca sui quotidiani; la scrittura è scorrevole, frizzante, intercalata di passi in siciliano, che ho adorato; i personaggi sono veri, vivi, vicini; i due protagonisti, il diavolo e l’acqua santa, e questo assicura molti sorrisi in corso di lettura !!!
Una lettura molto, molto piacevole.
Un grazie a Ivo per averlo scritto, raccomandandogli di rimettersi all’opera alacremente!
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