martedì, maggio 3

Recensione de IL CUSTODE DEGLI ARCANI di Patrizia Mintz

Titolo Il custode degli arcani
Autore Mintz Patrizia
Prezzo di copertina € 17,00
Dati 2011, 316 p., rilegato
Editore Piemme 

Leggi la recensione e la trama del libro
Dopo "Veritas" il ritorno del Vice -questore Arlia alle prese con un nuovo caso: l'assassinio di Delia Mantoni, una donna qualunque, devota, sola, dal passato immacolato. L'unico indizio rinvenuto sul cadavere è una carta dei tarocchi, la Fortuna: Arlia se la sta rigirando tra le mani senza riuscire a darsi una spiegazione. 
Ci sono notti in cui è impossibile dormire, casi che tolgono letteralmente il sonno. Lo sa bene il vicequestore Michele Arlia, napoletano trapiantato alla Questura di Roma, che alle quattro del mattino è ancora seduto alla scrivania del suo studio, avvolto in un pigiama stazzonato, la pipa in bocca, rigorosamente spenta, causa angina imminente. Arlia non è certo quel che si dice un patito dell’azione, come lasciano intendere i trenta chili in sovrappeso, perlopiù dislocati intorno a un immaginario girovita; è un riflessivo e spesso viene colto da folgoranti e risolutive intuizioni proprio durante la notte, magari in compagnia di un brano di musica classica e un panino a cinque strati. Questa volta, però, non sembra possibile comprendere quale movente abbia spinto l’assassino a uccidere una come Delia Mantoni, una donna qualunque, devota, sola, dal passato immacolato. L’unico indizio rinvenuto sul cadavere è una carta dei tarocchi, l’Eremita, ed è proprio questa che Arlia si sta rigirando tra le mani, da ore ormai, senza riuscire a darsi una spiegazione. E poi c’è la scena del delitto: il cadavere, infatti, è stato rinvenuto nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, vicino alla tomba di Nicolas Poussin, dove appare un’iscrizione oscura, Et in Arcadia ego, che per alcuni studiosi sta a indicare il vero sepolcro di Cristo. Quando in un’altra chiesa romana viene ritrovato un secondo cadavere, questa volta accasciato sui bordi di un’acquasantiera, con accanto la carta della Giustizia, Arlia comprende di aver a che fare con qualcosa di più grande e più pericoloso di un’unica mente criminale. Esiste un disegno preciso dietro a quelle morti e lui deve decifrarne il significato prima che sia troppo tardi.


Cristina Aicardi ha detto:
Se cercate una recensione obiettiva, oggettiva ed imparziale lasciatemi perdere perchè io intendo iniziare dichiarando il mio amore per il Vice Questore Arlia! Se in "Veritas" mi aveva colpito qui mi ha definitivamente conquistato. Adoro la soave leggerezza elefantina con la quale si muove, lo trovo irresistibile con quel suo humor partenopeo, sagace e salace ,che trova il giusto contrappunto nel personaggio di François, il suo amico, il suo saputello Grillo parlante, il suo negativo in fondo; infatti tanto Arlia è grassoccio, scarmigliato, impatacaccato e perennemente con l'impressione di essere fuori posto e fuori luogo , tanto François è magro, compunto,elegante , ordinato precisino...e un po' saccente. Ai due personaggi principali si affianca l'ispettore Panetta. dotato di una "brillante" ottusità che è spesso la molla scatenante dell'ironia che accompagna lo svolgersi della trama. Come già in "veritas" ,si ride e si sorride molto in questo libro, qualità che io ritengo straordinaria in un thriller e che raramente riesco a trovare. Tutto ciò senza trascurare una trama giallo/storica/ esoterica, di grande interesse e curiosità. La trama seppur complessa, si dipana con chiarezza , dando spunti di ricerca ed approfondimento nuovi ed interessanti . Si parla di Rennes le Chateau, che potrebbe essere pure un argomento un po' abusato, ma l'autrice ha trovato un aspetto decisamente originale da esplorare: i riferimenti che nella chiesa dell'abate Sauniere rimandano alla kabala ebraica , a sette esoteriche ed al culto di Iside. Tutto perfettamente spiegato nel libro e documentabile in internet per chi volesse approfondire. Non mancano naturalmente gli omicidi, particolarmente efferati, e su ogni cadavere viene abbandonata una carta dei tarocchi.Toccherà all"'immenso" Arlia dipanare l'intricata matassa.
Rispetto a "Veritas" trovo che il personaggio del Vice Questore Arlia abbia acquistato maggiore spessore, sia cresciuto prendendo possesso del libro, si nota l'amore e la simpatia che l'autrice ha per questo personaggio che le scappa fuori dalla penna quasi avesse una sua anima indipendente ....e con la sua carica di simpatia e disincantato umorismo conquista il lettore.
Voto: 1 2 3 4 5 


Patrizia Seghezzi ha detto:
Ho "incontrato" il vice questore Arlia l'anno scorso in "Veritas": una piacevole scoperta, un gran bel personaggio, che ti rimane nel cuore.
Lo ritrovo con immenso piacere in questo thriller, permeato della sua napoletanità, della sua bravura, del suo modo involontario di strappare sempre una risata, anche nei momenti più impensati, con la sua mole ingombrante e le sue onnipresenti patacche.
Memorabile la cena a casa del questore e di sua moglie, piccolo capolavoro di comicità.
Per non parlare poi della scelta della password per accedere al PC: fantastica!
Venendo al libro, un thriller con argomenti complessi che l'autrice sa rendere scorrevole e mai noioso, anche in quelle descrizioni che potrebbero risultare ostiche ad un profano come la sottoscritta.
Un contorno di personaggi descritti magistralmente: l'amico speciale Francois, a volte supponente ma comunque sempre prezioso, l'ispettore Panetta che da solo probabilmente varrebbe un libro, Vittorio il ristoratore, Gianni il dog sitter, Ugo, Rebecca e infine Mafalda, i meravigliosi amici a quattrozampe.
Un libro che emoziona, con un finale imprevedibile e inatteso. Splendido.
Leggere l'ultima pagina è come salutare un caro amico e rimanere in attesa di rivederelo presto.
Voto: 1 2 3 4 5

Leggi  un'estratto del libro





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4 Lascia un commento:

Unknown ha detto...

Arlia è semplicemente adorabile !!!!! Non ho ancora finito il libro ma già dalle prime pagine mi ha rapita...

Unknown ha detto...

Ho prestato il libro a una cara amica di mia mamma, la signora Anita Fava, e dentro al libro ho trovato un paio di righe di ringraziamento che non mancherò di postare in questo commento:

Caro Diego, se hai occasione tramite il tuo blog di Thrillerpage, di "confabulare" con la signora Patrizia Mintz, falle i miei complimenti per il suo "Custode degli Arcani", non solo per la trama, che è si interessante affascinante e intrigante, ma anche per la storia che a me è arrivata tra le righe di questo romanzo e che parla di amore per gli animali e di amore per un'umanità normale nelle sue eccezioni clamorosamente difettosa e geniale allo stesso tempo, offerta con l'acume di una leggerezza, di un'ironia e di una vena comica capaci di stemperare anche gli avvenimenti più cruenti. Grazie anche a nome del mio amatissimo meticcio Benji e della mia gattina Mirò! Ho letto il libro in un fiato con la sensazione che, alzando gli occhi dalle righe, potevo vedere passeggiare attorno al mio divano i personaggi, umani e non. BRAVA.
Queste sono semplici considerazioni di un'essere che non ha dalla sua nessuna presunzione se non quella della passione per la lettura!

La tua amica
Anita Fava

Unknown ha detto...

LUISA CORA' ha detto....

"Penso che Roma abbia due anime: una luminosa, aperta, quasi nuda. L’altra invece è sibillina, più occulta, sotterranea appunto. E penso sia una bella sfida quella di cercare un codice segreto in grado di aprire questa metà tenebrosa." (Patrizia Mintz da un'intervista su http://giallo.blog.rai.it/2011/07/01/il-custode-degli-arcani/)
Ne Il custode degli arcani l'autrice ci fa scoprire altri luoghi che forse non abbiamo mai visitato come la Chiesa di San Lorenzo in Lucina con la tomba di Poussin con un’iscrizione oscura, Et in Arcadia ego, che per alcuni studiosi sta a indicare il vero sepolcro di Cristo e le zone inesplorate delle catacombe di San Callisto. Anche la chiesa di Rennes le Chateau teatro di tantissimi thriller viene rivista in un'ottica diversa. Sette, esoterismo, tarocchi con questo si deve cimentare il simpaticissimo vice questore Arlia appoggiato dal suo splendido alter ego Francois e osteggiato simpaticamente dall'ispettore Panetta. Se un libro mi piace di solito lo leggo in un giorno e questo mi è accaduto con Il custode degli arcani Interessanti le teorie sul culto di Iside e sulla Kabala. Sono convinta che gli esilaranti anedotti in cui Arlia, sovrappeso per scelta si scontra con il suo ispettore Panetta e dialoga con il suo gatto Ugo e il cane Rachele abbiano divertito l'autrice nello scriverli. Solo un perfetto conoscitore degli animali può descrivere divertendosi e divertendo i loro comportamenti. In sostanza in questo thriller troviamo tutto ciò che vorremmo da una lettura:la suspance, l'ironia, i dati storici e una trama assolutamente avvincente. Dopo Veritas, Il custode degli arcani è il degno coronamento di un'autrice che sicuramente troverà sempre di più lettori affezionati al suo stile. Consiglio!

Nemo Rossini ha detto...

Mettete che uno se fida delle recensioni, ne legge di positive sul conto di una certa Patrizia Mintz così, quando si imbatte ne “Il custode degli arcani” ne prende una copia e gli dedica un fine settimana. Errore, neanche La Repubblica e Lucarelli sono più attendibili (lo sono mai stati?). Il romanzo vorrebbe essere un giallo. E infatti gli ingredienti ci sono tutti: il vice questore, i morti ammazzati, le sette segrete e un intero mazzo di tarocchi da sciorinare sui cadaveri come i coriandoli a carnevale. Peccato che il personaggio di Michele Arlia, napoletano trapiantato a Roma, abbia lo stesso spessore della copertina del giallo medesimo. Di lui, dopo 316 pagine, ho capito che è obeso, goffo, goloso e gay. La quale ultima cosa è un bene, perché se non ci fosse il suo amico François, il nostro non sarebbe capace di distinguere una matriciana da una cacio e pepe, e dire che le pagine dedicate alla frequentazione del ristorante Ortica in proporzione sono più di quelle dedicate allo svolgimento delle indagini. E’ evidente che Dan Brown occupa un posto d’eccellenza nella libreria della Mintz, altrimenti a cosa dobbiamo il gusto ossessivo per chiese, statue, mosaici, quadri, intellettuali rinascimentali, culti e leggende assortite? Confesso che alla fine non ricordavo più se alla base dei delitti ci fosse stato il culto di Mitra, la passione di Botticelli per le Veneri o i Templari che sono come il prezzemolo: vanno bene su tutto. Quello che so è che Arlia, come tutti i ciccioni, mi ha fatto simpatia anche se alla lunga non ne potevo più dei suoi proverbi, tiritere e motti in partenopeo, dei suoi due amici pelosi, delle sue dita grasocce e della sua omosessualità negata. Se ne avessi l’occasione vorrei sapere dall’autrice se quel suo specificare che in trasferta Michele e François hanno dormito nella stessa stanza ma si badi bene su un letto a castello, sia dovuto alla sensibilità verso i lettori etero o piuttosto a un perbenismo medio borghese. Che le fa accettare l’idea che un uomo possa innamorarsi di un altro uomo ma le impedisce di affrontarne i risvolti carnali. Sì, perché l’unico orgasmo che la Mintz concede ai due è quello scaturito dalla condivisione di una cianfotta di calamari e verdure. In ogni caso mi puzza di scelta di marketing: in fondo il poliziotto omosex mancava. Inoltre, volendo sorvolare sulla frequenza omicida c’è da sottolineare che dei vari morti sgozzati, sventrati e decapitati non frega niente a nessuno. Meno che mai ad Arlia che ignora laghi di sangue pur di acciuffare il tarocco di turno. Più che un’indagine sembra un gioco dell’oca dove alla fine il colpevole se non è uno che passava di lì per caso poco ci manca. Dove i personaggi di contorno sono improbabili, vedasi la novantenne rincoglionita di cui si scopriranno cose turche. Dove sappiamo tutto di una sperduta chiesa francese e nessuno ci fornisce un valido movente per tutti quei morti.

Ne consegue che la domanda non è com’è possibile che sia uscito un libro del genere. La domanda è: PECCHE’?????

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