DIO DI ILLUSIONI
di
Donna Tartt
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale. A loro si aggiunge un giovane piccolo borghese squattrinato. In pigri weekend consumati tra gli stordimenti di alcol, droga e sottili giochi d'amore, torna a galla il ricordo di un crimine di inaudita violenza. Per nascondere il quale è ora necessario commeterne un altro ancora più spietato...
Giuseppe Mosca ha detto: Alla Ricerca del Dio che non c'è...
Scrivere un commento a questo libro comporta lucide riflessioni e un esercizio di memoria non indifferenti.. Tutto questo perchè è un romanzo vivo, che lascia il segno in un senso o nell'altro:il mio è fortemente caratterizzato dal fatto che lo amo come pochi.. Dicevo esercizio di memoria, sì perchè anche a distanza di anni l'impatto emotivo lascia ricordi memorabili ed è lì che bisogna riandare per dare una percezione della miriade di sensazioni e passioni anche morbose che questo thriller di raffinata tensione e di colte ambizioni può scatenare…
Quando l’ho letto nel 2003 anche io avrei voluto vivere in quel campus universitario del Vermont, essere uno di loro(lettura partecipante la definisco io) far parte di quel gruppo di studenti universitari guidati dal loro Professore carismatico di greco (Julian Morrow), vero e proprio Deus ex machina che insinua nei suoi selezionati allievi il culto del dionisismo e del sublime, insieme all' adorazione del bello separato dalla sua base morale. Bravo e prestigioso insegnante,quanto insuperabile cattivo maestro di vita( questo l’aggiungo io) che “inizia” i suoi studenti al culto di Dioniso, il Dio di illusioni, i cui cultori "vedono il mondo come il mondo non è"…
E sì, perché il culto estetico ed estetizzante di Julian finisce male.. per capire Dioniso bisogna darsi a un' orgia dionisiaca. Questo avviene infatti, e nell' estasi, appunto, dionisiaca, accompagnata dalle droghe e dall' alcool che dominano la vita del campus, i ragazzi ammazzano e fanno a pezzi un contadino. Poi sono costretti a uccidere un loro compagno ed amico, escluso dal gruppo più ristretto perché troppo materialista, che stava incominciando a ricattarli anche perché si sentiva escluso da loro.. e alla fine, come atto di purificazione il leader del gruppo, Henry, si suicida, mentre l' ispiratore vero, Julian Morrow, li abbandona al loro destino. E Richard, che racconta la storia in prima persona a un certo punto ben delinea il centro emozionale e morale del libro(secondo me,ovvio) riferendosi ai suoi amici del corso con questa frase: “loro sì sapevano non solo cos' era il male ma l' infinità di trucchi grazie ai quali il male si presenta come bene. Sentivo che giungevano al cuore delle cose, all' intrinseco marciume del mondo". Che stupendo libro..somiglia ai begli occhi verdi della Tartt,la scrittrice americana..così espressivi e profondi, cangianti come l’animo umano dei protagonisti,che così bene ha saputo raccontare e scandagliare.
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Un ragazzo decide di scappare dalla sua insoddisfacente vita in California e per caso viene attratto da un opuscolo di un’ università del Vermont. A prima vista un luogo idilliaco, frequentato da studenti facoltosi.
Tra i ragazzi del campus spicca un ristretto gruppo di studenti di greco, che paiono essere l’élite tra l’élite.
Vivono isolati dagli altri, frequentando tutti i corsi con un solo docente, il professore di greco appunto, un uomo che pare insegnare al di fuori degli schemi e delle regole ,anche dell’università stessa. Il nuovo arrivato è attratto da questo gruppo che pare vivere una vita a parte e per un caso (in questo caso un locativo ) riesce ad essere ammesso in questa stretta cerchia di che ritiene di privilegiati. Si inventa una vita e un passato che non esistono per non sfigurare agli occhi dei nuovi compagni e piano piano viene coinvolto sempre più nel gruppo, nel quale però lui percepisce serpeggiare qualche segreto.
Quelli che all’apparenza sembrerebbero i geni del campus ,tutti dotati di doti particolari , in verità vivono una vita abbastanza lontana dalla realtà: nella loro piccola cerchia ristretta si sono creati un mondo diverso, illusorio, dove si rifanno ai miti e alle leggi del passato, arrivando a celebrare riti dionisiaci che in una maledetta notte avranno una tragica conseguenza. Questo è il punto di svolta del romanzo. Da qui in poi inizia un effetto domino di eventi tragici che vanno a sgretolare il loro mondo solo in apparenza perfetto. I personaggi iniziano e perdere il loro il loro illusorio alone di superiorità , rivelandosi per quello che sono : dei deboli, malati, incapaci di gestire la vita e paurosi che questo loro piccola realtà che si sono costruiti possa crollare come un castello di carte. Invidie, paure, gelosie e debolezze escono allo scoperto .rivelando che tutto quello che sembrava era invece solo un’illusione.
Devo dire che in qualche punto mi pareva che la scrittura diventasse un po’ prolissa ma , una volta finito il libro, ripensando a cosa si sarebbe forse potuto togliere , mi sono accorta che non avrei saputo cosa dire. Ogni singola parte è una piccola tessera imprescindibile che serve a comporre il mosaico dei personaggi e della storia. Definitelo romanzo di formazione, giallo, tragedia greca in chiave moderna , rimane sempre e comunque un bel libro.
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