Recensione a cura di Massimo Minimo
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L’improvvisa sparizione di Lamberto Cossali, dirigente dimissionario della Python, azienda milanese impegnata nella ricerca scientifica, dà il via ad una serie di drammatici eventi. Leonardo Giannini, fondatore dell’azienda, teme, infatti, che dietro la scomparsa dell’uomo si celi qualcosa di grosso; perciò chiede a Tobia Allievi, ispettore dell’Europol di Londra ed amico di famiglia, d’indagare con discrezione. Pur riluttante, Allievi accetta d’infiltrare due membri della sua squadra all’interno della Python. Intanto, Boris Ripchenko, anziano maestro di scacchi in vacanza a Madonna di Campiglio, comincia a ricevere alcune lettere anonime contenenti strani messaggi legati proprio al mondo degli scacchi. Quello che sulle prime sembra essere solo un gioco si rivela, invece, qualcosa di molto più tragico: ad ogni missiva segue, infatti, un efferato omicidio compiuto a Milano.
Gli indizi sembrano convergere su Cossali, che sarebbe mosso da un desiderio di vendetta. Allievi e la sua sezione, cui si è aggiunta la terminologa Domitilla Di Mauro, sono convinti che la soluzione sia da ricercarsi altrove, magari proprio all’interno della stessa Python.
Dopo “Melodia fatale” Alberto e Giorgio Ripa danno vita ad un altro thriller di non facile lettura. Questo perché gli elementi trattati, in particolare le pagine relative alla chimica ed alla medicina, non sono alla portata di tutti: ritengo, infatti, che sia necessario possedere delle nozioni specifiche per comprendere certi passaggi. Ben più interessanti sono le parti in cui i vari personaggi coinvolti nelle indagini cercano, ciascuno a modo proprio, di risolvere gli enigmi celati nelle lettere inviate a Ripchenko. Qui anche il lettore viene in un certo senso invitato a raccogliere la sfida lanciata dall’assassino per individuarne l’ultima mossa.
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