mercoledì, settembre 19

NICK CARTER, AGENTE N3 STERMINIO! Di Stefano di Marino

Articolo a cura di Stefano Di Marino/Stephen Gunn
James Bond 007 meriterà una puntata a parte tutta per sé allo scadere dei 50 anni dal suo esordio cinematografico che coincidono anche con i  60 da quello letterario. Nel frattempo godiamoci una carrellata degli altri agenti che in qualche modo hanno costruito il mito dell’agente avventuroso e, ammettiamolo, un po’ mi hanno ispirato nella creazione del Professionista. Nick Carter, N3 Sterminio, è forse il perso­naggio che maggiormente presenta legami con la tradizio­ne narrativa d’intrattenimento dei tempi passati. Il suo no­me cominciò a circolare negli Stati Uniti nel 1884 sulle pagine dei cosiddetti dime novel, i “romanzetti da un soldo” che circo­lavano nelle città della costa orientale americana, fino ad allora dedicati a personaggi del West. Ni­cholas Carter, indaffarato scrittore a tempo pieno di New York, ebbe più di un'intuizione fortunata. Prima di tutto decise di creare un eroe con il suo stesso nome, ma  raccon­tandone le avventure in terza persona, un espediente nar­rativo curioso, soprattutto per l'epoca. E poi il tono e l'am­bientazione delle vicende tracciavano una linea netta con la tradizione dei dime novel. Il mito della frontiera comin­ciava a mostrare la corda, la realtà del West contraddiceva palesemente la visione romantica dei pistoleri. Si stava av­vicinando la fine del secolo e la tecnologia e le comunica­zioni, pur con qualche difficoltà, avevano conquistato le sterminate praterie, diffondendo anche nelle città dell'Est la realtà violenta e assai poco romantica di quelle zone sel­vagge, che ancora non erano Stati, ma venivano definiti Territori. Geronimo, l'ultimo indiano ribelle, si sarebbe ar­reso nel giro di un anno ponendo fine alla "conquista" del West che entrava in una fase nuova, più urbana della sua epopea. Quando Nick Carter cominciò a vivere le sue av­venture, la stampa dell'Est riecheggiava ancora degli echi della violenta faida di potere di Tombstone, nella contea di Cochise, nel territorio dell'Arizona. Le avventure di Nick Carter, poli­ziotto di città impegnato contro malviventi e organizzazio­ni che dominavano nell'ombra interi quartieri, ebbero un successo tale da cancellare per sempre le ingenue imprese dei cavalieri delle praterie. Il personaggio riscosse una for­tuna così duratura ed eclatante da convincere Engel Sten­ton, editor e agente letterario d'assalto degli anni Sessanta, a rispolverarlo adattandolo al nuovo filone della spy-story. Il nuovo Nick Carter, ufficialmente nipote del suo antesi­gnano del West, fu portato sulle pagine di una cinquantina di romanzi da un pool di autori coordinati da Stenton, ma che continuarono a firmarsi con il nome del protagonista. Uomo di punta della superagenzia AXE, un organismo deci­samente più dinamico ed efficiente della CIA, considerata per tradizione narrativa solo un organismo di bizantina burocrazia, il nuovo Nick Carter è un superuomo nel senso più classico del termine. Allenato in tutte le micidiali tecni­che di lotta giapponese, pratica gli sport più pericolosi con una disinvoltura da campione, e si muove con dimesti­chezza e violenza in ogni ambiente. Come il “vecchio” Car­ter trasferì le sue avventure dalle praterie alla città, il “nuo­vo”  Nick viene spedito in ogni angolo del mondo alla ricer­ca di esotiche emozioni da offrire al lettore, assieme a una sana dose di sesso e violenza. Suoi compagni inseparabili una serie di ferri del mestiere, irrinunciabili per un agente segreto che si rispetti. La Luger, affettuosamente chiamata Wilhelmina, evoca una teutonica efficienza, coadiuvata dal micidiale stiletto Hugo e da Pierre, una... pallina piena di gas venefico che il nostro porta disinvoltamente negli slip, pronto a servirsene quanto a liberarsene durante gli incon­tri intimi con le bellezze di turno. E queste sono davvero affascinanti e numerose, come dimostra anche il romanzo Nick Carter: Trenta denari per Judas (The Judas Spy), un'avventura esotica sullo sfondo di un’In­donesia quasi salgariana, tra pirati, ex nazisti e bellissime fanciulle, disponibili, pericolose e dotate di un coraggio sen­za pari, immaginate per stuzzicare il lettore, ma in nessun caso semplici bambole da intrattenimento, come molti de­trattori hanno voluto far credere. Quest'avventura, come i migliori romanzi della serie (che tra gli altri riconoscimen­ti ha meritato anche una menzione nella Whodunit, a Guide to Detective; Mystery and Suspense Piction di Ordean A. Hagen, una vera bibbia del genere), preferisce lasciare la Guerra fredda sullo sfondo, dando spazio all'azione, al doppio gioco, all'intrigo più classico. Forse Nick Carter può sembrare oggi un personaggio sin troppo semplice, ma il suo autore costruisce una vicenda complessa nella quale si permette anche di citare Lord Jim di Conrad in una maniera più che casuale. Senza un attimo di sosta Nick lotta contro uno dei suoi nemici giurati, Judas, ex cri­minale nazista sfigurato, arche tipo dell'arcinemico che ogni eroe seriale incontra prima o poi nel corso della sua carriera. E, in questa lotta, Nick è solo quanto il suo avver­sario, due dinosauri che si affrontano scordandosi di ogni ideologia e persino della realtà del loro tempo, in una giun­gla che è davvero l'ultima frontiera. In un altro celebre scontro tra Carter e Judas (Nick Carter : Kaputt )scopriamo persino che  l’arcinemico del nostro eroe potrebbe essere Martin Borman, espatriato in Argentina, sfigurato, con un arto artificiale trasformato in una macchina di morte: lama, sparadardi, raggio della morte. In questo romanzo si fonde questo gusto certamente irrealistico e prettamente avventuroso  della spy story con la lotta al controllo sugli ‘ scienziati’ tema caro al genere nel dopoguerra. E l’azione frenetica, scandita da personaggi bizzarri, situazioni imprevedibili anche nel cliché si sposta da un continente all’altro seguendo prima tracce classiche che portano Sterminio sulle tracce dei nuovi nazisti dall’Argentina al cuore di Berlino ma poi si sposta  sino in India, in Cina. E Nick Carter ne esce sempre vincitore, sfrontato, seduttore. Indipendente come deve essere ogni buon eroe d’azione. Girava voce che, negli anni della Guerra fredda, la serie fosse finanziata dalla CIA come strumento di propaganda. Vero o no, questo aneddoto è solo la riprova della fortuna che in quegli anni godette la saga, quasi interamente pubblicata da Segretissimo. Negli anni ‘70, seguendo mode e tendenze Nick Carter diventò un eroe...  marziale. La voce del Cobra e gli episodi successivi infatti ce lo mostrano quasi ringiovanito, esperto di Tae Kwon Do e Karate e proiettato in una serie di missioni in estremo oriente in cui oltre alle tradizionali pistolettate si lottava a mani nude come in un film di Bruce Lee. È interessante notare che, tra le serie di spionaggio di quegli anni, sin dai primi anni ‘60, il tasso di erotismo esplicito è più alto della media. Non siamo ancora ai livelli di SAS ma è ovvio che gli autori di Nick Carter avevano ben presente che la sessualità era un ingrediente vincente anche sulla pagina scritta. La serie Nick Carter Killmaster vanta più di 100 titoli e fu pubblicata sino agli anni ’90, ripresa per la maggior parte in Segretissimo. Tra il pull di autori che vi si alternarono, alcuni scrivendo in prima persona, ricordiamo Michael Avallone e Gayle Lynds che in seguito ha firmato da sola la serie masque rade e alcuni episodi di Covert-one creata da Robert Ludlum.

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