Recensione a cura di Massimo Minimo:
Voto
Una serie di suicidi si verifica in tutta Europa e particolarmente in Inghilterra. Le vittime sono ragazzine bionde vestite di bianco come angeli. L’assistente sociale Temple ed il vice ispettore capo Carver indagano per trovare un legame alle morti ed evitarne altre.
“La fantasia dello scarafaggio” è un thriller che non mi ha convinto per vari motivi. L’indagine si alterna alle schermaglie sentimentali fra i due protagonisti, in un tira e molla che finisce per risultare stucchevole.
Per cercare un nesso fra le vittime, ci si affida a candele natalizie che nascondono monete, siti di satanisti e naziskin per poi citare nientemeno che una fiaba di Andersen. La stessa scrittura presenta delle lacune, a cominciare dall’uso di alcuni termini (vedi “cingomma”) che poco hanno a che fare con l’italiano.
TRAMA: Londra. Morti inspiegabili sconvolgono il Regno Unito e l'Europa. Bambine angelo vestite di bianco si schiantano al suolo dall'alto dei ponti e dei palazzi. Incubo dei genitori conservatori britannici, l'assistente sociale Nor Temple, bellissima e istrionica, è decisa a risolvere l'enigma e a stanare "lo scarafaggio". La responsabile Temple, trascinata da un intuito senza briglie, solca le fantasie livide dell'infanzia inglese, vittoriane e inquietanti, affiancata in questo e trattenuta dal vice ispettore capo, John Carver. Esperto in omicidi seriali, l'acutissimo detective è sorretto da logica spietata e parole affilate come stiletti. Insofferente all'ordine e alla gerarchia, marine in tacco dodici, Temple si trova di fronte a una doppia sfida: sopportare e fare squadra con l'ispettore Carver, arrogante e misogino, e fermare la lunga teoria di giovani vittime.
Compralo su Amazon € 8,10
Titolo La fantasia dello scarafaggio
Autore Punch Edward
Prezzo di copertina € 9,00
Dati 2012, 300 p., brossura
Editore Mamma
Fonte: Thrillerpages.blogspot.com
Voto
Una serie di suicidi si verifica in tutta Europa e particolarmente in Inghilterra. Le vittime sono ragazzine bionde vestite di bianco come angeli. L’assistente sociale Temple ed il vice ispettore capo Carver indagano per trovare un legame alle morti ed evitarne altre.
“La fantasia dello scarafaggio” è un thriller che non mi ha convinto per vari motivi. L’indagine si alterna alle schermaglie sentimentali fra i due protagonisti, in un tira e molla che finisce per risultare stucchevole.
Per cercare un nesso fra le vittime, ci si affida a candele natalizie che nascondono monete, siti di satanisti e naziskin per poi citare nientemeno che una fiaba di Andersen. La stessa scrittura presenta delle lacune, a cominciare dall’uso di alcuni termini (vedi “cingomma”) che poco hanno a che fare con l’italiano.
TRAMA: Londra. Morti inspiegabili sconvolgono il Regno Unito e l'Europa. Bambine angelo vestite di bianco si schiantano al suolo dall'alto dei ponti e dei palazzi. Incubo dei genitori conservatori britannici, l'assistente sociale Nor Temple, bellissima e istrionica, è decisa a risolvere l'enigma e a stanare "lo scarafaggio". La responsabile Temple, trascinata da un intuito senza briglie, solca le fantasie livide dell'infanzia inglese, vittoriane e inquietanti, affiancata in questo e trattenuta dal vice ispettore capo, John Carver. Esperto in omicidi seriali, l'acutissimo detective è sorretto da logica spietata e parole affilate come stiletti. Insofferente all'ordine e alla gerarchia, marine in tacco dodici, Temple si trova di fronte a una doppia sfida: sopportare e fare squadra con l'ispettore Carver, arrogante e misogino, e fermare la lunga teoria di giovani vittime.
Compralo su Amazon € 8,10
Titolo La fantasia dello scarafaggio
Autore Punch Edward
Prezzo di copertina € 9,00
Dati 2012, 300 p., brossura
Editore Mamma
Fonte: Thrillerpages.blogspot.com
3 Lascia un commento:
Io invece ho trovato la storia d'amore bene calibrata e nient'affatto stucchevole, anzi in linea con i personaggi che non sono i soliti, triti e ritriti, soprattutto Nor, che esce molto fuori dagli schemi.
Rob
Molti pubblicano e molti leggono cercando pregnanza nei testi; Mamma editori pubblica narrativa di genere con l’unico scopo di regalare qualche ora di divertimento a buon prezzo sulla linea poco battuta in Italia del romanzo commerciale anglosassone. Tutto sta a vedere se siamo riusciti nell’intento ma il dubbio è che agli italiani non legittimati il confondersi dei piani di lettura nel giudicare un libro non faccia gioco. Sembra che nel nostro Paese aperture verso l’abilità artigianale di divertire si riservino soprattutto ai morti o ai molto vecchi che vengono “riscoperti” solo quando il depositarsi di una patina polverosa ha smorzato i toni accesi del divertimento popolare e li ha resi più eleganti. :-)
Monica Montanari
Non c’è sofferenza nei protagonisti e questo assottiglia lo spessore del romanzo. E poi la vicenda di fondo è sostanzialmente irrealistica. È un giallo escapista per lettori di storie: donne e maschi un po’ fanciulli :-) Dovrebbe piacere a chi apprezza Carol O’Connell peraltro autrice molto controversa se controlli su Anobii. Il mio obbiettivo era la leggibilità che offrono i discreti romanzi internazionali e questo so di averlo raggiunto perché ho visto con i miei occhi gente incapace di posarlo. Sulla scrittura (rispetto ai limitati traguardi di cui sopra) c’è ancora qualcosa da rifinire; il linguaggio è eccessivamente frammentario in alcuni punti. Non riesco ancora a incardinare bene la soggettività della scena. Esempio: in Ghiaccio nero di Michael Connelly, primo capitolo, si legge: ...sintonizzò di nuovo il radioricevitore sulla frequenza del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Ascoltò per mezzo minuto, ma sentì solo il consueto traffico radio. Sembrava un Natale tranquillo a Hollywood. Io avrei scritto : ..sintonizzò di nuovo il radioricevitore sulla frequenza del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. C’ERA solo il consueto traffico radio. Sembrava un Natale tranquillo a Hollywood. In pratica nelle frasi all’imperfetto con funzione di mediazione descrittiva tra un’azione puntuale e un’altra, Connelly attua una soggettivizzazione che io non uso per paura di rendere la scrittura troppo statica. Ogni volta che il focus si porta sulla vita interiore del personaggio la storia rallenta e non avendo ancora ben appreso come dosare questo aspetto, finisco per non usare affatto i verbi sensisti: vide, notò, considerò, valutò etc...
Edward Punch
Posta un commento