è un film di Takashi Miike, con Tadanobu Asano, Nao Omori, Alien Sun e Shinya Tsukamoto. Giappone, 2001.
Scrivere di Takashi Miike non è semplice. Soprattutto se si pensa all’incredibile e vastissima sua produzione, comprensiva di circa 70 lungometraggi, 3 cortometraggi e una consistente manciata di episodi (per serie televisive).
Ichi the Killer (Koroshiya Ichi) è il trentanovesimo lavoro del regista (ma anche sceneggiatore, attore e produttore) giapponese. Girato nel 2001 e tratto dal manga di Hideo Yamamoto, l’avvicendamento di potenti e colorati fotogrammi cattura l’attenzione dello spettatore fino all’ultimo istante, racchiudendolo in un vortice di adrenaliniche emozioni. Poli opposti si incrociano generando terrore, suspense, risate e disgusto. Mozzando il fiato, come un’eccellente opera d’arte. Perfettamente delineati i personaggi: il Tadanobu Asano sfregiato che campeggia sulla locandina del film incarna il folle Kakihara, vice del boss Anjo; Nao Omori interpreta il suo rivale, Ichi, un ragazzo apparentemente timido, cortese e insicuro capace di trasformarsi in una “macchina” infernale; Jijii (il celebre Shinya Tsukamoto), infine, deciso ad annientare Kakihara e la sua banda, si finge protettore del protagonista sfruttando i suoi problemi mentali e commissionandogli gli omicidi. Ichi, per ogni sua macabra performance, indossa (alla pari di un supereroe) un singolare costume di gomma, nascondendo nelle maniche e nelle scarpe taglienti e letali rasoi. Il numero 1 (ichi, non a caso, significa “uno”), messo in evidenza sulla sua schiena, gli conferisce un aspetto decisamente bizzarro. Per non parlare delle lacrime che il curioso killer versa ogni volta prima e dopo il massacro, singhiozzando come un bambino.
Si consiglia la visione ad un curioso, eterogeneo pubblico di cinefili.
Articolo a cura di Irene Petrella
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