Recensione a cura di Diego Thriller:
Come al solito non sto li a raccontarvi la trama del libro che trovate sotto alla recensione. Vi dico solo le mie impressioni.
Poichè la guerra è la condizione naturale dell'umanità, La pace è sempre solo un preludio.
Questa frase, che ho ritrovato anche in Meridiano di Sangue di McCarthy e che ho sempre condiviso, mi ha fatto capire subito di che pasta è fatto Tim Willoks! Il libro, oltre che scritto molto bene, contiene anche ottimi spunti per approfondire la conoscenza della psiche umana dei carcerati. Tim è riuscito, a mio parere, a farci conoscere quello che pensano veramente questi uomini, cosa provano, spiegandoci il perchè delle loro azioni. Tutti i personaggi sono tratteggiati eccezionalmente. Quello a mio parere più riuscito è il folle direttore del carcere Holmes, il quale, fin dalla prima volta che entra in scena, ha lasciato un segno indelebile nella mia mente. L'unico appunto che posso fare sta nel finale del libro, che a mio parere poteva essere più drammatico. Ma è solo una questione di gusti, anche perchè viene sicuramente sovrastato dalla potenza che l'autore mette in tutto il libro, libro il cui titolo e la cui copertina non potevano essere più azzeccati.TRAMA:Texas, carcere di massima sicurezza di Green River. Duemilacinquecento detenuti rinchiusi in una gabbia di acciaio, granito e vetro, illuminata giorno e notte da una luce crudele. Una perfetta macchina punitiva che mette a nudo il colpevole in ogni momento della sua vita, facendo leva sulle sue fantasie paranoidi. Una concezione razionalista che dovrebbe garantire il funzionamento del potere, ma che non regge la prova dei fatti. Per questo, il direttore Hobbes decide nella sua coerente follia che è giunto il tempo di restituire la prigione ai suoi immondi abitanti, i quali, lasciati a se stessi, ristabiliranno una loro primaria morale. Ray Klein, medico condannato ingiustamente per lo stupro della fidanzata, da tre anni vive a Green River. È riuscito a sopravvivere alla violenza del penitenziario rimanendo fedele al motto: "Non sono cazzi tuoi". Poche parole scritte sullo specchio che rimanda la sua immagine ogni mattina. Da non dimenticare mai. Ed è riuscito a non impazzire lavorando nell'infermeria a fianco della psicologa Juliette Devlin. Ma il giorno in cui Klein ottiene la libertà vigilata, l'inferno di Green River prende fuoco. Il farneticante disegno del direttore sfocia in una rivolta di inaudita ferocia: assassini, rapinatori, stupratori bianchi scendono in guerra contro assassini, rapinatori, stupratori neri e latinos. Una lotta tribale di tutti contro tutti in nome della distruzione. Klein può rintanarsi nella sua cella e aspettare che l'apocalisse si consumi.
0 Lascia un commento:
Posta un commento