Negli anni Settanta in un cortile di un agglomerato-alveare della periferia milanese, una banda di bambini si ritrova ogni giorno a giocare. Sono figli di immigrati meridionali, e nella banda ci sono ragazze, fratelli minori e capi. Il luogo magico è per i bambini il capannone della ditta di recupero di materiali ferrosi che sorge nelle vicinanze e i bambini sono gli unici a sapersi orientare al suo interno. Poi un bambino scompare. Qualche settimana prima una bambina era stata ritrovata morta. I sospetti cadono su una specie di scemo del villaggio che però per i bambini è innocente...
Recensione di Maria Luisa Lamanna:
Riletto in funzione della visione del film, riprovo le stesse forti emozioni della prima lettura. Argomento scomodo, atroce, da incubo notturno: il Mostro, terrificante figura che invade e sconvolge l'infanzia di un gruppo di ragazzini nell'estate del '77. Da allora tutto cambia o forse tutto si cristallizza in quello spazio di tempo. Dopo decenni Cinzia e Sandro, attraverso salti temporali, raccontano la loro spensierata normalità vissuta all'ombra di un deposito di rottami dove l'unica, certa presenza è la ruggine, che compare costantemente durante tutto l'evento sconvolgente. Dove il dolore unisce il gruppo, che compatto prova a cercare e sconfiggere il mostro. Pag. 67 " L'hanno trovata. Non lo disse a voce alta, ma fu come se una saetta di silenzio avesse attaversato il cortile, cancellando all'istante ogni altro rumore. I maschi, intenti a litigare per una rimessa laterale, smisero immediatamente di berciare e si voltarono verso la piccola piattaforma che ospitava la centralina dell' Enel. La Cì smise immediatamente di arrotolarsi l'elastico intorno ai polsi e sollevò lo sguardo sulla Betta- Quando,- disse con un filo di voce. Tonio il rosso e Carmine erano già lì, il pallone dimenticato in un angolo del riquadro di cemento. Gli altri stavano arrivando intorno alla centralina, rapidi, silenziosi come una pupilla che si restringe per una luce improvvisa.- Quando,- ripetè Carmine. Quella era l'unica domanda che avesse un senso. A nessuno venne in mente di chiedere qualcos'altro perchè, al contrario dei grandi, i bambini degli Alveari sapevano benissimo dove era stata trovata la piccola. Non c'era altro luogo possibile. Il ricordo dellla sera prima era ancora troppo vivo; l'avvenimento aveva occupato i bisbigli e le parole non dette di tutta la giornata, aggrovigliandosi al caldo e al sudore insolitamente nervoso delle innumerevoli partite di calcio: i bambini della banda degli Alveari, ognuno nel proprio letto, erano rimasti ad ascoltare le mamme strillarsi disperate l'allarme da un balcone all'altro, poi a osservare il bagliore delle torce elettriche filtrare dalle fessure delle tapparelle mentre i papà passavano tra i cortili chiamando a gran voce Margherita, Margherita, Margherita. - Quando,- insistette Carmine.- adesso, - disse la Betta". Dicevo voci narranti Cinzia e Sandro e il Mostro, Lui c'è, vive, parla, come se ce ne fosse bisogno, e invece sì, perchè parlata da Lui la storia non è cronaca sterile ma la descrizione del Male, quello vero.Pag 72 "Dimmi come ti chiami, dimmi che mi ami. Con mano esperta, solleva la gamba della bambina prendendola da sotto il ginocchio e la lascia ricadere per constatare il rigor mortis. Nel farlo, gliela scosta leggermente, e subito tenta di scacciare il ricordo della penetrazione, la sensazione di allargamento, di sfondamento, di meraviglioso possesso. Non ci riesce, e sente dentro di sè l'inizio pallido e vagamente doloroso di un'erezione distratta." Scrittura secca, cruda , penetrante. Ti inchioda alla pagina, incerto se sostare o leggere ancora. Come l'autore intitola molti capitoli un TempoFermo.
Voto 4/5
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