sabato, ottobre 30

INTERVISTA A SERGIO PAOLI - a cura di Cristina Aicardi


Sono nato nel '64 a Viareggio e vivo in Provincia di Lecco. Mi sono laureato in Economia alla Bocconi nel 1987. Oggi sono quadro aziendale e sindacalista della CGIL.
Ho pubblicato: "Rumori di fondo" (2007, MEF), racconti. "Ladro di sogni" (Frilli, 2009) "Monza delle delizie" (Frilli, 2010), due romanzi con il vicecommissario Federico Marini. Non è colpa mia se li hanno definiti noir.
E non rompetemi i coglioni che il "noir è morto" perchè chissenefrega.
Di LADRO DI SOGNI Gian Paolo Serino mi ha scritto: "complimenti: mi hai tenuto attaccato alle pagine, anche fuor di metafora...il libro vale molto"
Un terzo romanzo della serie è atteso per il 2011.
Non si sa da chi perchè non c'è un editore che se lo caghi. Adesso però ho una bio molto figa.



Sergio Paoli sono io. Spesso mi chiamano con il mio cognome al singolare e mi girano le palle. Non lavoro nell'ambiente editoriale e giornalistico nè ci ho mai lavorato. Non ho mai fatto "tante cose" o "tanti mestieri", roba tipo lo scaricatore di frutta al mercato comunale, il camionista o lo spazzacamino. Neanche il cronista di nera. Sono stato fortunato, ho fatto il liceo e l'università. Non ho mai vissuto all'estero, non ho fatto anni sabbatici, nè ho mai mollato tutto per ricominciare. Ho messo su famiglia, ho tre figlie femmine e una casa con il giardino. E una monovolume di cui vado molto fiero, perchè non è aziendale e me la sono pagata io. Come mi sono pagato il mutuo per la casa. Non ho mai fatto neanche il direttore artistico di qualcosa, nè sono mai stato in una radio e in una TV a lavorare o simili. Anzi non ho mai fatto niente di artistico, a meno che non consideriate artistico suonare gli accordi de "La locomotiva" di Guccini durante le gite liceali (erano gli anni '70, mi sembra comprensibile). Taglio spesso l'erba in giardino, sennò è un casino e poi mia moglie s'incazza. Non sono un umorista, un attore, uno sceneggiatore, un regista o un fotografo, un musicista. Sono proprio negato per ogni cosa che abbia a che fare con l'espressione artistica. Non ballo la salsa, il valzer nè il tango o la salsapariglia (che poi non è un ballo). Mi piacerebbe essere Bruce Springsteen e saper stare su un palco con una chitarra in mano, e avere cose intelligenti da cantare. Invidio gli scrittori che hanno sempre la citazione pronta e le parole giuste. Io per trovare una parola ci metto un mese, anche perché spesso non trovo il dizionario. Non ho fatto il magistrato, il poliziotto o l'investigatore privato e di notte me ne sto a casa mia. A fare cosa sono cazzi miei. Adoro le crostate e quando incontro qualcuno pieno di sé, me ne fotto. Mi occupo di solidarietà ma questi sono cavolacci miei. Scrivo storie. Se poi qualcuno le definisce in qualche modo, sono cazzi suoi.


Dopo la presentazione di Sergio, diamo la parola a Cristina:

Ultimamente mi diverto molto nel leggere la tua ironica seppur amara "Cronaca serissima dello stipendio e della vita di uno Scrittore Qualunque".Perchè hai deciso di scriverla? Sei deluso? Se sì, da cosa?

Sono contento che sia divertente, perché lo scopo è quello, divertire.
Ho deciso di scriverla (e andrà avanti in varie puntate) quando ho assistito alla presentazione di alcuni romanzi da parte del CriticoMoltoConosciuto (chi ha letto la prima parte della “Cronaca serissima” sa di cosa parlo), che ho sentito parlare dal vivo per la prima volta. Visto quello che racconto nella “Cronaca serissima”, capirete che mi sono girate un po’.
Sbollito, ho pensato che in fondo potevo sfogarmi, avendo uno spazio a disposizione su HotMag, e far divertire un po’ tutti i miei lettori. Quindi proseguirò. Anzi, ne approfitto per lanciare un appello a tutto gli scrittori esordienti, emergenti e anche no, che hanno vissuto episodi più o meno assurdi come i miei con GiornalistiMoltoNoti, CriticiFamosi, EditoriDiRazza eccetera eccetera: scrivetemi a sergio@sergiopaoli.com. Raccontatemi le vostre storie con i personaggi del mondo dell’editoria italiana con cui siete venuti in contatto.
Unico requisito: devono essere divertenti. Sennò non si ride. 



Quanto è difficile fare lo scrittore oggi in Italia? 

Molto molto meno che fare l’immigrato, specie se da Paesi extracomunitari.
E sicuramente meno che fare il precario nei call center, il ricercatore a progetto, l’insegnante o l’operaio o il pensionato.
A dirtela tutta poi non è per niente difficile.
Io lo faccio senza problemi, per dire. Anche perché faccio un altro lavoro per vivere.
E faccio fatica a capire scrittori di successo, bravi e iperpubblicizzati come Veronesi, che passando in TV in un programma superfigo come quello di Fazio, nell’ora di massimo ascolto, si lamentano e dicono che gli scrittori contano zero. Proprio faccio fatica a capire. Forse voleva il premio Nobel. 


Quando hai pensato per la prima volta di voler scrivere un romanzo? 

Non so. Prima di averlo pensato lo avevo già fatto. 

Quali sono gli scrittori che prediligi? 

Quelli che mi prendono. Di recente Francisco González Ledesma, Juan Carlos Onetti e Don Winslow. 


C'è una dote o una caratteristica particolare che uno scrittore deve assolutamente avere? 

L’umiltà e la capacità di scrivere una pagina solo dopo averne lette mille. E il non voler insegnare niente a nessuno. 


Da cosa trai ispirazione per un romanzo? 

Dalle notizie che leggo o sento. Dalle cose che mi succedono. Dai sogni e dagli incubi. Dai silenzi e dalle paure. 


Ho letto "Monza delle delizie", una descrizione spietata e crudele della corruzione finanziaria, politica e
amministrativa del nostro paese. Perchè hai scelto una città della ricca provincia brianzola per ambientare il tuo romanzo? 


Perché tu, la corruzione finanziaria, politica e amministrativa del nostro Paese dove l’avresti ambientata?I Palazzi del Potere sono da quelle parti, da una quindicina d’anni in qua. Arcore è a pochi chilometri. 

Pensi che le città di provincia possano meglio rappresentare le magagne della nostra società? 

Dipende dalla provincia e dalle magagne che si vogliono rappresentare. In generale però credo che il luogo dove si ambienta un romanzo non conti così tanto. Turow ambienta i suoi romanzi nella Kindle County, che non esiste, e scrive degli ottimi romanzi di denuncia. “Io sono leggenda” di Matheson è un gran bel romanzo e potrebbe essere ambientato ovunque. E si potrebbe continuare con altri esempi. 

Davvero oggi "conti solo se sei funzionale al gioco"? 

Sì. Per dirla meglio: se non sei nel gioco, non conti nulla. Se ci sei, sei una pedina. Se rifiuti di esserlo, sei fuori. Se credi che non ci sia un gioco, ne sarai vittima. 

Sulla tua pagina FB hai scritto "Non è colpa mia se hanno definito il mio libro un noir". Tu come definiresti il tuo romanzo? 

“Monza delle delizie” è un romanzo sul potere e sulla lussuria che lo pervade, una profezia del bunga bunga, tutto sommato. In genere, le discussioni sul “genere”, sul “noir che è morto, o vivo, o semiassiderato”, o sui giallisti “che sono troppi” mi hanno un po’ rotto. Con tutto il rispetto. 


La figura del protagonista,il vice -commissario.Marini, già protagonista di "Ladro di sogni", non mi è parsa particolarmente approfondita. E' stata una scelta voluta? 

Marini è solo una parte della storia, che è sempre più grande di lui. Marini non è un eroe che governa magicamente gli eventi, ma un uomo come tutti noi. E come tutti noi è solo un piccolo essere terreno. Vorrei svelarlo a poco a poco, romanzo dopo romanzo. E poi mi piace pensare che i miei siano romanzi corali. 


Cosa pensi dei protagonisti "seriali"? Possono diventare un limite? 

Sì, se li lasci sempre uguali a se stessi. Come Minnie e Topolino, per dire. Personaggi rispettabilissimi, ma adatti ai bambini. Se invece vuoi dei personaggi per adulti, si devono evolvere (o involvere). Devono cambiare, in bene o in male. Solo così i personaggi seriali diventano interessanti. Altrimenti sono come gli ultimi Montalbano o Wallander, un po’ noiosetti. Rassicurano, ma io non voglio rassicurare nessuno. 


Ho l'impressione che tu sia una persona molto ironica, però non ho trovato molta ironia nel tuo romanzi. Perchè? 

L’ironia è uno degli strumenti che permette di sopravvivere. Per vivere davvero però c’è bisogno di altro, di valori in cui credere, per esempio. Quelli che cerco di mettere nei miei romanzi. 


Cosa pensi delle pagine e dei blog come il nostro ? pensi possano essere un aiuto per voi scrittori? 

Ne penso tutto il bene possibile. Possono poco contro lo strapotere della TV e degli uffici stampa, ma se non ci fossero, bisognerebbe inventarli. 


MONZA DELLE DELIZIE
di
 Sergio Paoli


La facciata scintillante di vetrocemento: un palazzo, un centro direzionale, un'azienda. Una macchina da soldi. Manager in gessato, segretarie eleganti e la forza di vendita che pompa business. Oggi come oggi, il massimo. Ma anche un mondo dove tutti imbrogliano le carte. Dove conti solo se sei funzionale al gioco.

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