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lunedì, gennaio 16

Recensione de A SANGUE FREDDO di Truman Capote

Nella notte fra il 14 e il 15 novembre 1959, a Holcomb,sobborgo rurale del Kansas, vengono uccisi, a fucilate, a sangue freddo, Herbert Clutter, sua moglie Bonnie e i due figli minori, Nancy e Kenyon. Pur essendo una ricca famiglia di agricoltori, l'omicidio a scopo di rapina viene escluso: è risaputo che la famiglia non ha denaro, mai, in casa, per l'abitudine di pagare sempre e comunque con assegno, anche minime cifre. Vendetta? Nemmeno, perché la famiglia Clutter non ha, non può avere nemici, vista la considerazione in cui viene tenuta e gode la meritata stima di tutta la comunità. E' devastata tutta la piccola frazione,è ammutolita la contea, inspiegabile la ferocia di quella che viene considerata una vera e propria esecuzione. 
Truman Capote scrive il suo capolavoro, impiegando sei lunghi anni di ricerche sul posto, dedicandosi in maniera ossessiva all'analisi delle vittime e dei due feroci assassini, che non riescono a sfuggire a lungo alla tenacia degli investigatori (fantastico Alvin Dewey, del Kansas Bureau of Investigations). 
L'impianto narrativo è agghiacciante, analizzando quasi ossessivamente una storia vera con capitoli che alternano il procedere delle indagini e della caccia a Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock, alla descrizione della breve vita di una famiglia felice, collegando le due storie con testimonianze dirette di poliziotti e di cittadini, di parenti degli assassini, di compagni nel braccio della morte. La banalità del movente, la leggerezza e il cinismo dei due uccisori sono raccapriccianti; nel finale, Capote riesce nell'impossibile: le convinzioni di chi è a favore della pena di morte e di chi è suo strenuo oppositore vacillano, in eguale misura.
Articolo di Elisabetta Caramitti




TRAMA: Pubblicato nel 1966, "A sangue freddo" suscitò una serie di polemiche di carattere letterario ed etico-sociale. L'autore venne accusato, tra l'altro, di voyerismo cinico, per aver voluto registrare "oggettivamente" un fatto di cronaca nera, anzi di violenza gratuita, avvenuta nel cuore del Middle West agricolo: lo sterminio brutale di una famiglia da parte di due psicopatici. Nel libro, la visione puntuale delle dinamiche della vicenda, ottenuta grazie all'assidua frequentazione dei due colpevoli, giustiziati dopo un processo durato sei anni, è filtrata e riscattata attraverso una sapiente rielaborazione stilistica.


Titolo A sangue freddo
Autore Capote Truman
Prezzo di copertina € 19,60
Dati 2005, 391 p., rilegato
Traduttore Dettore M.
Editore Garzanti Libri  (collana Nuova biblioteca Garzanti)


Nato a New Orleans il 30 settembre 1924
morto a Bel Air (Los Angeles) il 25 agosto 1984

Allontanato dai genitori a sei anni, cresce con i nonni in Alabama. Non ama studiare, la sua passione è il giornalismo. E' infatti giovanissimo quando comincia a scrivere sul "New Yorker". La sua personalità è portata verso l'eccesso, l'irriverenza.
L'inquietudine di fondo lo spinge a viaggiare continuamente per sete di conoscenza, di incontri, di documentazione. Con sé porta sempre un registratore e si avventura alla ricerca di storie e parole. I primi anni sono pieni di rifiuti e umiliazioni che lo amareggeranno. Robert Frost lo caccia dalla redazione del "New Yorker" per incompatibilità. Ma il successo lo aspetta dietro l'angolo. Il Southern Gothic Novelist è sempre più apprezzato negli ambienti letterari e, d'altro canto, è bravo a costruire intorno a lui una mitologia, un personaggio amabilmente salottiero, presuntuoso e arrogante. La fama raggiunge l'apice con Breakfast at Tiffany's (nel 1961 Blake Edwards ne farà un film con Audrey Hepburn e George Peppard) e con In Cold Blood, che scatena polemiche e mette in crisi lo stesso autore. Gli ultimi anni della sua vita sono in discesa tra chiacchieratissime serate mondane, droga e alcol.


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