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mercoledì, giugno 17

Recensione - "La pietà dell'acqua" di Antonio Fusco

Recensione a cura di Massimo Minimo

"La pietà dell'acqua" di Antonio Fusco è il nuovo thriller Giunti Editore recensito questo oggi da ThrillerPages
La verità si può nascondere, negare, modellare in nuove forme a seconda della convenienza, vestire con l’abito di una diversa apparenza, ma non si può cancellare.
La verità è sempre inseguita dal commissario Casabona, chiamato stavolta a indagare sull’omicidio di un uomo freddato con un colpo di pistola alla nuca. Il fatto è avvenuto sulle colline toscane nei pressi del lago di Bali, trasformato in una diga da cui, dopo lo svuotamento, è riemerso il vecchio paese di Torre Ghibellina. Proprio qui, durante il secondo conflitto mondiale, era stata perpetrata un’orribile strage da parte dei nazisti, la cui storia sembra tornare a galla insieme al borgo. La vicenda ruota intorno a un misterioso dossier riguardante quel brutale crimine: documento cui sono interessati in parecchi, compresa una giornalista francese molto curiosa.
Casabona si trova subito estromesso dall’inchiesta che viene passata alla direzione antimafia, salvo poi vedersela restituita precipitosamente dopo un secondo omicidio. Ormai è evidente che le uccisioni sono collegate alla strage e il commissario dovrà darsi da fare per evitare un’altra vittima.
Dopo il convincente esordio di “Ogni giorno ha il suo male” Antonio Fusco si conferma autore di talento. Funzionario di Polizia e criminologo forense, si muove a proprio agio fra le maglie delle procedure relative a un’indagine.  Il suo protagonista è un commissario pieno d’umanità, il cui scopo è di tutelare la legge ancor prima che lo Stato, come dichiara lui stesso a un collega. Tema centrale del romanzo è la ricerca di una verità che qualcuno ha interesse a tenere celata anche dopo tanti anni. Casabona si batte con tutte le sue forze per portarla allo scoperto e cercare di fare giustizia per le vittime del passato. Suggestive le ambientazioni della Valdenza: in particolare è molto d’effetto il riemergere dell’antico borgo fantasma di Tore Ghibellina, destinato subito dopo a essere sommerso di nuovo. Nel romanzo si fa riferimento al cosiddetto armadio della vergogna rinvenuto nel 1994 e contenente numerosi fascicoli processuali riguardanti gli eccidi commessi dai nazisti e dai repubblichini in Italia. Stragi messe a tacere in nome di una logica politica difficile da comprendere e di un passato con cui il nostro Paese non ha mai fatto pienamente i conti.

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