Recensione a cura di Massimo Minimo - Voto ***/5
Sgomberiamo subito il campo da un equivoco: il libro in questione è lontano anni luce da "Romanzo criminale", cui è stato da più parti paragonato. "La leggge dell’odio" supera l’opera di De Cataldo solo ed esclusivamente nel numero di pagine, decisamente troppe. La storia è quella di Stefano Guerra, giovane neofascista, protagonista di vari fatti di sangue fra il 1968 ed il 1971. Approfittando del suo carattere irruento e del suo sprezzo per il pericolo, i vertici del terrorismo nero lo manovrano come un burattino.
Il suo mentore, Franco Revel, conosce un episodio che potrebbe inguaiare Stefano e lo usa per ricattare in qualche modo il ragazzo. Quando un’orrenda strage si compie alla sua presenza, Stefano capisce di essere stato ingannato dagli stessi camerati e cerca di allontanarsi da loro. Il seme della violenza è, però, troppo radicato in lui ed il suo destino ormai segnato. Si spingerà fino in Sudamerica per cercare un personale riscatto e salvare la vita di una donna, ma il passato, inesorabile, lo raggiungerà anche lì.
Il romanzo ha il pregio di raccontare un periodo drammatico della nostra storia adottando un punto di vista nuovo, quello dell’eversione di destra. Nel compiere questa operazione, tuttavia, l’autore riempie le pagine di retorica nazi-fascista e di metafore che rischiano spesso di cadere nel ridicolo. Il tutto appesantisce la narrazione e rende noiosa la lettura di alcune parti, in primis il racconto del viaggio in Afghanistan.
TRAMA: Anni Ottanta. Il neofascista Franco Revel sta subendo un processo perché accusato di aver ucciso il camerata Stefano Guerra. Seguendo la sua deposizione, che ripercorre i rapporti dell'imputato con la vittima, la storia parte dagli scontri studenteschi di Valle Giulia, che furono guidati non dagli studenti di sinistra, come si crede, bensì dai fascisti di Avanguardia nazionale. Stefano, giovane neofascista, fugge braccato dalla polizia e finisce in un'aula di Lettere, dove uccide per sbaglio un giovane comunista. Franco, capo dell'organizzazione Arcipelago, lo scopre e salva, e da quel momento tenta di sfruttare il suo "istinto omicida". Animato da un ideale puro di rivoluzione conservatrice, pian piano Stefano si accorge di essere solo una pedina a sostegno di un piano non trasparente,
che ha come scopo destabilizzare per "stabilizzare", dietro cui c'è la potenza americana, che lui odia con tutte le sue forze. Vorrebbe uscire da Arcipelago, ma Franco lo ricatta: il ragazzo che Stefano ha ucciso era il fratello della donna con cui lui ha una relazione, Antonella. Stefano è così costretto a partecipare alla strage di Piazza del Monumento, la strage delle stragi, e a molte altre azioni eversive.
Titolo La legge dell'odio
Autore Alberto Garlini
Prezzo di copertina € 22,00
Dati 2012, 600 p., rilegato
Editore Einaudi
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Sgomberiamo subito il campo da un equivoco: il libro in questione è lontano anni luce da "Romanzo criminale", cui è stato da più parti paragonato. "La leggge dell’odio" supera l’opera di De Cataldo solo ed esclusivamente nel numero di pagine, decisamente troppe. La storia è quella di Stefano Guerra, giovane neofascista, protagonista di vari fatti di sangue fra il 1968 ed il 1971. Approfittando del suo carattere irruento e del suo sprezzo per il pericolo, i vertici del terrorismo nero lo manovrano come un burattino.
Il suo mentore, Franco Revel, conosce un episodio che potrebbe inguaiare Stefano e lo usa per ricattare in qualche modo il ragazzo. Quando un’orrenda strage si compie alla sua presenza, Stefano capisce di essere stato ingannato dagli stessi camerati e cerca di allontanarsi da loro. Il seme della violenza è, però, troppo radicato in lui ed il suo destino ormai segnato. Si spingerà fino in Sudamerica per cercare un personale riscatto e salvare la vita di una donna, ma il passato, inesorabile, lo raggiungerà anche lì.
Il romanzo ha il pregio di raccontare un periodo drammatico della nostra storia adottando un punto di vista nuovo, quello dell’eversione di destra. Nel compiere questa operazione, tuttavia, l’autore riempie le pagine di retorica nazi-fascista e di metafore che rischiano spesso di cadere nel ridicolo. Il tutto appesantisce la narrazione e rende noiosa la lettura di alcune parti, in primis il racconto del viaggio in Afghanistan.
TRAMA: Anni Ottanta. Il neofascista Franco Revel sta subendo un processo perché accusato di aver ucciso il camerata Stefano Guerra. Seguendo la sua deposizione, che ripercorre i rapporti dell'imputato con la vittima, la storia parte dagli scontri studenteschi di Valle Giulia, che furono guidati non dagli studenti di sinistra, come si crede, bensì dai fascisti di Avanguardia nazionale. Stefano, giovane neofascista, fugge braccato dalla polizia e finisce in un'aula di Lettere, dove uccide per sbaglio un giovane comunista. Franco, capo dell'organizzazione Arcipelago, lo scopre e salva, e da quel momento tenta di sfruttare il suo "istinto omicida". Animato da un ideale puro di rivoluzione conservatrice, pian piano Stefano si accorge di essere solo una pedina a sostegno di un piano non trasparente,
che ha come scopo destabilizzare per "stabilizzare", dietro cui c'è la potenza americana, che lui odia con tutte le sue forze. Vorrebbe uscire da Arcipelago, ma Franco lo ricatta: il ragazzo che Stefano ha ucciso era il fratello della donna con cui lui ha una relazione, Antonella. Stefano è così costretto a partecipare alla strage di Piazza del Monumento, la strage delle stragi, e a molte altre azioni eversive.
Titolo La legge dell'odio
Autore Alberto Garlini
Prezzo di copertina € 22,00
Dati 2012, 600 p., rilegato
Editore Einaudi
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Massimo, bellissima recensione e rispettabilissima opinione, ma, permettimi, dissento in toto. Tutto il libro è narrato da un punto di vista "destroso" anche se non è in prima persona e la retorica, laddove c'è, non mi pare esagerata. Di sicuro non si fa apologia fascista :) La storia d'amore narrata è bellissima e il modo in cui si chiude il cerchio è perfetto e quasi commovente. A un certo punto l'autore fa dire a un suo personaggio: "solo un romanziere avrebbe potuto intuire la verità" e le verità che "intuisce" Garlini, anche se già approfondite da altri scrittori - vedi l'ottimo Sarasso - sono raccontate in modo originalissimo, da una prospettiva completamente opposta a quella affrontata fino a ora dai più, fa eccezione Ellroy, in qualche caso. Io l'ho scritto e lo ripeto: non leggevo un libro così bello e completo da 2/3 anni e non mi sono mai annoiato, anzi! Anche le pagine ambientate in Afghanistan mi sembrano bellissime, ma si sa, i gusti son gusti, per cui ripeto: rispetto il tuo parere. Mica siamo fascisti noi ? :D
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