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domenica, ottobre 23

Recensione de IL MIO NOME ERA DORA SUAREZ di Derek Raymond

Recensione a cura di Diego Thriller:
Sin dalle prime pagine, il libro"Il mio nome era Dora Suarez", vi fa capire di che pasta è fatto. Le prime quaranta pagine contengono la descrizione minuziosa, a volte raccapricciante ed estremamente realistica, dell'assassinio di Dora e dell'affitta stanze ottantenne Betty Carstairs.
"La sollevò come se fosse un sacco dell'immondizia, e le fece sfondare la pendola accanto alla porta d'ingresso con una forza che neanche lui sapeva di avere. Dopo lo schianto di legno e vetri - La violenza inaspettata, il tonfo liquido della testa che si fracassava contro la cassa - la vecchia aveva emesso solo un gemito, gemello funebre di un singhiozzo: suono che eclissò ogni altro rumore, mentre moriva con la testa dentro l'orologio."
Questa è solo una piccola descrizione della morte di Betty; quella di Dora, la più agghiacciante, la lascio scoprire a voi, se deciderete di comprare il libro.
A indagare su questo omicidio viene chiamato un sergente della Factory di Londra, un uomo dal passato inquietante, al quale non viene mai dato un nome per tutto il libro. (Proprio ora, mentre scrivo questa recensione, cerco invano il suo nome in tutto il libro).
Sul luogo del delitto il sergente trova il diario di Dora , e leggendolo stabilisce un profondo legame con la povera ragazza indifesa, come se riuscisse a entrarle nelle ossa e nel cuore. Il sergente quasi se ne innamora e prende a cuore il caso, trasformandolo in una vera e propria vendetta.
Il caso Dora si collega anche ad un altro caso, quello di Roatta, che porterà il sergente a collaborare con l'altro poliziotto, Stevenson. Le indagini spingeranno i due a cercare il colpevole in un club, il Parallel, dove accadono cose da brivido. Derek Raymond vi trascinerà in una Londra fumosa in bianco e nero, lasciandovi per gran parte del libro senza respiro.
Vedete, questo a mio parere è tra i libri noir più belli che abbia mai letto. Sembra quasi che Raymond racconti una storia da lui vissuta, non inventata; riesce a commuovere, a infastidire, a turbare con quello che scrive.
Tratto da un'intervista fatta a Derek: "C’erano momenti in cui non riuscivo più a distinguere il male dentro di me da quello che creavo sulla pagina, la frontiera tra me stesso e quello che avevo evocato diventava sempre più indistinta".
Un libro per me merita 5 stelle quando riesce ad emozionare, quando è impossibile trovarvi un solo punto negativo: questo meriterebbe persino la stellina della lode!

TRAMA: Dora Suarez era perduta. Troppo bella per essere la donna di qualcuno, una puttana, un corpo malato e un'anima stanchissima: voleva morire; ma neppure lei si aspettava di finire dilaniata a colpi d'ascia, le sue membra sparpagliate e oltraggiate. E per il sergente che conduce l'indagine questo non può essere un caso come gli altri. Leggere il diario lasciato dalla donna, indagare fra le poche tracce della sua vita, significherà per il sergente confrontarsi con l'idea di un'innocenza violata, di una bellezza che non ha trovato protezione, di un equilibrio che non può essere ristabilito. Di un male radicale che irrompe ormai nel mondo, senza più argini.


Titolo Il mio nome era Dora Suarez
Autore Raymond Derek
Prezzo di copertina € 9,00
Su Amazon €7,65
Dati 2010, 254 p., brossura
Traduttore Pezzotta A.
Editore Meridiano Zero (collana Sottozero)

4 commenti:

  1. Sembra un bel thriller truculento merita una lettura grz Diego!

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  2. Bella recensione, Diego. E hai ragione: il sergente della Factory non ha nome, hai voglia a cercarlo. Nemmeno negli altri romanzi del ciclo della factory Derek Raymond gliene dà uno.

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  3. Per me è il più grande noir che abbia mai letto (e non ne ho letti pochi). Massimo DF

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  4. Ho scoperto questo romanzo solo ora. È forse il più bello mai letto. Qualcuno sa se ce ne sono di simili? È proprio il genere che ho sempre cercato.

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