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mercoledì, maggio 4

Recensione de LO STRANIERO di Albert Camus

Titolo Lo straniero
Autore Albert Camus
Prezzo di copertina € 8,90
Dati 2001, 176 p., brossura
Editore Bompiani

Leggi la recensione e la trama del libro

Meursault, narratore e protagonista del romanzo, è un giovane e modesto impiegato che vive ad Algeri. Il racconto comincia il giorno della morte di sua madre. Di buonora, riceve un telegramma dall’ospizio di Marengo, situato ad ottanta chilometri da Algeri, che gli annuncia il decesso di lei. Meursault chiede ed ottiene un congedo di quarantotto ore e va a pranzare “Da Celeste”, un ristorante di cui è un habitué. Intorno alle due del pomeriggio prende l'autobus. Fa molto caldo e Meursault dorme durante quasi tutto il tragitto. Essendo l’ospizio distante due chilometri dal centro abitato, Meursault compie l’ultimo tratto a piedi. Dopo le formalità, ha un incontro con il direttore dell'ospizio, che ascolta distrattamente. Quest'ultimo gli rivela che sua madre non stava male all’ospizio. Gli annuncia anche che la sepoltura religiosa è fissata il mattino del giorno dopo . Quindi Meursault si reca in una stanza sbiancata alla calce dove si trova depositato il corpo della madre ma rifiuta di vederne il cadavere. Ha una conversazione con il portinaio. Quest'uomo, molto loquace, gli racconta i fatti suoi e gli propone di cenare al refettorio. Meursault declina l'invito. Il portinaio gli offre allora un caffellatte che Meursault accetta. Quindi ha luogo la veglia, interminabile: gli amici di sua madre, tutti uguali, vi assistono. Si dispongono attorno alla bara e lasciano sfuggire dei rumori strani dalle loro bocche senza denti. Una vecchia piange incessantemente. Meursault ha l'impressione sgradevole che questi vecchi siano lì per giudicarlo. 


Diego Thriller ha detto:

Lo straniero, scoperto tramite il social network ANOBII, dato le 239 recensioni quasi tutte a pieni voti, si è rivelato una delle migliori letture degli ultimi tempi.
Premetto, questo libro non ha niente di thiller, anzi, è una riflessione sulla vita, ma non posso non mettere la recensione su questo blog, perchè è un libro che molta gente dovrebbe leggere. Un libro semplice, come del resto è la vita stessa, una scrittura ancora più semplice, ma di un significato molto profondo.
Ogni azione che compi buona o cattiva ha una conseguenza ... Troppo facile per essere vero, ma la realtà a volte è molto più banale di quello che ci vogliono fare credere.
Più che di straniero preferirei parlare di "estraneo" - così è il protagonista, che vede sfilare davanti a sé la vita, quasi da spettatore di se stesso. Meursault fa l'impiegato ad Algeri. si sente estraneo, solo, invisibile. trova un pò di conforto, e non sempre, solo nella braccia di Maria. si troverà coinvolto in una lite e ammazzerà un uomo. si consegna senza interesse e paura. accetta la condanna a morte in modo impassibile. si lascia attraversare, tagliare dal destino, senza rabbia, paura, sconforto o dolore. Sembra non sentire nulla. Sembra...
Un libro di sole 160 pagine, che mi resteranno sempre impresse nella mente.
Qui sotto vi lascio un paio di citazioni del libro, leggetele e se le trovate di vostro gradimento non esitate a leggerlo!

Non sentivo più altro che il risuonar del sole sulla mia fronte e, indistintamente, la sciabola sfolgorante sprizzata dal coltello che mi era sempre di fronte. Quella spada ardente mi corrodeva le ciglia e frugava nei miei occhi doloranti. E' allora che tutto ha vacillato. Dal mare è rimontato un soffio denso e bruciante. Mi è parso che il cielo si aprisse in tutta la sua larghezza per lasciar piovere fuoco. Tutta la mia persona si è tesa e ho contratto la mano sulla rivoltella. Il grilletto ha ceduto, ho toccato il ventre liscio dell'impugnatura e è la', in quel rumore secco e insieme assordante, che tutto è cominciato. Mi sono scrollato via il sudore ed il sole. Ho capito che avevo distrutto l'equilibrio del giorno, lo straordinario silenzio di una spiaggia dove ero stato felice. Allora ho sparato quattro volte su un corpo inerte dove i proiettili si insaccavano senza lasciare traccia. E furono come quattro colpi secchi che battevo sulla porta della sventura.
Persino da un banco di imputato è sempre interessante sentir parlare di sè. Durante le arringhe del P.M. e del mio difensore si è effettivamente parlato molto di me, e forse più di me che del mio delitto. E in definitiva erano tanto differenti tra loro, le arringhe dell'uno e dell'altro? L'avvocato alzava le braccia e ammetteva la colpabilità, ma con attenuanti. Il P.M. tendeva le mani e denunciava la colpabilità, ma senza attenuanti. C'era tuttavia una cosa che mi metteva a disagio. A volte, nonostante le mie preoccupazioni, ero tentato di intervenire, e allora l'avvocato mi diceva: ''Stia zitto, che è meglio per lei''. in un certo qual modo avevano l'aria di trattare la cosa al di fuori di me. Tutto si svolgeva senza il mio intervento. Si decideva la mia sorte senza chiedere il mio parere. Di tanto in tanto avevo voglia di interrompere tutti quanti e dire: ''Ma insomma, chi è l'accusato qui? E' una cosa importante, essere l'accusato! E io ho qualcosa da dire!'' Ma dopo averci riflettuto un po', non avevo da dire nulla.
Allora ho compreso che un uomo che fosse vissuto un giorno solo potrebbe senza difficoltà vivere cento anni in na prigione. Avrebbe abbastanza ricordi per non annoiarsi. Da un certo punto di vista, questo è un vantaggio.

  Voto: 1 2 3 4 5


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