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martedì, marzo 1

Recensione de I FIGLI DI ABRAMO di Robert Littell


Titolo I figli di Abramo
Autore Littell Robert
Prezzo di copertina € 18,00 Dati 2011, 343 p., brossura
Traduttore Brambilla S.
Editore Fanucci (collana Collezione vintage)

Isaac Apfulbaum, un rabbino estremista, viene rapito dal dottor Isma'l al-Shaath, un terrorista fondamentalista. Ciò scatena una grave crisi, perfino in quel Paese tormentato dai drammi. Le richieste che ne scaturiscono seguono uno schema assai familiare. Si pretende che il governo israeliano rilasci un centinaio di prigionieri palestinesi. In caso contrario, il rabbino verrà giustiziato. Naturalmente, i tempi sono serrati. Elihu, il leggendario capo del Mossad, viene richiamato dalla pensione perché ci sono troppe questioni in gioco. Un piano di pace avallato dagli Stati Uniti sembra poter avere concrete possibilità di successo. La firma del piano, accettato da entrambe le parti in causa, è fissata a Washington, in capo a nove giorni. Ma tutti gli esperti delle questioni mediorientali degni di questo nome sanno che, se il rabbino rapito verrà assassinato, le trattative verranno sospese. Nel frattempo, un legame inaspettato potrebbe segnare una nuova tappa in un conflitto che dura ormai da troppo tempo.


Recensione a cura di Luisa Corà:
Una recensione sofferta questa perchè leggere I figli di Abramo più che un piacere è stata una sofferenza prima per lo stile abbastanza complesso di scrittura dell'autore secondo per l'argomento che tocca nelle viscere chi legge i giornali e guarda la televisione ( qualche volta nel mio caso..)Le prime pagine le ho definite"pallose" perchè troppo complicata la trama e poca azione negli avvenimenti.Poi è scattato l'interesse.Robert Littell figlio dello scrittore Jonhatan Littell vive attualmente in Francia ed autore anche de L'oligarca e L'epigramma a Stalin. Ha lavorato anche come giornalista per Newsweek negli anni della Guerra Fredda.ne I figli di Abramo che è stato definito "thriller letterario" ma anche "Thriller politico" affronta il tema del Medio-Oriente.Manca poco all’incontro di Mount Washington, dove sarà stipulato l’accordo di pace in Medio Oriente: verrà riconosciuta l’esistenza di uno stato palestinese che otterrà indietro il 94% dei territori occupati dagli israeliani con la guerra dei sei giorni.Un personaggio strano definito Il Rinnovatore il cui nome è dottor Ishmael al-Shaath, alias Abu Bakr, terrorista palestinese rapisce un altro estremista ma ebreo il rabbino Isaac Apfulbaum con lo scopo di far liberare dei prigionieri palestinesi.Hanno dei colloqui dai quali si accorgono di avere la stessa idea se pur con fini opposti: sono tutti e due contrari alla pace...I colloqui fra i due sono la parte piùnoioso del libro per i concetti che vengono enunciati uno per la fede islamica l'altro per quella ebrea. Tutti e due sono ciechi il palestinese per un problema alla nascita l'altro perchè privato degli occhiali sarà questa cecità ad acuire i loro sentimenti reciproci?Da corollario attorno ai due protagonisti c'è la pressione americana per la risoluzione della pace e altri rapimenti, torture, violenze ( purtroppo sono le cose come realmente stanno violenze immani da ambo le parti...) Analizzando il romanzo vi ho scorto un senso di impotenza dell'autore che narra una vicenda che a tutt'oggi non ha soluzioni il problema del Medio Oriente.

Un brano
"È ora di chiamare le cose con il loro nome. Quel pazzo del defunto rabbino Apfulbaum e i suoi compari chiamavano la Giudea e la Samaria la Palestina liberata. Tutto il mondo le considera la Palestina occupata. L’occupazione ha corrotto le nostre anime. Il nostro esercito civile, creato per difendere questa scheggia di Stato ebraico dalla marea di arabi che ci circondano, è diventato un esercito di occupazione."


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