Recensione a cura di Enrico Teodorani
“Dopo la guerra” di Hervé Le Corre è il noir edito da Edizioni E/O recensito da ThrillerPages
Con Le Corre non possiamo sfuggire a paragoni con altri autori francesi.
In molti lo hanno paragonato all'indimenticabile Izzo, quest'ultimo pone al centro dei suoi romanzi Marsiglia e Le Corrè mette Bordeaux.
A mio parere in questo caso ci troviamo a che fare con un autore che segue le orme, positive, di scrittori, a lui precedenti, che sono dei veri e propri riferimenti per il noir, non solo in Francia ma in generale per quel filone.
Ma dopo aver letto le oltre 500 pagine non possono non venirci alla mente Andrè Helena con il suo “ Il gusto del sangue” o Didier Daeninckx con il suo “ La morte non dimentica nessuno”.
Due autori che tramite le pagine scritte hanno fatto i conti con avvenimenti che per la Francia non sono stati affatto secondari: 1) la liberazione dall'occupazione tedesca e dai collaborazionisti; 2) l'occupazione dell'Algeria e la conseguente guerra d'occupazione, per il fronte francese, di liberazione per il fronte algerino.
Quindi anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un noir affidato alla storia.
Di indubbio valore le descrizioni dei contesti sociali in cui i protagonisti svolgono le proprie azioni: - dalle colonne dei militari prigionieri sotto minaccia degli occupanti tedeschi o dei deportati nei campi di sterminio;
- dal popolo del porto con le sue attività sia quelle frenetiche del lavoro, sia quelle di vita quotidiana con traffici più o meno leciti (dai furti alla prostituzione) o alla tranquillità post lavorativa in un bistrot;
- ai metodi investigativi di appartenenti alle forze dell'ordine, prima collaborazionisti con l'occupante tedesco ed ora riciclatisi come tanti a liberazione avvenuta, corrotti che per raggiungere i propri risultati investigativi non disdegnano affatto “pressioni” fisiche che spesso e volentieri sono veri interrogatori sotto tortura;
- ai rapporti familiari condizionati da situazioni indipendenti dalla propria volontà ma che saranno determinanti per le situazioni che verranno a crearsi
- alla difficilissima vita che, in quanto occupanti, i militari francesi portano avanti in Algeria.
Siano essi arroganti con la sopraffazione e si considerino dalla parte giusta o costretti ad essere lì per obblighi di leva e si considerino dalla parte sbagliata mettendo in discussione l'odio che contraddistingue l'occupante: ieri contro gli ebrei, oggi contro gli arabi e non solo sognando, ma cercando in ogni momento la diserzione come via di fuga da una catastrofe, mettendo così la Francia di fronte ad una guerra interna ed esterna.
Una Francia che da poco è uscita, e come ne è uscita, dalla II guerra mondiale e senza soluzione di continuità si ritrova catapultata in nuovo conflitto.
Una lezione emerge soprattutto da queste pagine: una guerra o un conflitto non finisce con una ratifica delle parti su una carta bollata, una guerra ci si porta dentro.
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