Il noir è uno straordinario contenitore di storie, dal thriller alla spy story, dal mystery all’avventura e, ovviamente, il nero criminale, le storie di malavita e crimine. È una questione di sfumature, di nero e di rosso, di atmosfere e personaggi. La ‘noirceur’ è una qualità dell’anima che mescola desiderio di riscatto, senso di un destino ineluttabile e consapevolezza della sconfitta. Come sapete le storie che più mi piacciono in questo filone sono quelle che vedono protagonisti uomini e donne legati al mondo della mala, al limite della società. Un panorama di facce e psicologie di perdenti, di gente che ritiene di essere vincente eppure sa che quella non è la verità, di professionisti e velleitari. Storie disperate il cui sfondo è sempre la Città. Macchine in fuga, fari nella pioggia, sordidi bar e locali notturni. Musica di sottofondo, fumo di sagari mescolato al profumo delle ‘chantose’ e al liquore a poco prezzo. In questo territorio nel quale la polizia ‘ha le mani legate’ si è sviluppato un grandissimo successo sia nei romanzi che al cinema. Il Caper, che è un termine slang per indicare un colpo particolarmente ben riuscito, condotto con abilità da un gruppo eterogeneo di uomini e donne convinti di compiere ‘il grande balzo ‘ che li sistemerà per tutta la vita. E spesso diventa ‘l’ultimo colpo’ perché c’è una legge non scritta nella narrativa filmata e scritta per cui il crimine non paga e, per quanto i protagonisti siano abili e simpatici, sono destinati a finire malissimo. I loro sogni s’infrangono, le loro vite si spezzano. Lo sappiamo noi e lo sanno loro. Quando va bene al posto della tragedia entra in scena l’ironia ma raramente i rapinatori la fanno franca. Un filone così fortunato da vivere in momenti differenti della storia del cinema momenti di grande fortuna. Al cinema si stacca dal classico Gangster movie che di solito è un biopic, cioè la biografia romanzata di un criminale o un gruppo di criminali, quanto dall’Hard Boiled con l’investigatore. Al centro di tutto c’è il bottino, il grisbì, la somma che ti farà fare la svolta. Poi c’è il pianificatore. Gli esecutori. Di solito la dark lady che è quella che per volontà o disgrazia manda all’aria tutto. Magari invece è il caso che proprio non vuole aiutare questi eroi neri, salvo che dietro il colpo non ci sia anche una vendetta, un tradimento da ‘regolare’. Eppure anche se il canovaccio finisce per ripetersi più volte quasi sempre con lo stesso esito i caper film hanno conquistato il mondo e trovato declinazioni differenti in America, in Europa, persino in Asia. Ovviamente anche in Italia. In un momento economico difficile l’idea di trascorrere due ore davanti allo schermo seguendo passo per passo la realizzazione del colpo diventa catartica. Oggi come negli anni della grande depressione, del dopoguerra, quando la vita si fa difficile. È qui che il Nero riesce a fotografare il disagio della realtà. Diventa ‘sociale’. Ma ci riesce solo e sempre quando la narrazione non è didascalica, quando è la passione, la capacità narrativa a prevalere. Perché il noir non impartisce lezioni. La vita lo fa. Ed è già sufficiente. Al cinema non resta che ammaliare il pubblico, stregandolo con sogni e speranze. Proprio come nei film che analizzeremo in questa rubrica. Storie differenti di epoche diverse e di paesi lontani. Tutte avvincenti, tutte pervase, anche nei momenti più brillanti e adrenalinici, da un fondo di tristezza che, assieme alla volontà di risalire la china a qualunque costo, è la vera radice del Nero.
Appuntamento con Giungla d’asfalto di John Huston.
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