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sabato, novembre 12

Racconti - FRAGOLINO di Pierluigi Porazzi

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Mi chiamavano Fragolino. 

Perché fin da piccolo, dopo averlo assaggiato, ero goloso del vino dal dolce sapore di fragola. Mi piaceva, il nome Fragolino. Sapeva di dolce, di favola. Di una vita di fiabe, castelli e principesse. Era facile sognare, con un nome così. Di vivere in un palazzo, di essere bello, alto e biondo, un vero principe azzurro. I sogni rendevano meno fredde le notti senza riscaldamento. Un goccio di vino prima di andare a dormire per avere un po’ di calore e addormentarsi più in fretta. I miei genitori ci avevano fatto assaggiare il fragolino fin da piccoli, a me e a Caterina, mia sorella. Anche se dicono che se si beve vino non si cresce. E infatti adesso sono alto poco più di un metro e sessanta. Ma per loro era naturale, mi hanno allevato come sono stati cresciuti. La vita dei contadini è dura, però i nostri genitori ci hanno sempre voluto bene. Papà, quando la mamma non guardava, ci dava a turno una razione doppia di fragolino. Prima solo a mia sorella, e io ero un po’ geloso. Poi iniziò a darne di più anche a me. Avevo compiuto da poco sei anni. Nelle notti gelide papà si preoccupava di noi, veniva sempre a scaldarci. All’inizio solo Caterina, come per il vino, e io non capivo perché. Entrava nel suo letto per scaldarla, ma anch’io avevo freddo. Poi iniziò a riscaldare anche me. 

Andava sempre nel letto di quello a cui aveva dato la doppia razione di fragolino. 

Caterina piangeva sempre quando beveva il fragolino. La sentivo singhiozzare nel suo letto. Smetteva solo quando arrivava il papà, allora cercava in tutti i modi di trattenersi. 

Ma quando papà andava via ricominciava di nuovo a piangere. 

Una notte ha iniziato a dare anche a me la doppia razione di fragolino, e poi mi ha scaldato, nel mio letto. 

Ha continuato a scaldarci quasi tutte le notti, fino a quella sera. Mentre era nel mio letto, ho afferrato la lampada sul comodino e ho iniziato a colpirlo finché un liquido rosso è uscito dalla sua testa. Sembrava fragolino, ma aveva un sapore strano, era molto meno dolce, sapeva quasi di metallo. 

Hanno scritto e detto molte cose su di me e su quello che ho fatto. Che mio padre mi aveva rubato i sogni, che aveva ucciso gli angeli nei miei occhi, che volevo difendere mia sorella… Quante fantasie! 

La verità, se volete saperlo, è che quella sera era finito il fragolino.


Testo a cura di Pierluigi Porazzi
Musiche Fotografie  cura di Irene Petrella
Ptete trovare qui le recensioni e la trama dell'ultimo libro di Porazzi:

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4 commenti:

  1. Inizia in modo dolce, quasi tenero. (e io penso: "Che cavolo ha scritto stavolta Pier?").
    Poi diventa sempre più angosciante man mano che il fragolino scorre... fino all'agghiacciante finale.
    La verità è che d'ora in poi il fragolino non sarà più lo stesso...

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  2. ...come dire senza fragolino si arriva anche ad uccidere....mah

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  3. bello perchè non è patetico, duro e crudo.

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  4. Bellissimo...anche la musica abbinata è perfetta

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